La piazza è stata attaccata e sgombrata verso le due del pomeriggio di oggi, primo giorno di Ramadan, da esercito e polizia insieme. Pare che ci siano stati un centinaio di arresti.
I militari non stanno facendo il Ramadan, a quanto pare: bere acqua davanti alla gente mentre la pesti deve essere una nuova forma di bullismo poliziesco.
Su Twitter c’è la corrispondente al Cairo del Christian Science Monitor che ha fatto una buona cronaca.
C’è anche un interessante dibattito – con un’onesta autocritica per gli errori commessi nelle ultime ore, tra cui quello di non avere aperto la piazza ieri – sulla strategia da adottare in futuro. Soliti hashtag: #Tahrir, #Egypt, #SCAF etc.
Io, dall’esterno, mi sento solo di osservare che la piazza è un simbolo, certo, ma la transizione egiziana va molto al di là di Tahrir. E che non ha torto chi parla di concentrare le energie sulle prossime elezioni, piazza o non piazza.
C’è parecchio da fare, e il Ramadan è un buon momento per riflettere e riorganizzarsi.
(Però mi dispiace molto, certo: sarebbe stato un bel Ramadan, quello di Tahrir.)
Update: il video dell’attacco.