Tra Genova e Torino esistono dei misteriosi legami che non approfondisco più di tanto, afferrata come sono a un mio rapporto con le città che è di tipo essenzialmente climatico, ma che ti inseguono nelle conversazioni, nella gente che incontri, nel “Si potrebbe andare alla tale conferenza, alla tale mostra”.
E quindi mi è stato persino prestato La donna della domenica e lo sto leggendo con vivissimo piacere e, anche, con un certo divertimento per le tracce di cenere di sigaro in cui incappo sfogliandone le pagine, e mi ricordano le tracce di marmellata che lasciavo io nei Topolino o in Piccole donne, quando ero piccola, ed è che i piaceri vengono meglio in gruppo: un libro appetitoso e un tè, i biscotti, la sigaretta che non si dovrebbe fumare a letto ma che, col libro, ci sta benissimo.
E il sigaro di chi me l’ha prestato, e vedo che la filosofia dei piccoli piaceri multipli è condivisa.
Ero incappata in una bella citazione di De Quincey, qualche capitolo fa, ma non la riesco più a trovare. E’ il guaio del leggere su carta, manca la funzione ‘search’.
Qualcosa sul fatto che si comincia col commettere un delitto, nella vita, e si finisce dimenticando le buone maniere.
No, non è poi tanto frivola.
Mi pare, anzi, una ricostruzione dei processi di corruzione morale più efficace di tante altre.
La mattina in cui Magdi Allam decise di procurarsi una querela per diffamazione e violenza privata dalla sottoscritta, io contemplavo questo mio telefono che squillava ogni 5 secondi e con tutti i prefissi d’Italia e lo fissavo senza più rispondere, ovviamente – e chiedendomi anche come diavolo facessero, i giornalisti di mezza Italia, ad avere il mio numero – quando, tra una chiamata e l’altra, mi spunta sul display la più temibile delle parole: “Papà”.
Eh.
“Pront…”
“Arrrghhhhrrrroarrrrr!!!!”
“Non c’entro niente. Sono innocente.”
“Ahhh….” Sollevato.
“E dai! Davvero hai potuto pensare che c’entrassi qualcosa?”
“No. Infatti. Non era possibile. Leggevo e pensavo: ‘Ma questo è un incubo..!”
“Non ti avrei mai inferto una simile ferita al senso estetico, papà. Né me la sarei inferta da sola. Non scherziamo.”
Non ho avuto bisogno di insistere, né il riservato uomo di mondo che ho per padre ha ritenuto di dovermi fare altre domande.
Ha approvato il mio proposito di sporgere querela e poi so che hanno brevemente riso sul fattaccio, nei giorni successivi, lui e il mio ex-primo-marito. Come è sano e logico, del resto, per ogni padre, parente, amico o ex che si rispetti.
In tutte le famiglie del mondo, ogni membro ha una sua piccola reputazione. Io ho quella di dare grattacapi ai miei cari e, alla mia non tenerissima età, mi ritrovo ancora una volta a fare in pieno la mia parte, nel romanzo familiare.
Certi ruoli te li assegna la vita da bambina e poi ti inseguono per sempre, che tu possa farci qualcosa o no.
C’è di buono che la fiducia di mio papà nel Corriere deve essere crollata verticalmente, anche se lui apprezzerà che io non gliene chieda conferma.
La Pupina l’ha chiamato dalla Spagna, l’altro giorno: “Buongiorno, parlo col padre della famigerata Lia di Haramlik? Un commento per la stampa spagnola?”
E lui, fosco: “Nessuna dichiarazione. Assolutamente no. E non spendere soldini in telefono, torna a studiare!”
“Era tutto serio e sbrigativo, il nonno”, mi fa la Pupi, delusa.
“Eh…”
Nella gara a chi lo querelava per primo, il Corriere, credo di avere battuto gli altri concorrenti: la mia querela è stata depositata a tempo di record e sarei bugiardissima se non ammettessi che tutto ciò occupa parecchie delle mie riflessioni giornaliere.
Lo confesso: il mio – indistruttibile, beato lui – istinto narrativo è tentato da questa cosa peggio che da un plotone di sirene. Me lo reprimo perché persino io lo sento, in fondo, che non si può umanamente chiedere a un avvocato: “Senta, ma posso raccontare la querela in diretta sul blog?” Va a finire che ti mena, e non a torto.
E quindi porto pazienza e mi consolo pensando che, ok, la diretta non si può, ma sai poi che riserva di post mi ritroverò, per la retrospettiva?
E poi ha un suo tocco snob che non dispiace, raccontare di asparagi e pinguini mentre fai Haramlik vs. Corriere.
Una cerca il lato buono delle cose.
Chiacchieravo col collega di lettere, appoggiati al muretto della sigaretta dell’intervallo.
Lui cercava di convertirmi alla letteratura italiana perorando la causa di autori imperdibili, di capolavori non ignorabili.
Io lo ascoltavo cortese e dubbiosa e poi cercavo le parole per spiegarglielo: “E’ che non mi parla, ‘sto paese. Non mi trasmette emozioni. Mi fa addirittura impressione l’idea di ritrovarmelo nelle pagine di un libro, oltre che attorno.” Mi veniva pure un po’ un brivido, mentre cercavo di spiegarmi.
Poi esageravo, certo: questa Torino del libro di questi giorni mica mi dispiace. Anzi.
Però il senso di claustrofobia che cercavo di spiegare al collega è reale, c’è.
