Per una sorta di quel riflesso meccanico definibile come “ogni scarrafone è bello a mamma sua”, qui siamo state anche tentate di esprimerci sul malinconico spettacolo offerto dall’infinita stupidità comunicativa dimostrata dall’UCOII e dall’incommensurabile malafede delle reazioni che ne sono seguite.
Tra uno sciocco pasticcione e un abile ipocrita, che vuoi che ti dica, la scelta di campo di questo blog è nota e mi parrebbe superfluo ribadirla.
Solo che proprio non ci riesco, a mettermi a scrivere sulla cosa, e il per il più ovvio dei motivi: perché, sui blog, questo stesso discorso che oggi infiamma i giornali e fa strappare i capelli a tutti gli – sfaccendatissimi – chiacchieroni professionisti d’Italia, è già stato sviscerato per anni, e con le stesse parole, lo stesso stridor di denti, le stesse cordate di indignazione e le medesime puntualizzazioni e spiegazioni.
Soprattutto, questi livelli e modalità di dibattito hanno già ampiamente dimostrato – ma da secoli, proprio – di non servire assolutamente a nulla e di non essere utili a nessuno.
Quante volte lo abbiamo visto, santo cielo?
Uno denuncia Israele. Tira in ballo un argomento – chessò, Marzabotto – che nelle sue intenzioni dovrebbe esemplificare l’orrore di ciò che denuncia. Arriva l’altro e gli dice che tirare fuori Marzabotto è da antisemiti. Si passa a parlare di antisemitismo e si dimentica la denuncia dell’operato di Israele.
Un classico, direi.
Anche perché, poi, nessuno si mette lì a ricostruire cosa successe esattamente a Marzabotto e se cose simili accadono a Gaza. Si passa immediatamente ad accapigliarsi sull’equazione Israele/Nazismo e non si finisce più.
Credo che non esista blog serio disposto a sciropparsi l’ennesimo “dare del fascista (“islamofascista”?) o del nazista (“nazisionista”?) a questo e a quello”, per dirla con le parole dell’amico-nemico Angelo che, non a caso, conclude il suo post sull’argomento dicendo: “Non aggiungo altro, anche perche’ una delle miserie di questo argomento polemico e’ che costringe a ripetersi — ed e’ una ripetizione di cui sospetto l’inutilita’.”
Sono assolutamente d’accordo.
Vediamo le cose in modo totalmente diverso, io e Angelo, ma simili livelli di dibattito ci portano a condividere lo stesso senso di noia. Mi pare un dato di fatto e se me li fossi trovati tra i commenti – tanto il comunicato dell’UCOII quanto le reazioni – li avrei cestinati con lo sbadiglio che normalmente dedico alle liti straviste.
Tutto sommato, quindi, io non ho altre considerazioni da esprimere che la seguente: quando una classe politica e un battaglione di media si esprimono con argomenti e polemiche che, in rete, troveresti giusto tra neoblogger coi brufoli e tenacissimi troll dal repertorio ormai consunto dagli anni di utilizzo, vuol dire che il rovesciamento si è concluso e che tanto i politici quanto i media possono essere ufficialmente considerati retroguardia – e di quella lenta e un po’ stordita – rispetto ai blog.
Li si può serenamente snobbare.
E questo è quanto.
Se poi qualcuno ha ancora la voglia, le energie, l’entusiasmo o la vis polemica per approfondire oltre, lo rimando ai seguenti link:
Il testo del comunicato UCOII.
Alcune considerazioni che mi paiono sensate.
E se poi – quando avranno finito di perdere tempo con le cazzate – i protagonisti del nostro italico scontro tra titani di fine estate vorranno tornare a riflettere sull’effettivo operato di Israele, noi – giuro – saremo liete di ascoltare cosa ne pensano, metti, della marea di bombe a grappolo cadute sul Libano e della necessità di andare a sminare il territorio prima che la gente torni nelle proprie case.
Per esempio.
Ché mi pare un “cessate il fuoco” un po’ bizzarro, quello per cui le bombe smettono di caderti in testa ma te le ritrovi sotto i piedi che ti aspettano, pronte a scoppiare non appena varchi la soglia di casa tua.
