E oggi pare non finire più, cielo santo, ché, mentre da una parte arrivavano le notizie dalla Siria, dall’altra la giornata al Cairo è stata all’insegna del piccolo ma scalmanatissimo gruppo di negozianti di Talaat Harb (una grossa via commerciale che parte da Tahrir) che si sono messi a picchettare e a bloccare il traffico affinché Tahrir venisse sgombrata.

Qui le notizie si diffondono subito via Twitter, ovviamente, e quindi dalla piazza hanno iniziato a chiedere rinforzi verso mezzogiorno, preoccupati all’idea di venire attaccati, ed io ho messo su la più innocente delle facce da turista e sono corsa lì a vedere cosa succedeva. E c’era la strada bloccata, il traffico paralizzato e un centinaio di tizi urlanti, non di più, e gruppi sparuti di gente di Tahrir, soprattutto ragazze, che cercavano di dialogarci, poi si arrendevano e, depresse, andavano a twittare negli angoli: “No, ma con questa gente è impossibile parlare, sono convinti che in piazza ci siano prostituzione e spaccio di droga!” “Sì, ma bisogna dialogare. Non lasciamoci provocare, manteniamo la tranquillità“.

In realtà si vedeva a occhio nudo la differenza – antropologica, direi – tra un gruppo e l’altro: invasati quelli del picchetto, dialoganti e pacati i ragazzi. Ma, ripeto, era più il rumore che il numero. E gli automobilisti che, intanto, smadonnavano sotto al sole e ‘sti negozianti che li esortavano a scendere dalle macchine e ad andare a sgombrare Tahrir. Tutto molto caotico, molte urla ma nessuna via di fatto e io, alla fine, ho deciso di infilarmi al Cafè Riche e di contemplare il tutto dalle vetrine, davanti a una birra fredda. Ché domani è Ramadan e non se ne parla più, di birre in centro di giorno.

Alla fine, da quello che ho capito, diversi gruppi hanno deciso di sospendere il sit-in per Ramadan. Altri hanno deciso di restare e di spostare le tende verso l’edificio del Mogamma, invece, in solidarietà con le famiglie dei martiri che vogliono portare avanti l’occupazione a oltranza, fino a quando non avranno giustizia.

Ho girato un minivideo del nuovo accampamento al Mogamma – penoso come mie le foto, ed è che l’iPhone non è il mezzo adatto per riprendere una rivoluzione, diciamocelo – e l’ho messo su Facebook, se a qualcuno interessa.

Adesso, cercando di scansare un po’ di casino che dovrebbe essere verso Qasr-el Nil, a quanto si dice – pare che siano arrivati un centinaio di militari, ma non ne sono certa – io mi dirigerei verso il Club Greco a mangiare qualcosa.

Domani è Ramadan, dicevo, ed è l’ultima sera che è aperto.

Vale la pena sfidare l’esercito per arrivarci, direi.