La vita è una cosa bizzarra.
Io già avevo fatto la mia fatica, a tornare in patria.
Tornarci così tanto, così a fondo, con una simile immersione nel vivo di tutti gli stereotipi dell’italico peggio del peggio – gli intrighi a sette strati, la politica sospesa tra caricatura e veleni, questo giornalismo che lascia attoniti – è notevole, credo.
Lo avessi voluto fare apposta, non ci sarei riuscita in mille vite.
Una delle cose belle del vivere in un paese straniero è che puoi raccontare tutto, tutto, tutto quello che ti passa per la mente.
Ti metti lì a scrivere e hai campo aperto: descrivi, in italiano, un mondo che non parla italiano a gente che non c’entra niente col mondo che descrivi.
Mica chissà cosa: degli studenti; degli amici; degli ammori; di quello che succede.
La libertà, santo cielo.
Mi mancano che non sai quanto, quelle serate al pc persa a scrivere i pensieri così come venivano, senza scremare, senza censure.
Il mio passatempo preferito, porca miseria.
Voglio vivere in un posto dove si parli solo amarico, e raccontarlo sul blog.
Mmmmh…l’amarico si parla anche in Egitto(!!!), bisogna leggere tra le righe che stai ripreparando le valigie, destinazione Masr? (i motivi dell’esclusione di Israele e Svezia mi sembrano piuttosto ovvi;) )
Lo so che “di questi tempi” è sconsigliabile fidarsi dei giornali, ma hai visto cos’è successo a quella povera donna in Thailandia?
http://www.repubblica.it/2007/02/sezioni/esteri/thailandia-autobus/thailandia-autobus/thailandia-autobus.html
Carica come una molla ma sulla strada di una ritrovata leggerezza. Che contentezza!
Tante volte mi chiedevo: Eppure qualcosa in comune c’è.
L’ho trovato:
“In tutte le famiglie del mondo, ogni membro ha una sua piccola reputazione. Io ho quella di dare grattacapi ai miei cari e, alla mia non tenerissima età, mi ritrovo ancora una volta a fare in pieno la mia parte, nel romanzo familiare.”
Come siamo simili. Sono stato, a torto o a ragione, la fonte di preoccupazioni familiari.
Il che poi porta dei problemi, perchè se anche volessi fare qualcosa di “ovvio e normale”, per gl’altri quell'”ovvio e normale”, è sempre guardato con sospetto, ancora oggi.
In conclusione, per le mie sorelle, io resto sempre il loro fratellino, da coccolare e proteggere, anche se ho 56 anni!
E’ un abito che mi è stato sempre stretto, e per quanto uno si adoperi per fargli notare che ho un lavoro stabile, una vita stablie, due figlie..
non c’è niente da fare.. per loro sei e resti il loro fratellino piccolo!
“il mio primo ex-marito”.
E chi sei, la Liz Taylor dei bloggers? :-)
Confermo: si annusa nell’aria un odore di leggerezza in quel di Genova ed è bello!
E “La donna della domenica” è un gran libro. :-)
Non potrai non vedere Torino dopo!
Anche a me manca la Lia di quei tempi…. ma guarda che anche adesso vai che una meraviglia!!!! Fremo in attesa di tutto quello che hai messo in dispensa.
Giulio Romano… chissà perchè ti avevo immaginato un giovanottino e invece sei un quasi mio coetaneo… ma guarda un pò…. forse perchè sei stato, e sei, un fratellino coccolato…
Buona serata a tutti
Be’, insomma: spero di averne ancora un po’, di ex mariti…
Da Liz Taylor a Barbablù?? Ohibò! Bibì&Bibò.
Qui si insinua un’avventura
(che però da tempo dura)
della bella maritata,
scaricante o scaricata,
della somma di ex_mariti
ci vorrai far eruditi!
Certo che la gente ci ha un cavolo da fare… :D
Come al solito.. Poi dite che non è vero che siamo NOI maschietti ad aver bisogno di Voi.
“Be’, insomma: spero di averne ancora un po’, di ex mariti…”
Io se potessi…
Mi sono accorto che per i nostri cari parenti, siamo sempre uguali nel tempo, e l’aspetto triste che succede anche a me, quando parlo delle mie figlie dico sempre “le mie bambine” che hanno quasi 18 e 16 anni, e sono sicuro, che detto termine lo userò anche fra 20 anni…
Più leggo e rileggo articoli del Corriere, e i tuoi post, più sono fiera di conoscere una donna con le contropalle come te. Perchè comunque il concetto di donna come essere di minoranza è strisciante. Io sono cattolicissima, e credimi, mi sono trovata davanti a discriminazioni degne del Medioevo.
Difficile trovare donne che non si facciano “prendano per i capelli”, ma quando si uniscono possono fare molto.
Attendo tutto quello che ti stai tenendo in serbo per il dopo, senza scremature e senza censure. Speriamo.
PS. type key non funziona :(
sono felice che nonostante il periodo frenetico e incredibilmente stressante tu abbia saputo mantenere i nervi saldi e una gran dose di ironia. un caro saluto, Tiziana
c’è anche chi alla propria sorella si è abituato e ormai non si stupisce più di nulla, ma assolutamente di nulla…
certo, ogni tanto al povero martire tocca prendere le difese della famigerata sorella di cui sopra, ma sa già che, essendo passati già x mesi dall’ultimo casino, da un momento all’altro succederà immancabilmente qualcosa…