La frase non è mia ma di Ortega y Gasset. Io mi limito a indossarla: non ho altro da mettermi, sono quella che gira con le attenuanti addosso.
“Io sono io e le mie circostanze”: le circostanze sono particolarmente stancanti, in questi giorni, e devo esserlo anch’io. Dormire è un piacere, ché mi saluto e ci vediamo il giorno dopo. E’ estenuante girare con me stessa addosso dalla mattina alla sera e, per giunta, dovermi trovare una collocazione, operazione autocontemplativa come poche altre. Talmente autocontemplativa che una si offende anche, quando le mostrano case in cui non potrebbe vivere: “Ma come si permette, questo? Ma come osa pensare che io potrei vivere in questa mostruosità di appartamento arredato da lui che è, visibilmente, una persona orribile?”
Una, poi, diventa più cattiva quando non si è molto simpatica: che gli altri ti sembrino persino peggio deve essere una strategia per mantenere fermi i minimi vitali di autosopportazione.
Cercare casa a Genova di 16 agosto sotto il diluvio universale è una di quelle cose in cui mi ritrovo parecchio.
Arrancavo tra le pozzanghere dietro a Marzia, infilata nel suo impermeabile e nei miei scialletti egiziani assorbi-pioggia e praticamente scalza, e ci stavo bene. Se avessi avuto anche un braccio ingessato o – come l’anno scorso – un piede slogato, sarebbe stato perfetto.
Una non si limita a “pensare in forma di post”, come da immortale definizione della Pizia di un secolo fa.
Una ci vive, in forma di post.
E i post da trasloco richiedono pioggia, terremoti, sfighe e difficoltà varie, tutte incidentali e messe lì per complicarti inutilmente la vita, così ti distrai e desisti, almeno per un po’, dal complicartela da sola.
Una, nelle complicazioni incidentali, si riposa.
La casa, non l’ho ancora trovata.
Ho visto una roba con un terrazzone sotto la strada, tipo bar, e poi un bilocale in stile neoclassico con la moquette con i ciclamini, una parete dietro al letto imbottita e rivestita di raso verde chiaro e dei clamorosi specchi a forma di conchiglia, e pensavo di affittarla il giorno in cui cambierò mestiere e mi metterò a ricevere “solo distintissimi e solventi” ottenendo, finalmente, di arrivare a fine mese senza affanni.
Mentre faccio ancora la prof, tuttavia, non è il caso, e mi tocca cercare qualcosa di meno vistoso. Il ruolo richiede un minimo di coerenza abitativa.
Credo che il treno Milano-Genova mi vedrà spesso tra i passeggeri, nei prossimi giorni.
Sono di un umore un po’ confuso, come è proprio delle fasi di transizione.
Marzia, che non mi conosceva e che è stata tanto temeraria da prelevarmi direttamente dalla mia casella Gmail, si è vista arrivare un tizia che fumava moltissimo, beveva moltissimo, parlava moltissimo e piangeva moltissimo. Ha retto l’impatto in modo impeccabile e qui le siamo molto grate e ci metteremo due o tre vite, a sdebitarci. Suppongo che adesso stia riposando – dopo avere messo i calzini ad asciugare – e mi piace immaginarla meritatamente sollevata davanti al suo tazzone di Nescafè, con la gatta e il gazebo intatto nonostante i monsoni liguri.
Se ci penso mi riposo anch’io, anzi.
Poi mi guardo attorno e smetto di riposarmi, a dire il vero: disfare le valigie portate dall’Egitto è un compito paralizzante, ché non so se mettere la roba nell’armadio o negli scatoloni, e il fatto di non riuscire a decidermi fa sì che i miei 25 metri quadri siano un tappeto di vestiti, sacchetti, stecche di Marlboro egiziane, creme e stoffacce varie tra cui saltello. Ho dormito tra cumuli di magliette stirate, abbracciata a una zanzara. Ho troppa roba. Non capisco che malattia sia questa, che mania abbia l’essere umano di riempirsi di cose, come sia possibile che ad ogni persona corrispondano quintali di oggetti.
Non me ne farò mai una ragione.
Non può sopravvivere, una specie ingombrante come quella umana. Poi dice che il pianeta non regge. Per forza.
Questo blog, non so se si è capito, sta di nuovo precipitando nel proprio ombelico.
Poi lo so, so benissimo che al mondo succedono cose parecchio più importanti del trasloco di una.
Lo leggo negli altri blog.
Appunto.
Ma io sono una e sono satura di me stessa, trabocco.
Non so dove mettere tutta ‘sta me stessa che avanza.
Il mondo, guarda, tornerò a guardarlo quando saprò il mio indirizzo.
Fino ad allora, qui lo chef serve spremute di ombelico, menù fisso.
E basta.
Non mi scuso nemmeno, senti.
Genova è straordinaria; è una di quelle città che puoi odiare o amare, non esistono vie di mezzo. Al tuo posto, la casa la cercherei in Via XX settembre, oppure dove sia possibile vedere la lanterna dal terrazzo. In ogni modo, buona fortuna nel cercare casa.