Per esempio.
Sono sconcertato. E’ sufficiente inarcare un sopracciglio per sentirsi dare dell’antisemita.
Mi riesce difficile tacere di fronte all’orrore, ma mi chiedo a cosa serva parlarne, visto che l’unico risultato che si ottiene è quello di rovinarsi il fegato.
Forse l’unico apporto che posso dare è concentrarmi sull’educazione dei miei figli.
Lia, siamo sinceri: chiunque nell’Ucoii abbia scritto quella riga in fondo al comunicato (che per il resto dice cose qua e là magari discutibili nella forma ma vere, giuste e sacrosante) non è solo uno sciocco pasticcione o un pessimo comunicatore ma probabilmente una gran testa di minchia. Ho sufficiente rispetto per i musulmani in Italia da non considerarli (a qualsiasi associazione appartengano) degli ingenui che non sanno scrivere un comunicato, e l’idea della “trappola” presentata da InfoPal farebbe sorridere se la situazione non fosse tragica: Hamza Piccardo e il resto dell’Ucoii non sono ragazzini dei centri sociali che scrivono slogan imbecilli. Poi siamo d’accordo che il comunicato è stato strumentalizzato da chi non aspettava altro, sulle fobie anti-islamiche, sull’ostracismo e la pessima informazione sull’islam, sull’uso strumentale dell’antisemitismo, sul fatto che la storia sia stata gonfiata oltre ogni proporzione, ma ciò non toglie che quell’annuncio sia qualcosa in più di un errore di comunicazione.
Mr, e che altro vuoi che sia stato?
Certe dinamiche sono (purtroppo) molto più banali di quanto ci piaccia pensare.
Che poi certi errori non andrebbero fatti, nessuno te lo dirà con più convinzione di me.
Io lo menerei, chi ha fatto quel comunicato.
Sul celebre comunicato dell UCOII si scrive che le vittime a Jenin sono state 500 …
Sbaglio o questa cifra è una grossolana esagerazione ?
Se tu vuoi menare chi ha scritto il comunicato, mi offro per tenerlo fermo; poi però facciamo a cambio…
Non mi sono spiegato: il problema è che da persone serie io mi aspetto un comunicato serio (e il 99% di quello scritto lo è). Lo slogan da ragazzino brufoloso è un incidente dal punto di vista della comunicazione ma è anche rivelatore del fatto che qualcuno lì dentro pensa in quel modo, e il punto cruciale non è l’equiparazione dei torti subiti, ma la banalizzazione sconfortante di questi ultimi. Poi è ovvio che anche dall'”altra parte” succede altrettanto e si ragiona allo stesso modo per slogan e cazzatielle, ma scoprire cervelli poco acuti (e non solo pasticcioni) tra le fila di quelli che alla guerra in Libano si oppongono mi preoccupa ovviamente di più.
E’ solo un problema di comunicazione?
A me sembra che dicano cose di una stupidità unica
Ok, Gian, però argomenta e specifica, per favore.
Sennò questi non sono commenti ma brontolii da pensionati, fa’ il piazere.
Entriamo nel merito.
Le frasi “incriminate” mi ricordano un po’ quei manifestini ciclostilati che ti consegnavano all’ entrata della scuola prima di uno sciopero: manca solo “Concentramento h.10 in Piazza dei Signori”.
Che Casarini abbia scoperto l’ Islam?
I signori dell’ UCOII hanno ragioni da vendere, ma quanto a capacità comunicative lasciano un po’ a desiderare: potrebbero assumere un laureato in Scienze della Comunicazione, che oramai li vedi in giro anche a fare la terza gamba dei tavolini al bar.
Gli verrebbero via un tot a dozzina, e potrebbero poi vantarsi che l’ Islam crea nuovi posti di lavoro!
X Lia:
Anche lasciando a lato (non dico che bisognerebbe, veh!) le cluster bombs, davvero non si comprende che parte di “Cessate il fuoco” gli israeliani non riescano a capire…
Entriamo nel merito.
Mi stupisco e non poco a leggere che si tratta di un errore di comunicazione.
