Non è un segreto che, da quando sono incappata nel fenomeno degli Svoltatori via Islam, seguo con interesse ciò che accade nei mondicelli che, a mio parere, rappresentano una straitalianità alla Alberto Sordi trasferita su argomenti che, in paesi diversi dal nostro, sarebbero seri quando non drammatici. Non qui, ahimé.
Torno da scuola, quindi, e do uno sguardo al solito Kelebek dove c’è Miguel Martinez che, tutto contento, segnala che un suo articolo è uscito in una raccolta di saggi dell’Editoriale Jouvence, e pubblica l’indice del saggio – L’Iran e il tempo: una società complessa – dove spicca il nome di Pino Arlacchi che, apprendiamo, cura la presentazione e la chiusura del volume.
Tutto normale, se non fosse che arriva un altro autore tra quelli presenti nel volume, tale Alessando Cancian, poeta (ricercatore a Siena) (ci rinuncio, non capisco cosa faccia questo signore), il quale ti spiega tra i commenti che la presenza di Pino Arlacchi nel volume è dovuta al fatto che:
L’Editore voleva un nome “di prestigio” (anche lui ha le sue esigenze) e siccome l’iranistica non ha mai reso famoso nessuno, bisognava trovare un nome noto che avesse qualcosa a che fare con l’Iran [sic!].
E, siccome la scortesia è spesso garrula, chiosa:
E poi devo dire che mi piaceva accostare Arlacchi e Miguel: altro materiale che complica la sua misteriosa biografia. Sarà divertente vedere come i suoi detrattori collegheranno le informazioni :-)
Bah. Come vuole che le colleghino, signor Cancian? Osservando che un certo opportunismo gossiparo (il “nome di prestigio“, gessù) di Miguel Martinez è condiviso, pare, dalle sue frequentazioni.
A margine: ci rendiamo conto che, per un poeta per un ricercatore, le parole possano assumere significati che non sono necessariamente quelli letterali. E tuttavia è la prima volta che ne vediamo uno che usa il termine “misterioso” come sinonimo di “losco“. Suppongo che Cancian sia il nuovo capostipite della corrente eufemistica della poesia ricerca contemporanea.
(Nota: io ho corretto perché il buon Cancian mi ha fatto cortesemente notare che non è poeta, però diciamo che sarebbe stato meglio se lo fosse stato. Da un ricercatore, una si aspetta un maggiore rigore nell’uso dei termini.)
Gentile sig.ra Lia,
Mi hanno segnalato che lei ha parlato di me sul suo blog, a proposito del libro da me curato per l’editore Jouvence.
Sono disposto a perdonare la malagrazia con la quale apostrofa una persona che nemmeno conosce e che non si è mai sognata di prendere parte nelle vostre dispute. Nemmeno mi aspetto che si vada a comprare il libro, o che se lo faccia prestare, per scoprire chi sono.
Ma una ricerca un po’ meno frettolosa su google, quella sì, l’avrei apprezzata. Si sarebbe così resa conto che Alessandro Cancian “il poeta” è un mio omonimo. Credo di aver scritto l’ultima poesia della mia vita a 13-14 anni. Ho smesso ben prima dei diciottani dopo i quali, secondo Croce, a scrivere poesie rimangono solo i cretini e i poeti.
Le do’ un suggerimento, semplice semplice: cerchi con Google “Alessandro Cancian” e Islam scoprirà chi è e di che cosa si occupa il curatore del libro di Jouvence.
Grazie ancora per l’attenzione non richiesta né gradita.
Alessandro Cancian
Ok: grazie della precisazione, correggo subito. Anche se le confesso che un po’ mi dispiace: immaginarla poeta era l’unico modo in cui riuscivo a spiegarmi quel suo uso del termine “misterioso”.
Per il resto, io non la apostrofo affatto. Lei si è fatto delle domande su un pubblico blog ed io le ho risposto.
Ora che, tuttavia, seguendo la chiave di ricerca da lui suggeritami ho appreso che è un ricercatore dell’università di Siena, mi sorge spontanea la domanda: è prassi comune, a Siena, descrivere pubblicamente i collaboratori come gente che “ci ha un nome famoso e ci servivano articoli di qualcuno che avesse a che fare in qualche modo col tema”?
Ricordavo una maggiore grazia, in ambito universitario, ma vabbe’.
E’ un po’ la mentalità del Martinez, questa, e suppongo che sia diffusa tra le sue frequentazioni.