Dopo una transizione così tormentata, alla fine sono certo che ad attenderti ci sarà una casetta proprio carina: nido accogliente, rifugio sicuro, colori solari, ADSL gratis, pub simpatico vicino ma non troppo, giacigli di magliette soffici tipo pubblicità degli ammorbidenti ed un filo di fumo che si alzerà, esile, dal comignolo (le Marlboro egiziane!).
Ti stà cercando disperatamente: fatti trovare (mi piacciono i finali lieti…)!
Puk
PS: Guardarsi l’ ombelico ogni tanto è cosa molto zen :)
Trabocca pure, e vivi in forma di post, che a noi piace leggerti, sia che ci racconti del Medio Oriente, sia che ci racconti di te, che tanto è poi tutto collegato :)
I miglior auguri per acasarti presti, e ti volevo informare che i temporali a Genova sono autorigeneranti come te:
Un temporale marittimo autorigenerante sta colpendo dalla tarda nottata alcune zone dell’immediato entroterra di Genova. Segnalati accumuli già di 180 mm a Vicomorasso tra Val Bisagno e Val Polcevera, di cui oltre 90 in un’ora e di 160 mm alla Crocetta d’Orero, spartiacque tra Val Polcevera e Valle Scrivia. Da stamane il temporale sta colpendo anche i quartieri del centro-levante cittadino, dove sono già segnalati accumuli oltre i 100 mm.
(dal Meteogiornale)
Genova è bellissima Lia, e poi saremo vicine, solo un centinaio di chilometri!
Dimenticavo: è vero, puoi solo amarla o odiarla, non c’è niente da fare.
Qui andiamo pazzi per le tue spremute d’ombelico, senti. Sarà che ci piace chi strizza così bene il subconscio collettivo, fino all’ultima goccia: “Non può sopravvivere, una specie ingombrante come quella umana”. Sempre pensato, dubito che l’avrei potuto sintetizzare meglio. Grazie. Verranno tempi più comodi, suerte.
Ieri, al TGnonricordoquale, hanno parlato degli allagamenti a Genova a seguito della pioggia.
Lia de Haramlik, invece, non pervenuta. :~)
In bocca al lupo.
“Io mi limito a indossarla: non ho altro da mettermi, sono quella che gira con le attenuanti addosso”… se questa è tua è altrettanto bella, e forse di più… Patrizia Khadija
“Per crescere, un’aragosta deve mutare numerose volte il guscio. Ciascuna muta la rende totalmente indifesa, finché non si sarà formato il nuovo guscio” (Richard Armstrong, non credo sia quello allunato).
Lo spaesamento è normale.
Aspetta che ricresca il guscio. Ma quando d’inverno ti accorgerai che a Genova non fa MAI così freddo e così buio come a Milano e girando per il centro storico faticherai a ricordarti che non sei in medio oriente – o meglio in nord africa – ma in Italia vedrai che le cose gireranno.
Eppoi scusa: una che sta di nuovo cambiando casa – ma quella di Milano è mai stata casa? – città e ambiente, se non si ripega su se stessa e fissa a lungo il suo ombelico, come fa non perdersi?
Un bacio
Pedrita
Tu ti limiti.Hai solo alcune valige di ricordi che sono come la chiocciola per le lumache..la tua corazza.
E non sei nemmeno cresciuta come Rommel che un tempo conservava piccole cose in sintonia con la sua giovane e piccola età..ed ora mi parcheggia nel prato della casa la roulotte della nonna,il biliardo della Valentina,una decina di scatoloni vari e Topo…per fortuna ha finito lo sviluppo!!
Mi fa piacere legerti in difficolta.
Non mi preoccupo ci sei sempre venuta fuori alla grande.
E’ ciclico,io che ti leggo da molto rivedo gli altri traslochi altre brusche svolte alla tua vita…sembra che tu non ne possa fare a meno..animo inquieto.
Ma ce la farai come sempre e non è per farti coraggio,ma solamente per dirti che non mi preoccupo più per te.
Può servire saperlo,non trovi?
I tuoi post vanno avanti ma non si lascia già all’archivio questo qua, constato solo, con piacere.
Ricevo coccole da questo post, Mire, e non sai quante me ne servano al momento.
Old: sai che non lo so mica se ne esco, da questa? E non è per il trasloco, no.
Vabbe’, che aggia fa’.
Uscirai..uscirai.
Da Milano,uscirai viva dal trasloco,ma dall’altra cosa non so perchè non so cos’è…
Ma ci sono state altre tue certezze sbagliate.
Soprattutto sul tuo conto.
Vuoi degli esempi?
Genova è fuori dalla mia giurisdizione,ma provo da un’amica e ti so dire.
Se i problemi come sempre sono concatenati bisogna cominciare pure ad eliminare il primo.
Trasloco e Genova.
Ciao