Mi pare un eufemismo per nascondere una triste realtà: è un imbecille invito a usare la violenza, ritenuta il solo mezzo per affrontare la questione.
Se qualcuno è come un nazista che c’è di male a sparargli qualche razzo o fare altre cose sgradevoli?
Detto questo e cambiando argomento, penso che tutto questo chiacchierare su Israele, Palestina ecc non modifichi di una virgola la realtà. Perchè alle parti non interessa.
E’ triste, molto triste, che persone magari da sempre impegnate in attività lodevoli (sindacali, partitiche, associative, ecc) non sappiano fare altro che lamentare i diritti calpestati e i morti da una parte o dall’altra (a secondo delle simpatie…qualche giorno fa ho ricevuto da un’amica le foto che una sua amica israeliana le aveva mandato e dove si vedono soldati israeliani intenti a compiere gesti gentili verso qualche palestinese).
Mi piacerebbe leggere: OK, io sto da quella parte, mi fa schifo israele e tutto quel che fa, ma se l’alternativa è fornita da imbecilli che scrivono quello che ha scritto l’associazione islamica (che dovrebbe essere un pò + seria e credibile di qualche blog in cui qualcuno inserisce tutto quello che gli passa per la mente per combattere le frustrazioni della vita quotidiana), se l’alternativa è quella, poveri palestinesi!!!
Ci sarà mai qualcuno che avrà il coraggio di farlo?
Ai tempi del terrorismo tanti avevano simpatia per chi vendicava i diritti, veri o presunti, calpestati dei lavoratori. Molti pensavano: i terroristi fanno cose pessime, ma prendersela con tizio o caio non è poi tremendo.
C’è voluto l’omicidio di Guido Rossa (e forse non solo quello) perchè le simpatie nascoste, non espresse, non urlate, verso quelli che potevano sembrare, magari ad una analisi superficiale, dei giustizieri, dei vendicatori, si trasformasse in sdegno.
Nella causa palestinese non c’è un Guido Rossa da uccidere. Sono fatti lontani e quel che si scrive qui o altrove non serve a nulla. Non evita un morto o una sofferenza e non regala un centimetro quadrato di terra a chi non ce l’ha.
Ma io trovo molto sgradevole leggere che certe prese di posizione dell’associazione diventata famosa in questi giorni per le sciocchezze che ha fatto pubblicare su qualche quotidiano, sono solo un errore di comunicazione.
Mi piacerebbe sentire qualcuno dire: Io sto con i palestinesi e con chi soffre ma non con questi cretini
Va bene tutto, ma non esageriamo.
Quel comunicato non parla di Auschwitz o di camere a gas: parla di Marzabotto e di Fosse Ardeatine, ovvero di due episodi di rappresaglia selvaggia compiuta da un esercito contro cvili italiani.
Mi pare difficile negare che l’esercito israeliano compia rappresaglie criminali e selvagge contro i civili libanesi e palestinesi. Il parallelismo che quel comunicato voleva sottolineare era questo. Il resto (incitamento alla violenza???) è paranoia.
Quindi, ripeto: grossolana stupidità comunicativa, ché evocare l’esercito tedesco per parlare di quello israeliano vuol dire, in Italia, fare succedere esattamente quello che è successo.
Ma immensa ipocrisia e malafede nelle reazioni, anche.
O ripetizione a pappagallo di quello che si legge sui giornali, nel migliore dei casi.
Io, il link al comunicato l’ho messo. Sentirmi dire che incita alla violenza, quel comunicato, mi fa pensare che non sia stato letto.
P.S: a proposito di Jenin. Non ho voglia di mettermi a cercare i link del caso, adesso, ma una cosa la so per certo: se Israele avesse permesso una seria indagine di organismi internazionali, su quella storia, oggi non ci sarebbero dubbi e versioni contrastanti sul numero delle vittime.
Non la permise.
Evidentemente non conveniva.
