Io sono come la tizia del film, con la differenza che a me basta sentire un “Belìn!” per pensare: “Cielo, sono tua!” e crollare tra le braccia del perplesso genovese che ho di fronte.

Il risultato è che, archiviato lo Scienziato, sono appunto crollata tra le braccia del perplessissimo Signore Molto Perbene (d’ora in avanti SMB) che essendo genovese assai, come dicevo, affronta con immenso garbo l’implausibilità di questa liaison con la sottoscritta spettinata signora che lo affumica di Marlboro e non si capisce manco come si chiami (“Scusa, ma alla fine non ho capito se ti chiami Lia o Fulvia...”) e, per trarsi di impaccio, mi porta a vedere le bellezze liguri e a mangiare cose con dentro i pinoli e quindi ieri siamo andati a Ponente a vedere la grandine e a mangiare in un posto che sembrava una baita di montagna ma era macchia mediterranea, tutto quel verde, e il bianco non era neve ma, appunto, chicchi di grandine su cui si scivolava che era una bellezza, sui tacchi, ed è che mi devo mettere in testa che avere i tacchi, a Genova, è come avere la macchina: tutto troppo impervio, non lo so fare.

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Sta di fatto che questo signore, oltre a dire “Belìn” in modo irresistibile, fa una vita sanissima, non fuma e fa sport e il risultato è che, dall’alto del tocco di anni che ha più di me, mi ha appena spedito il seguente sms: “Non capisco: ogni volta che ci vediamo finisce che tu dormi due giorni per recuperare. Pensavo che forse dovresti fare una vita più salutare…

Perché, in effetti, se mi si porta in giro per osterie in centro storico, io il giorno dopo sto benone. Sono le gite all’aria aperta e fumando poco, ciò che mi stronca. E quindi rieccomi a letto febbricitante e col mal di gola, a pensare che non ci ho il fisico e che così non si può andare avanti: è tutto l’autunno che sono un catorcio ed ogni attività mi pare un’interferenza con ciò che realmente dovrei fare, ovvero starmene in letargo e svegliarmi a primavera. Solo che, ovviamente, il mondo si aspetta che io mi comporti da donna, non da marmotta, e comunque non è socialmente opportuno dire al signore che ti piace: “Ho uno splendido progetto per oggi: teniamoci per mano e dormiamo!” Non verrei capita, lo so.

E quindi, niente: mi lascio portare a vedere grandini e mareggiate, poi mi ammalo, poi guarisco, poi mi torno ad ammalare e così via. E a tratti li guardo un po’ in cagnesco, questi autoctoni: “Se fossimo nel deserto sarei più resistente io“, penso. Poi mi abbottono meglio il cappotto.

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