Non è un segreto che, nel momento in cui io ed altri blog ci siamo trovati a rompere i rapporti con un certo ambiente internettaro – ognuno per motivi e in tempi diversi – ci siamo ritrovati a fare i conti con una serie di ricatti e pressioni che hanno riguardato in modo particolare la diffusione dei dati personali e la tranquillità sul posto di lavoro.
Uno poi, come è ovvio, fa delle scelte. A me dà fastidio, l’idea di essere ricattata, e quando mi sentii avvisare (da Sherif El Sebaie, per essere precisi): “Eh, ma sai, se fai storie verranno fuori il tuo nome e cognome“, dissi: “Evvabbe’“. E, siccome faccio pur sempre la prof, aggiunsi anche, rivolta a chi mi ‘avvisava’: “Comunque guarda che è brutto, rendersi ricattabili. Non va fatto. Dispiace vedere gente che, alla tua età, già cede a queste cose“.
Qui, di fastidi, ne abbiamo avuto qualcuno. All’epoca in cui pubblicai la sentenza del Garante relativa al caso Corriere che qualche lettore ricorderà, feci una richiesta all’ambiente in questione che, prevedibilmente, reagì nascondendosi dietro un polverone che andò avanti per un migliaio di commenti sul blog di Miguel Martinez, alimentato dallo stesso, da qualche suo amico e dai suoi molteplici fakes, ché a Martinez piace molto giocare con le identità. E a un certo punto – e prevedibilmente, appunto – venne tirato fuori il mio posto di lavoro, con tanto di ex onorevole che scriveva:
Credo che il caso di Lia meriti un qualche approfondimento. Voglio anche i sapere come cazzo ha fattoa farsi traseferire in questa maniera a Genova. Userò il mio ruolo istituzionale e storico (si, fatevene una ragione, faccio parte della storia di questo paese) per sapere. (Link: assegnazione.jpg )
e Miguel Martinez che, divertito e ridanciano, ammiccava:
Dai, Dacia, lasciala a Genova. Sai che casino farebbe, se fosse costretta a tornare a Milano? (Link: martinezassegnazione.jpg )
Io, in quei giorni, ero in ballo per avere il rinnovo della mia assegnazione provvisoria a Genova. Siccome avevo già ricevuto un sms minacciosetto (“Buon trasloco a Milano“) e siccome li conosco, i miei polli, e li avevo già visti sufficientemente all’opera sul caso dell’imam di Segrate, avvisai l’Ufficio Scolastico della possibilità che arrivassero telefonate di presunte onorevoli, appunto, e di avvisarmi, qualora ce ne fossero gli estremi, affinché potessi tutelarmi legalmente.
Poi, siccome sono gentile, spiegai anche a questa gente che non è che l’Italia funzioni necessariamente secondo le modalità con cui ragionano loro, e illustrai le regole che reggono le assegnazioni provvisorie nella scuola. (Link: rispostaassegnazi.jpg )
E’ passato un anno: ebbi la mia assegnazione, quest’anno ho avuto il trasferimento definitivo e – come del resto ero certa che sarebbe successo – lo starnazzare di questa gente è rimasto questo: semplice starnazzare. Qualche insulto in rete legato ai miei dati (“Ah, ho visto che c’è una che ce l’ha con te“, è l’unico commento pervenutomi in proposito), qualche telefonata di concitate e bizzarre minacce e poco altro.
Ero certa che i comportamenti con cui questa gente è solita giocare non avrebbero attecchito, nel mondo in cui vivo io, per due motivi: il primo è che io lavoro per lo Stato, e lo Stato non è cortigiano. Si regge su delle regole chiare e precise tra cui c’è quella secondo cui è illegale, semplicemente, molestare chi lavora sulla base di telefonate di presunte onorevoli. E il secondo è che io vivo a Genova. E se già lo Stato non è – o non dovrebbe essere – cortigiano, la città che mi sono scelta è proprio agli antipodi rispetto a qualsiasi forma di cortigianeria e schifezze simili. Qui, il metodo: “Pronto, sono l’onorevole Tal dei Tali” non attacca, direi. Aggiungici che ho avuto degli ottimi dirigenti, in questi due anni, ed hai il quadro di un ambiente lavorativo sano e di un senso della legalità e dello Stato abbastanza radicati da fare sì che, dal primo momento, io abbia vissuto qui sapendo di essere nella versione perbene della mia – ben più sfortunata, ahimè – città di origine.
