(Nota: avevo scritto questo loffissimo post descrittivo perché ero tutta contenta per la ritrovata connessione alla rete. Il tempo di finirlo e mi si è scaricato il pc. Poi, una volta ricaricato il pc, non mi funziona più la chiavetta. Presto avrò una crisi isterica. La foto non c’entra niente ma questi onnipresenti compagni indiani mi fanno mori’.)
Giusto per il gusto di scrivere un post da un treno, collegata con una portentosa chiavetta indiana ottenuta in un’ora e senza nessuna delle scocciature di attese da attivazione e impegni da abbonamento che avrei avuto in Italia: siamo sul Mumbay Express e sono collegata, ecco. Volevo dirlo.
Delle sette classi che ci sono sui treni indiani, noi stiamo viaggiando in Sleepers, che sarebbe una classe di mezzo senza infamia e senza lode. Nel vagone non ci sono capre né galline, quindi, ma non ci sono nemmeno i vetri ai finestrini – ottima idea, peraltro, funzionalissima per fare circolare l’aria – e la scena è che sono tutte cuccette ricoperte di plastica blu, e sulle cuccette di sotto la gente si siede cercando di stendere i piedi dove può, normalmente accanto al vicino che ha di fronte, e sulle cuccette di sopra si mettono i bagagli oppure ci salgono i passeggeri più atletici per schiacciare un pisolo.
Accanto a noi c’è il vagone-cucina, che non è un ristorante ma è, appunto, una cucina dove vengono fritte verdure in pastella in enormi padelloni pieni d’olio, e su un treno in movimento c’è da ammirare i cuochi per il loro senso dell’equilibrio, ché io al loro posto mi rovescerei addosso tutto l’olio bollente dell’India.
Le verdure fritte, comunque, vengono poi offerte ai viaggiatori da un instancabile servizio bar che passa sopra e sotto per tutto il treno, e chi offre frittelle e chi offre chai, chi propone caffè e chi ti porge anacardi, e poi passano un sacco di mendicanti senza una gamba o camminando gattoni tra i vagoni e c’è anche qualche bambina a cui ci è già stato detto di non dare soldi onde evitare di foraggiare gli sfruttatori di bambini mendicanti.
Si viaggia con gli sportelli aperti, come capitava pure in Egitto, e la gente ha un grande talento nel trovare il modo e la posizione per dormire dove tu non ci riusciresti mai. Qui accanto mi era parso di vedere una bambina addormentata, stesa su una poltroncina singola; poi ho guardato meglio ed era una nana.
Il paesaggio – stiamo andando da Kochi a Coimbatore, ovvero dalla costa verso l’interno nel sud del paese – è, in questo momento, di una bellezza che ti fa sentire piccolissimo: risaie verdissime con alle spalle foreste ancora più verdi e, subito dietro, montagne di roccia imponenti che neanche questa vegetazione esagerata riesce a coprire del tutto. Maestoso.
E poi corsi d’acqua, stagni e laghetti, bimbi e animali che ti viene in mente la Valle del Nilo vista dal treno ma poi ti ritrovi di nuovo nella foresta e addio Valle del Nilo, qua attraversiamo la giungla e ci sono pure le cascate, ci sono. Niente Egitto, non qui.
Da Kochi a Coimbatore sono 204 km e c’è un dibattito aperto sul tempo che ci metteremo a percorrerli: il controllore – elegantissimo, anche se la sua giacca blu è talmente più larga e più lunga di lui che pare un bambino che l’ha rubata al babbo – il controllore, dicevo, afferma che ci metteremo sei ore. I passeggeri nostri vicini, invece, dicono che ne basteranno 4 e mezzo. Di conseguenza, se arriviamo stasera alle 7 vorrà dire che aveva ragione il controllore, e sennò arriviamo alle 5 e mezza. Poi da lì prendiamo un bus per Mettupalayam (altri cento km) e poi dormiamo lì e domani mattina alle sette affrontiamo la mitica Nilgiri Blue Mountains Railway.
So’ abbastanza entusiasmata.
Non è facile da descrivere, ‘sto paese: è tanto. E’ più naturale guardarlo e basta, postare al massimo le fotografie. Perché, a scriverne, una dovrebbe per forza fare delle sintesi e quindi delle scelte: dei bilanci, insomma. Ed io è già tanto se metto a fuoco tutta la roba che mi passa davanti agli occhi, figurati fare scelte e sintesi e bilanci. Non ce la faccio.
E’ grande, l’India. Porca miseria, se è grande.
Grande, grande, grande!
La Nilgiri Blue Mountains Railway :-O
Grazie di cuore di condividere questo viaggio che resta uno di quelli che vorrei fare!
Anni fa con il mio zaino e le mie zampette ho visitato il Ladakh e parte delle vicinanze di New Delhi Agra, Jaipur…entrati nell’anima poi sommersi per amore (?),ma so che busseranno dal profondo di nuovo. E temo.
Intanto leggo te: grande, grande, grande :-)
Viaggio stupendo.
Un avventura continua, e tante esperienze nuove.
Sono felicissimo per te.
P.S: Ero un po preoccupato, non leggevo niente di nuovo. Adesso mi sento più tranquillo. Hai per caso incontrato la Sig.ra KALI? Mi hanno detto che è meglio evitarla ed è un po strana ha sei braccia…
Grande Lia!
Buon Viaggio.. non vedo l’ora di vedere le foto che posterai.. :)
Un abbraccio, Pina