Ancora una precisazione.
E’ piuttosto evidente che nei commenti ho risposto a tutti coloro che si domandavano che cosa ci facesse Arlacchi in un libro sull’Iran.
Non vedo la scortesia nei confronti di Arlacchi, che, tra l’altro, è un amico. Definirlo prestigioso non mi sembra né un offensivo né scortese. Se lei si dà la pena di rileggersi il commento si accorgerà probabilmente che non ero io a esigere un nome prestigioso, ma l’Editore che lo chiedeva a me in quanto curatore. Sono esigenze normali per un medio editore che pubblica libri che non hanno il mercato di Harry Potter.
Arlacchi ha accettato con piacere di presentare un libro sull’Iran, pur non essendo un iranista, sapendo di mettere in gioco il suo prestigio.
Qual’è la scortesia?
Diciamo che descrivere pubblicamente qualcuno come “testimonial” messo lì perché “ha qualcosa a che fare con l’Iran” non è il modo più garbato di presentare un collaboratore.
Ma sono certa che Arlacchi, specie se è suo amico, saprà togliere importanza all’episodio.
Divertirsi a collegare il nome di Arlacchi a quello di Martinez per “vedere l’effetto che fa”, invece, mi pare un’idea curiosa. Sarà umorismo senese, che un po’ mi sfugge.
Vedo adesso la sua risposta, ma ancora la invito a controllare con più attenzione quello che legge, soprattutto se poi intende pubblicarlo sul suo blog. Non sono “ricercatore” all’Università di Siena, che ho lasciato nel 2005, quando mi sono addottorato. Le informazioni pubbliche più aggiornate su chi scrive le può ricavare dalla nota biografica pubblicata sul libro, che a questo punto le consiglio di procurarsi (non è venuto per niente male).
Che domande mi sarei fatto sul pubblico blog? Ah, già, quella sul “come collegheranno”. Certo non mi riferivo a lei, che mi sembra non creda alla storia delle bande paramilitari. Il “misteriosa biografia” veniva da là.
Lei scrive
>è prassi comune, a Siena, descrivere pubblicamente i collaboratori come gente che “ci ha un nome famoso e ci servivano articoli di qualcuno che avesse a che fare in qualche modo col tema”?>
Con tutta la buona educazione di cui sono ancora capace, e lasciando perdere Siena per le ragioni di cui sopra: la invito a rileggersi con calma il mio commento e a spegarmi 1) chi voleva un nome di prestigio per la presentazione (che, immagino lo sappia, non è un contributo scientifico) 2)dove ho detto che “ci servono articoli di qualcuno che..” , e 3) chi siamo “noi”.
Un po’ più di calma la aiuterebbe anche a comprendere che l’ultima cosa che desidero è attaccarla personalmente, ci mancherebbe altro.
Però una stilettata, così, gratuita e immotivata non me la sarei mai aspettata.
Alessandro Cancian
Vedo che è una causa persa:
>Diciamo che descrivere pubblicamente qualcuno come “testimonial” messo lì perché “ha qualcosa a che fare con l’Iran” non è il modo più garbato di presentare un collaboratore.
Ma sono certa che Arlacchi, specie se è suo amico, saprà togliere importanza all’episodio<
La metto giù in modo semplice semplice, così anche lei può riuscire a capirlo: chi scrive la presentazione a un libro di saggi non deve essere per forza un “esperto” dell’argomento. Deve avere “qualcosa a che fare” con il libro, con l’autore o con il tema. Non so, per esempio, apprendo che franco cardini ha scritto una presentazione per un libro su Tariq Ramadan. Franco Cardini è un medievista, ed è quindi per il suo prestigio che l’editore gli chiede di scrivere una presentazione.
Lo chiede a lui e non a Denis Hermann, che è un eccezionale islamista, ma è sconosciuto.
Inoltre, l’editore lo chiede a lui, e non – per esempio – a Giulio Tremonti, perché lio ha “qualcosa a che fare con l’argomento”, mentre Tremonti no.
é più chiaro ora?
Se vuole attaccare Miguel, io non ho nulla in contrario (anche se mi dispiace, perché per quel poco che lo conosco, mi sembra una brava persona), ma la prego di lasciare in pace me, che non ho mai pensato nemmeno per un attimo di prendermela con lei.