Racconto tutto questo perché, ahimè, non sto parlando di cose scontate. Basta leggere un po’ in giro per sapere che una collega della Manzoni di Milano, da quel che si percepisce, ha avuto attorno a sé un ambiente meno saldo nel reagire, almeno in un primo momento. Il solo fatto che qualcuno possa scrivere, a proposito di questa insegnante: “Il tuo preside mi ha detto la tal cosa e la tal altra” mi pare indice quantomeno di un errore del preside in questione che, presumibilmente, avrà avuto il riflesso condizionato di attribuire dell’autorità a chi si presentava come “onorevole” e, quindi, di accettarla come interlocutrice. Almeno lì per lì. Errore marchiano, direi, e credo che il fatto che la Manzoni non sia una scuola dello Stato bensì del Comune c’entri qualcosa con la diversa mentalità dei rispettivi dirigenti. Da noi c’è un maggiore orgoglio della nostra funzione, credo.
E poi Milano si è “meridionalizzata” nel senso deleterio del termine, da un po’ di anni a questa parte, e queste piccole cose lo dicono più di mille saggi sul tema. Nella Milano di un tempo le “telefonate degli onorevoli” o presunti tali erano materia di barzellette sul Sud. Pensa quanto tempo è passato, da allora.
Io sarei la terza generazione di gente di scuola della mia famiglia, e il senso dello Stato me lo hanno messo nel biberon, letteralmente. Solo che, come spesso capita con le cose molto radicate, certe volte una se lo scorda persino, per quale motivo lo ha. A me questa vicenda è servita, tra le altre cose, per rinfrescarmi la memoria: ce l’ho perché non esiste alternativa allo Stato per formare cittadini, per fornirli di diritti e doveri chiari e per tutelarli quando è il caso. L’alternativa è l’arbitrio, il dipendere dagli umori – e dalle debolezze – di chi ti è gerarchicamente superiore, la lecchinaggine, la cortigianeria, i piccoli soprusi assunti a sistema. E una in teoria lo sa, che la chiave della libertà individuale passa da queste parti, ma vederselo confermato nelle piccole cose della propria vita è pur sempre istruttivo.
(Solidarietà alla collega, ovviamente. E, quasi dimenticavo: succedono in un’autoproclamatasi sinistra, queste cose. Pensa se erano di destra.)
Ma questa donna oltre a spacciarsi per onorevole commettendo pure un reato come previsto dal codice penale articoli 479/493, oltre a cercar di far perdere lavoro agli altri,oltrea calunniare e diffamare chi le da una mano o l’ha conosciuta, oltre a cercar di sfruttuttare qualsiasi minoranza tra poco, mi aspetto, che si presenti come nera,lesbica,rom,islamica, non può impegnarsi e trovarsi una casa ?
No perchè è dal 24 Ottobre 2007 data in cui http://kelebek.splinder.com/post/14424731/Alla+ricarica lanciava la richiesta di aiuto economico che […].
Anche se ho un dubbio non sarà poi che cerca di distruggere la vita degli altri per invidia?
Piccola richiesta: non scrivete commenti offensivi verso le persone citate in questo post, per due motivi: 1) Perché nemmeno io stessa sono mai stata gratuitamente insultante, mi pare, e una ha una sua linea estetica. 2) Perché non ha senso insultare persone dopo averle querelate.
Mi scoccia, mettere mano ai commenti o cassarli.
La tua storia è comune a tutte le persone integre.
Vedo molto ossequio nei confronti dei “caporali” (dal famoso film di Totò “Siamo Uomini o Caporali”) nel mio ufficio, e tanta dimostrazione di gradimento per le molte cavolate dette dagli stessi, prese come verità ed esempio di dimostrazione di capacità e lungimiranza.
Inutile negarlo che per i “caporali” sono sempre un caso “rognoso” ed “ostico” da affrontare.
Poi c’è il pubblico, uno tizio per telefono mi chiede a che punto era la pratica di un certo Alto Funzionario dello Stato, presentata al nostro protocollo il giorno prima.
Questo tizio era molto preoccupato perchè stavano per scadere i termini di legge(6 mesi, cioè se la inoltrava 6 mesi prima..), e conclude chiedendoci se noi eravamo disponibili a portare la pratica al suo ufficio (visto che lui era impegnatissimo e non si poteva muovere)assicurandoci che l’avrebbe lui stesso consegnata all’Alto Funzionario dello Stato.
Gli ho ricordato che i tempi di risposta dell’Amministrazione Capitolina sono uguali x tutti (3/4 mesi), che la paratica era nome dell’Alto Funzionario e che soltanto lui poteva ritirala e che l’Amministrazione Capitolina non fa la consegna di pratiche a domicilio.
Sono certo che lunedì me lo troverò tra i piedi, ma so già come scaricarlo (direttamente dal Capo dei Caporali!).
Bin Laden a casa mia? - Agora’ di cloro
[…] giungla della libera controinformazione: la blogosfera è questo e di piu’: in questo caso: terreno di caccia per i futuri premi nobel per la psichiatria. Segnala presso: Tags: bombola, dacia valent, osama, […]