Ha ragione Lia, le intenzioni di quel comunicato erano semplicemente di porre all’attenzione della gente la situazione di Libano e Palestina, non nasconde alcun invito alla violenza, solo il desiderio di fare controinformazione. Se volete fidatevi, perchè dell’Ucoii ne faccio parte…Però è uno sbaglio di comunicazione, di linguaggio grave… Non perchè siamo degli ingenui, ma perché chi lo ha scritto evidentemente non ha capito come sarebbero state udite le sue affermazioni, che volevano sottolineare solo la crudeltà di ciò che avviene, e non si è fidato abbastanza di chi intorno, conosce meglio di lui, “l’orecchio” occidentale.Dagli sbagli si impara…
*Quel comunicato non parla di Auschwitz o di camere a gas: parla di Marzabotto e di Fosse Ardeatine, ovvero di due episodi di rappresaglia selvaggia compiuta da un esercito contro cvili italiani.*
Era così lampante che ho trovato davvero irritante l’atteggiamento di chi si è subito messo ad ululare e a parlare di paragone blasfemo.
Io capisco che ci siano degli argomenti che alcuni ritengono intoccabili e, per carità, anch’io sono fermamente convinto che lo siano.
Ma limitarsi a leggere quello che c’è scritto, senza partire per la tangente, proprio non si può?
Gentile Signora Lia,
questo commento si riferisce all’articolo: “Se avessero dei blogs”, ovvero al comunicato dell’UCOI di cui si è tanto parlato in questi giorni. IO non so se tutto si può e si deve ridurre a un problema di comunicazione. Ne dubito. Sono sicuro però che i mezzi di comunicazione di massa operino una costante svalorizzazione delle violenze e delle sofferenze subite da chi non appartiene all’occidente. Così i civili morti a Baghad o a Gaza o in Libano risultano agli occhi del cittadini medio un po’ meno che umani. Un attentato in Israele con 5 morti comporta un servizio di due pagine, le prime due. Mille morti in Libano meritano a stento un titolo. E’il razzismo che diventa evidenza, che non si preoccupa di spiegarsi, che da per scontata la subumanità del “nemico”. Questo accadeva anche per le vittime del terrorismo in Algeria, o per quelle dell’ultimo attentato in India, che non ha suscitato la stessa attenzione mediatica del molto presunto attentato londinese agli aerei.
Tutto questo per dire che in qualche modo è necessario paragonare e confrontare per ridare un volto umano alle vittime cui esso è negato. Ed è negato con coscienza, Le ho inviato tempo fa una dichiarazione dell’ambasciatore Bolton secondo la quale le vittime libanese non sono moralmente equivalenti a quelle del terrorismo. Questo non è un errore di comunicazione?
A volte si finisce per impigliarsi nelle strategie. A volte l’ingenuità può essere chiarezza. Non lo so. Tutto il mondo mediatico, con poche eccezioni è impegnato nel disegnare il volto del nemico assoluto. Come penetrare in questo muro?
Grazie per l’ospitalità.
genseki
È un “cessate il fuoco” moderno, Lia.
E i giornali – beh, sono i quotidiani italiani. Manifesto a parte, ormai sovrapponibili ai quotidiani gratuiti che trovi in metropolitana.
Vede Lia, io le parlo di quello che scrivono i signori islamici e dell’appoggio che a volte ingiustificatamente ricevono in Italia e lei mi risponde parlandomi di Israele e delle stragi di Jenin, a cui mi pare di non aver fatto riferimento.
Quello che ho scritto, ma magari non mi sono spiegato decentemente, è che io mi stupisco quando vedo gente che magari milita in partiti e sindacati che rispetto e per i quali voto, che ha manifestato a favore dei palestinesi, che elenca quotidianamente i torti subiti e i diritti calpestati (e magari non accenna ai torti subiti dagli israeliani) e che tuttavia non condanna affatto, liquidandole come errori di comunicazione, certe prese di posizione imbecilli e violente di gente che solitamente ha poco rispetto per la democrazia e la libertà altrui.
Mi stupisco per esempio che nekl suo blog non ci sia alcun accenno a quanto dichiarato dalla signora Sbai a proposito della situazione delle donne islamiche in Italia.
Paranoie?