In ogni caso, il consiglio di leggersi il libro, per rendersi conto di cosa si tratta, rimane valido. Magari cambia idea
Saluti
Vabbe’, signor Cancian: mi arrendo e rinuncio a cercarla su Google. Se ce lo dice lei, che cosa fa adesso nella vita, facciamo prima: io comprerei volentieri il libro, ma l’idea che anche solo un mio centesimo possa finire nelle tasche del buon Martinez mi frena. Sempre per la mia diversa interpretazione di ciò che lei definisce “misterioso”, mettiamola così. :)
Io, comunque, il suo commento l’ho pubblicato e chiunque può rileggerselo e interpretarlo più o meno bonariamente. La sensibilità è cosa personale, si sa.
Quanto alle “bande paramilitari” associate alla biografia del Martinez, temo che le sue notizie sulla stessa siano aggiornate più o meno come le notizie che io ho tentato di dare su di lei: male, quindi.
La biografia di Martinez, su questo blog, appare semplicemente nella versione raccontata da lui stesso, qui:
http://www.ilcircolo.net/lia/wp-content/uploads/2008/04/intervista_miguel_martinez1.JPG
Per il resto, ho sempre detto che non ci credo manco se la vedo, che il Martinez possa fare una cosa schietta e maschia come addestrare una banda paramilitare. Si dicesse in giro che – chessò – insegna alle vecchine a mettere il cianuro nei biscotti, invece, sarei anche capace di crederci.
Ciò non toglie che lei possa includermi serenamente tra i detrattori del Nostro.
E, ovviamente, solo in quanto tale mi sono sentita tirata in ballo da lei: nemmeno io ho alcuna intenzione di attaccarla personalmente. Mi sono solo espressa a proposito di un suo commento lasciato sul blog di quel signore.
Blog che – abbia pazienza – di commenti su di me ne ha ospitati circa un migliaio, cosa che mi autorizza ampiamente a commentarlo a mia volta. Martinez dovrebbe saperlo.
Vedo adesso il suo nuovo commento, signor Cancian.
Suvvia: lei si ostina a darmi torto nella sostanza quando io discuto semplicemente la forma delle sue affermazioni.
Ho trovato assai stridente quella, e l’ho scritto. Tutto qua.
Cose che succedono.
Prendo atto del fatto che, comunque, lei conosce poco il Miguel. Questa sua precisazione è chiarificatoria.
Ve bene, finiamola qui.
Comunque, se il problema è quello che mi racconta, può stare tranquilla. MIguel non prende nemmeno un centesimo per il suo articolo. Funziona così, di solito, nelle raccolte di saggi.
Mi pare di capire che lei si interessi di mondo musulmano. Se i suoi interessi includono anche la letteratura araba contemporanea, il suo acquisto contribuirebbe a invece alla diffusione della stessa in Italia, dato che jouvence è tra gli editori più attivi in quel campo.
Saluti
Sono d’accordo, chiudiamola qui.
Non mancherò, in futuro, di acquistare cose della Jouvence, purché siano firmate da persone più serie di quella che ci ha fatto incontrare.
Saluti anche a lei.
Sarebbe stato, diciamo, formalmente più adeguato, educato ed elegante farmelo notare tra i commenti lo “stridore” della forma. Avrei certo provveduto a correggerla.
Invece, io credo proprio che lei abbia preso una cantonata su tutta la linea – “forma” e “sostanza” – abbagliata da non so che cosa, e si sia costruita uno scenario tutto suo, che gira tutto intorno alla figura di un “poeta atnimperialista” e praticone che cerca di notorietà con l’Islam.
Sarebbe – formalmente e sostanzialmente – molto bello se lei ammettesse di essersi sbagliata. Il mio invito – tra il serio e il faceto – a leggere il libro (se vuole posso inviargliene una copia, sul serio, se è preoccupata della destinazione del suo denaro) intendeva essere un suggerimento a verificare di persona la serietà dell’operazione. Si andrebbe a guardare anche chi sono gli altri autori? Sarebbe già molto istruttivo.
Saluti
Io non so se Miguel sia poco serio, come lei dice – a me, al contrario, sembra una persona onesta e leale. Ma anche se fosse un bandito, quando scrive lo fa con rigore, originalità e sagacia. E’ la ragione per cui è stato incluso – unico non “accademico” – tra gli autori. E non ne sono affatto pentito.
Detto questo, e alla luce delle nuove informazioni che ha a disposizione, le sarei davvero grato se pensasse di rivedere il suo post per renderlo meno infamante nei miei confronti. Sono certo di non meritarmelo.
