Arriva da una mailing list, è uno stralcio di conversazione riferito ad altro ma lo prendo, lo faccio mio e lo dedico all’Egitto:
Ma il giornalismo non deve lasciarsi andare all’istinto islamofobo, e quindi prestare orecchio a chi provoca gli istinti di un pubblico tendenzialmente pronto a credere a chiunque per confermarsi nell’opinione che questi arabi-musulmani sono incapaci di democrazia e non la meritano, e che devono essere dunque consegnati a degli esperti carcerieri perché possano tranquillizzare l’Occidente, a prescindere da qualunque principio morale. Che è proprio il principio nazista della riduzione dell’umanità altrui per giustificare la propria violenza bestiale.
Ma quale islamofobia?
Il timore è che l’Egitto passi dalla padella alla brace.
L’idea di una forza politica basata su una credenza religiosa che rischia di imporre leggi religiose medievali (sharia) per tutti, vale a dire anche per quelli che non ci credono, fa a pugnii con la democrazia. Poi se non accade e il nuovo presidente rimane su linee moderate tanto meglio. Insomma fanno come i turchi invece che come gli iraniani il pericolo rientra.
Il guaio di chi mischia politica e religione è considera peccato (e da proibire) i comportamenti anche di quelli che non credono alla stessa favola cui creda lui.
E questo vale per cristiani, ebrei e mussulmani (le tre religioni monoteistiche).
Un’idea liberale del mondo prevede che ciascuno vive secondo la propria morale; e che la legge serve solo ad impedire di fare danni agli altri.
Una paio di correzioni:
il guaio di chi mischia politica e religione è che (mancava)..
stessa favola in cui crede (non creda)