No, perchè la gente di cui parla la signora Sbai (”Le donne musulmane oggi vivono nel terrore, sì nel terrore!”. E’ questa la denuncia fatta da Souad Sbai, presidente della Confederazione dei marocchini in Italia, in una lettera indirizzata oggi al ministro dell’Interno Giuliano Amato. La nota attivista marocchina per i diritti delle donne musulmane in Italia nella missiva, chiede la convocazione della Consulta islamica per affrontare con urgenza il tema delle violenze subite dalle donne islamiche del nostro paese) è forse la stessa che chiede la nostra solidarietà per i palestinesi.
E non è difficile pensare a come vivrebbero i palestinesi in un loro stato, se a governarli fossero Hamas o gli Hezbollah o altri personaggi simili, che giusto qualche giorno fa hanno ucciso per strada un ragazzo accusato di aver collaborato con Israele.
Tutto questo non ha nulla a che vedere con quanto fa Israele.
Invece mi fa credere che in un lontanissimo futuro (se si continua così, mai) quando esisterà uno stato palestinese, i poverini che non marceranno tutti insieme con il governante di turno, saranno vittime di una dittatura sanguinaria.
Per questo mi stupisco che gente, ripeto, che vota e milita in partiti e sindacati che in passato hanno lottato per la libertà degli italiani (e non per farli cadere nelle mani di qualche rais o di qualche imam o di qualcuno che semplicemente ha usato per anni la violenza per avere la meglio) cada nella trappola di appoggiare i palestinesi senza prendere le distanze da chi, in vario modo, predica odio e violenza.
Per la stessa ragione non mi stupisce che i giornali trattino la vicenda nel modo che abbiamo visto, ben sapendo che dietro certe posizioni non c’è il desiderio di libertà, ma pericolosi individui pronti a strumentalizzare le sofferenze di un popolo e a terrorizzarlo come sono terrorizzate -secondo la signora Sbai- molte donne islamiche che vivono in Italia
Signor Gian: qui i commentatori sono diversi, non c’è solo lei. E’ evidente che, parlando di Jenin, rispondevo a Carlo e non a lei.
A lei ho risposto facendole notare l’inesistenza dell’ “incitamento alla violenza” da lei paventato. Non solo: ha avuto risposta anche da una persona che fa parte dell’Ucoii (donna, per giunta) quindi il suo ulteriore messaggio mi fa pensare che lei veda solo le cose che confermano le sue idee e non altro.
Quanto alla Sbai: io la considero un’assoluta pagliaccia ed è noto che, in passato, si dilettava a insultare con nick inventati i blogger che non la pensavano come lei. Non mi pare una buona presentazione, per una che vorrebbe proporsi all’opinione pubblica come persona seria.
Se desidera saperne di più, visiti questo link:
http://orabasta.iobloggo.com/archive.php?eid=333
Saluti
Nel suo splendito articolo “la nazione che si rifiuta di crescere” (*) (via Lawrence of Cyberia) Tony Judt dice:
“in un recente convegno internazionale ho udito uno degli oratori, per analogia con la famosa caratterizzazione di Helmut Schmidt dell’Unione Sovietica come la repubblica dell’Altovolta con i missili, descrivere Israele come la Serbia con le atomiche”.
Se il paragone delle azioni dell’IDF con le stragi di civili fatte dalla Wehrmacht fa così efficacemente partire il riflesso pavloviano dell’antisemita e perdere quindi immediatamente il filo del discorso, consiglierei a beneficio dei tanti che soffrono di questa specie di ADD da cattiva coscienza europea, di usare questo come paragone storico, che secondo me è anche parecchio più appropriato. Israele, ovvero la Serbia di Milosevich, con le atomiche.
(*) http://www.haaretz.com/hasen/objects/pages/PrintArticleEn.jhtml?itemNo=711997
Confesso che quell'”amico/nemico” detto di me mi dispiace proprio… Continuo a pensare che il dissenso, anche radicale, non abbia niente a che fare con l’inimicizia — e a sperarmi tuo amico — proprio perche’ il confronto con chi la pensa tanto diversamente e’ fecondo. A differenza della ripetizione stanca dei soliti argomenti.
Ma dai, Angelo: figurati se ti posso mai pensare come nemico! Fossero come te, i “nemici”, sarebbe un altro mondo.
Un abbraccio, ché era da un po’ che non ci si sentiva.