Saluti
Ma non avevamo detto che la smettevamo, signor Cancian?
Comunque, abbia pazienza, io mi guardo bene dallo scrivere tra i commenti del blog di Martinez: poi finisce che, come al solito, il Miguel si mette a rispondere fischi per fiaschi firmandosi “Ahmed il Cammellaro” o chissà come e non la finiamo più. Ho il mio blog e mi esprimo su quello, grazie.
Io credo, detto serenamente, che lei sia incappato in una disavventura, commentando su Kelebek, simile a quelle in cui si può incappare fermandosi a bere un caffè in un qualunque bar malfamato. Ha parlato di “detrattori” del Martinez e li ha evocati. Vabbe’.
Non cerchi, comunque, di convincermi che una cosa firmata dal Martinez possa essere seria. Mi costringerebbe a invitarla a mia volta a leggersi un mucchio di roba. Ma tanta, proprio.
Comunque non mi riferivo affatto a lei, parlando di “Svoltatori via Islam”. Non risponda a cose che non ho scritto, la prego. :)
Allora, signor Cancian: che il Martinez sia una persona “onesta e leale” può andarlo a scrivere da qualche altra parte, se non le dispiace. Qui abbiamo alle spalle faticose esperienze che ci obbligano a non concordare con lei.
E, francamente, non capisco perché insiste: io non trovo qualificante la firma di questo signore su un saggio serio e posso ribadirlo per altri mille commenti. Non credo che sia obbligatorio per legge, pensarla come lei.
Quanto a modificare il mio post: potrebbe per favore indicarmi cosa ci trova di infamante?
Scrivere su un blog non è come scrivere saggi, temo. La comunicazione è a più direzioni e bisogna sapere che capita che qualcuno risponda. Specie se, appunto, viene evocato.
Se lei considera addirittura infamante un po’ di ironia, forse internet non fa per lei.
Le do una dritta: le basta un po’ di leggerezza nel rispondere per disattivare qualunque critica contenuta nel mio post. In fondo, chi legge apprezza l’intelligenza e la capacità di spiegarsi.
Cerco di crederle.
Però le assicuro che non ne esce un bel ritratto e la parte offesa principale del post risulto io, insieme a un benemerito editore.
E, riducendo la questione alla sullodata sostanza, né io né, men che meno l’editore abbiamo fatto alcunché per provocare l’attacco.
La ringrazio in ogni caso per l’attenzione. Buonanotte.
Mi creda senz’altro.
E, le ripeto, non credo che qualche considerazione formale e un po’ di ironia possano danneggiare chicchessia. Inoltre, come vede, ha avuto lo spazio dei miei commenti a sua completa disposizione.
A volte uno pensa che i “detrattori” (quelli che pensava di evocare lei, forse) siano figure fantomatiche che tramano nell’ombra chissà cosa e chissà perché.
In questo caso non è così. Ho un punto di vista molto preciso su un argomento che è assolutamente pubblico e lo esprimo.
Buonanotte anche a lei.
notte
(PS: ho tolto il suo nome dal titolo del mio post. Capisco che potesse percepirlo come un po’ violento.)
Grazie.
Adesso, senza il mio nome e cognome in cima alla pagina, “scortese”, “garrulo”, “opportunista” (o almeno “condivisore di un certo opportunismo”) e “scarsamente rigoroso nell’uso dei termini” li digerisco un po’ meglio :-).
Notte
Lei è un tipo tenace, Cancian… :)
ahahahahaah… ah ma se continuate così va a finire che vi fidanzate:-)
Sig. Cancian, certo che per essere un curatore di libri…intanto credo che qual è si scriva SENZA apostrofo, in quanto trattasi di “elisione”… poi, sempre nello stesso commento, “se lei si dà la pena di rileggersi…” usa un verbo riflessivo in modo pleonastico, reiterando. Spero che la forma stia più a cuore, ai curatori in genere! Povera lingua italiana…
Guardi, signor Italian style (e mi sembra già che la scelta del nick dica tutto).
E’ bello potersi permettere qualsiasi figuraccia nascondendosi nell’anonimato. Ma so che di semideficienti come lei che scambiano un commento a un post per un trattato di filologia la rete è piena, quindi mi consolo.
Andando al dunque: se sia corretto scrivere “qual è” o “qual’è” è una questione ancora irrisolta, basta consultare una grammatica delle scuole medie per scoprirlo. Personalmente, tendo a considerarle entrambe corrette. Ho sempre molto compatito i saputelli che salgono in cattedra sottoponendo in modo così autolesionista la propria mediocrità all’umiliazione.
Tuttavia mi rendo conto che l’ignoranza sedimentata in anni trascorsi a credere di essere furbi sia difficile da rimuovere. E quindi non le faccio una colpa nemmeno del secondo errore, certo più marchiano del primo: l’elisione corrisponde proprio alla caduta dell’ultima vocale di una parola, sostituita dall’apostrofo. “Qual'” è un’elisione, “qual” è un troncamento.
Quanto al “pleonasmo”, mi consenta di non fidarmi dei suoi gusti, dato che di questione di gusto si tratta.
In ogni caso, mi sembra di capire che la sua è una passione. E quindi mi consenta di informarla che, invero, chi si occupa di correggere le piccole sviste di battitura e gli errori di ortografia di un libro e di un articolo non è già il curatore, bensì quella rispettabilissima figura professionale che risponde al nome di “correttore delle bozze”.
Se la sua passione per il mestiere, come mi sembra di capire, è paragonabile alla sua plateale e disarmante ignoranza, esistono delle scuole ad hoc, dove si insegna questa benemerita professione, alla quale tutti coloro che scrivono devono molto.
Sarebbe per lei senz’altro una buona occasione per prendere un po’ di confidenza con i libri.
L’uso smodato… e mafiosoide… dei puntini di sospensione… è indice… di real italian style!…
Ecco. Italian Style (stile italiano…povera lingua italiana appunto) s’è preso il suo avere.
Broccoli io i puntini li adoro.
Lasciano proprio tutto in sospeso come per dire che questo lo penso io,ma tu invece puoi pensare diversamente.
Prima del “ma” si può mettere la virgola?
Mi stanno sorgendo tremende paranoie.
Un saluto ai due “contendenti”.
Notte
Old
Ehm…permaloso sig. Cancian, le scelte di un nick non evidenziano un bel niente, oppure tra i suoi interessi annovera la psicologia? I puntini di sospensione…non sono fori di revolver da broccoli…no! Sono lì per un contraddittorio, ma comunque…non importa.
Se poi qual viene considerato un troncamento, anziché una elisione, a maggior ragione l’apostrofo non è ammesso. Comunque faccia lei, scriva un po’ quel che le pare…ovvio che i curatori di un libro si dedichino soprattutto alla collazione dei testi, ma un occhio alloa sintassi, quando scrive e non “cura”, le darebbe solo maggior credibilità.
Almeno a livello formale…saluti.
Su alcuni problemini legati a realtà, percezione e rappresentazione mi permetterei di consigliare la lettura di un agile libretto (con illustrazioni) di M. Foucault, Questo non è una pipa, 1988 (originale del 1973).
Forse esaurito ma rintracciabile (credo) in biblioteca. La traduzione è, a tratti, opinabile ma tutto sommato accettabilissima.
Siamo in versione ermetica, Grillo…? ;)
Veramente era più che altro un consiglio amichevole e sincero (e anche pure allegro).
Avevo apprezzato a suo tempo questa “opera minore” più che altro per la sua leggerezza e perché amo il piparo ma, da quando frequento la rete, trovo che il mondo dei blog assomigli molto alla pipa versione due (il titolo del quadro è “I due misteri”…).
sorrisi & baci
Ah, be’, Grillo parlante, questo risolve l’intera disputa…
Silviù: con tutto il bene che ti voglio, sai che ciò che io penso del Martinez (se è a questo che ti riferivi) poco ha a che fare con i blog, e molto con la vita vera.
Non a caso, finché mi limitavo a leggerlo via blog, quel signore, ne avevo un’immagine positiva che mi ha portato a sponsorizzarlo a lungo in rete. Sponsorizzazione che porto sulla coscienza, e l’ho scritto in passato.
Aehm, Cancian: visto che è qua, le segnalo che il Martinez che lei, più sopra, definiva ‘onesto e leale’ nonché dedito a scrivere ‘con rigore’, al momento si sta aggrovigliando sul suo blog attorno a una lettera di rettifica che non ha manco la correttezza di pubblicare di prima mano.
Lo protegga da se stesso, se gli è amico…
E, se mi permette: sono certa che lei sia un ottimo studioso, ma forse dovrebbe coltivare con più oculatezza i suoi criteri di valutazione. L’università lo richiede, e sono cose che implicano responsabilità.
Mi rendo conto che lei è proprio appassionata di Miguel Martinez. Guardi, però: accetto il consiglio. La prossima volta che curerò un volume di saggi, chiederò anche a lei di scriverne uno, lo valuterò con oculatezza e se sarà ragionevolmente conforme agli standard di un articolo scientifico, dopo aver richiesto e ottenuto le modifiche necessarie, lo includerò nel libro, prendendomene tutta la “responsabilità”. Non senza averlo prima inviato, il nome dell’autore opportunamente rimosso, a tre o quattro esperti della materia non coinvolti nel progetto, per ottenerne quella che, nel gergo accademico anglosassone, si definisce “peer-review”.
Né io né i peer-reviewer valuteremo in base al fatto che lei nella sua adolescenza abbia militato o meno in Terza Posizione, in Lotta Continua o nel Veneto Fronte Skinheads. Né che lei pubblichi o non pubblichi per intero le lettere si rettifica. Avrà, quindi, esattamente lo stesso trattamento che ha avuto il Martinez.
Mi rendo conto che ciò possa non gratificarla, e non so come funzioni nei blog, ma tra quelli che lei definisce “studiosi”, classe della quale io non sono che un modesto rappresentante, si usa fare così.
Saluti
Tra studiosi si usa menare il can per l’aia?
Cos’è, una specialità di Siena? :D
Lei sa benissimo che il suo saggio, qui, si è citato solo per declinare i suoi inviti a comprarlo.
Quello che si è discusso e si continua a discutere sono le sue affermazioni, una più goffa dell’altra: da quella su Arlacchi a quella sui detrattori del Martinez, da quella sulla correttezza dello stesso fino al presunto rigore del suo scrivere consueto.
Che c’entrano Terza Posizione e simili? Ha battuto la testa? A chi e a cosa sta rispondendo?
Viene beccato in flagrante sciocchezza e corre a nascondersi dietro il fatto che le capita di curare un saggio, signor Cancian?
Non sia buffo, su.
E non dia l’aria di volere fare il trombone, ché non è il caso.
Cos’è, si è offesa, per caso?
No, mi diverte vedere che appena la si tratta con un po’ di gentilezza, lei si ringalluzzisce e diventa arrogantello.
E’ un marchio di fabbrica, a quanto pare. :)
Poi, abbia pazienza, sembra che lei abbia una certa attitudine a confondere piani diversi: è difficile ragionare così, se ne rende conto?
Allora, guardi, se ho dato questa impressione, me ne scuso sinceramente. Non intendo approfittare della gentilezza, sul serio. Ma non mi sembrava che il suo commento fosse poi così gentile, tutto qua.
Possiamo ripristinare l’urbanità che si era instaurata, per conto mio.
Anzi, d’ora in poi prenderò per ironia quello che a fino ad ora mi è parso sarcasmo. Ma la prego di riservarmi il medesimo trattamento.
Ah, io??? :D
Lei invece sta sul punto, come no. :D
Le devo fare uno schemino del suo percorso di ragionamento, Cancian? Prendo una Xamamina e provvedo, abbia pazienza.
Comunque la pianti col “pappappero”, non sta bene.
Leggo adesso i suoi ultimi commenti.
Facciamo che io la ignori, piuttosto, ché si fa prima.
Non credo che lei possa scegliere come io dovrei trattarla.
Va be’, mi spiace, io ci ho provato.
Ha sbagliato il dosaggio dell’arroganza. Succede.
No, guardi, nessuna arroganza.
Lei scambia per arroganza una difesa un po’ dura (nemmeno troppo, diciamo). E’ stata lei a riaprire la discussione mettendo in dubbio “l’oculatazza dei miei criteri di valutazione” (devo sempre ripetere quello che lei ha scritto? E’ un po’ faticoso). Io ho difeso quelli, e basta. Io non la definirei arroganza. Come sempre da quando abbiamo aperto questa talora spiacevole e talora piacevole discussione, non l’ho attaccata personalmente, né le ho dato della “sciocca”, né ho detto che “ha battuto la testa” eccetera.
Saluti
Senta, cocciutissimo signore: se lei mi risponde dando i numeri su Terza Posizione, cosa vuole che le risponda?
Non può considerare un attacco personale il mio legittimo sconcerto di fronte alle curve a U fatte dai suoi ragionamenti.
Io, comunque, dico solo che lei sta commettendo dei plateali errori di valutazione e che li difende in modo più testardo che efficace.
Ci sono passata anch’io. Si prenda un po’ della mia esperienza in regalo e non faccia tante storie.
>Io, comunque, dico solo che lei sta commettendo dei plateali errori di valutazione e che li difende in modo più testardo che efficace.<
Se lei sta dicendo solo questo, si può tornare a ragionare.
Se l’errore di valutazione attiene alla “persona Martinez”, le dico subito che l’argomento mi appassiona assai poco. Ho già detto che potrebbe essere un santo immacolato così come il peggiore dei depravati tagliagole avvelenatori di biscotti. Non abbiamo frequentazioni comuni e credo di essere abbastanza al sicuro, sia nel caso che mi voglia convertire alla sua santità, sia che voglia avvelenarmi il caffé o rubarmi la fidanzata.
Se invece gli errori di valutazione riguardano la mia scelta di includere un suo articolo nel mio libro, la difendo eccome. E finché non mi si contesterà il merito dell’articolo – e per farlo è necessario leggerlo – la discussione non potrà andare avanti.
No, errore: nessuno le contesta le sue eventuali scelte di dedicare intere raccolte di saggi agli interventi dei tipi loschi italiani. Potrebbe essere un genere dotato addirittura di un certo appeal, e dall’Haramlik non avrebbe altro che sentiti auguri.
Lei ha catturato la mia attenzione con delle garrule ipotesi sui detrattori del Nostro, piuttosto, e su quelle mi sono espressa.
Poi lei ha continuato riempiendo questo blog di complimenti rivolti al signore di cui sopra, cosa che mi ha lasciato incerta tra il mandarla al diavolo o adoperare della comprensione verso di lei.
Ho optato per considerarla un po’ ingenuo, diciamo così, ma non antipatico.
Infine, il caso ha voluto che proprio mentre noi ci facciamo le linguacce, Martinez stia dando scarsa prova di sé tra rettifiche rimaneggiate e cose così. Sorge naturale chiedersi come questo si concili coi giudizi entusiasti che solo ieri apparivano a sua firma sul mio blog a proposito della “correttezza” e del “rigore” dell’individuo.
Tutto qui.
Detto questo, è ovvio che mi infastidiscano i tentativi di alzare fumo sui motivi per cui io ritengo di dovermi esprimere su quel signore, anche se ciò viene fatto in buonafede.
Basta uno sguardo superficiale a questo blog per rendersi conto di quali siano questi motivi. Altro che Terza Posizione…
I suoi errori di valutazione, riassumendo, riguardano ciò che lei ha detto su questa stessa pagina sul tema di cui si discute.
Non le sto comunque proponendo di continuare a difenderli, ma semplicemente di prenderne atto.
Questo è un altro discorso, e – su questo – posso anche essere d’accordo. Nel senso che potrei essermi sbagliato su quello che ho detto in questo blog a proposito di Martinez, anche se ho ammesso fin da subito di conoscerlo molto poco e che i “complimenti” che gli faccio nascono dall’impressione che ho dilui. Tuttavia non ho nessuna voglia di approfondire, né mi interessa capire se sulla persona Miguel Martinez ha ragione lei, che avrà le sue buone ragioni per avercela con lui, o se siano corrette le mie impressioni, che riomangono.
Ma vorrei sottolineare che questo non c’entra nulla con l’articolo che ha scritto per il mio libro.
Grazie della chiarificazione.
Bene. Nemmeno io ho intenzione di mettermi ad approfondire con discorsi ai commentatori. Sennò lo avrei già fatto, le pare?
Quando ho da dire qualcosa sull’argomento ne faccio un pubblico post, ma di mettermi a catechizzare i passanti non ho né il tempo né la voglia.
Rimane inteso – questo sì – che farsi paladino del Nostro in rete, come per un attimo aveva fatto lei, comporta che vengano sollevate delle obiezioni.
Mi pare naturale.
L’articolo sarà senz’altro ottimo, come tutto il volume da lei curato.
Le faccio i miei migliori auguri e la seguirò con una certa trepidazione nelle sue prossime iniziative editoriali.
Sa: non è mai capitato che qualcuno avesse a che fare col suo nuovo autore uscendone intonsi e senza nemmeno uno schizzetto di fango. Le auguro con tutto il cuore di riuscire ad essere il primo.