E’ da qualche mese che dovrei raccontare come è andata a finire la mia causa contro la Valent. Non riassumerò gli antefatti: sono da qualche parte e comunque non ne ho voglia. Questo post è per i “vecchi” di questo blog e lo scrivo perché le storie devono avere una loro completezza, non sta bene lasciarle in sospeso.
Qualcuno ricorderà che, quando Dacia Valent cominciò a scrivere cose sciocche sul mio conto, dichiarò che sperava che io la denunciassi, ché non vedeva l’ora di vedermi in tribunale e chissà come lo avrebbe trovato divertente. Senonché, quando poi l’ho denunciata davvero, in tribunale non si è mai vista. Contumace a ogni udienza. Alla fine non veniva nemmeno il suo avvocato, cosa che mi spiego solo ipotizzando problemi di onorari, tanto che il giudice a un certo punto, stanco di nominarle difensori lì per lì, minacciò di segnalarlo all’Ordine. Ma questo è successo dopo. All’inizio veniva, il suo avvocato, e cercava di rabbonire il mio con certi accenni alla sua assistita e alle sue incasinate cause pendenti che, devo dire, non mi commuovevano ma nemmeno mi irritavano. Questa causa l’ho portata avanti nello stesso modo in cui scrivo questo post: perché le storie devono avere uno svolgimento e una conclusione, è una questione di ordine mentale. Ma con un certo distacco. Del resto, dal momento in cui denunci una persona fino a quando arrivi a una sentenza passano anni. Se non si arrivasse al distacco, una starebbe poco bene.
All’epoca dei suoi primissimi post non l’avevo denunciata: avevo la causa contro Magdi Allam per la testa e speravo che la piantasse da sola. Poi, visto che invece di stancarsi si ringalluzziva per il mio silenzio e insisteva, non mi rimase altra scelta che cominciare a denunciarla. Ogni volta che mi insolentiva, stampavo il post e lo portavo alla Polizia Postale che, casualmente, era pure vicino a casa mia. Eccheddiavolo. Il risultato è che, a un certo punto, le cause contro di lei sono diventate più di una. Alcune mie denunce sono state unificate, altre no, ed è finita che i processi sono diventati due e io sono andata a testimoniare due volte davanti a due tribunali diversi. A Roma, tra un viaggio a Cuba e l’altro. Sono un tipo cocciuto, a modo mio, e non mi preoccupa stancarmi per un buon motivo. Una sentenza ce l’abbiamo, quindi, e l’altra arriverà.
Testimoniare su ‘ste cose è strano. Sali là sopra, davanti al giudice, giuri di dire la verità, parli in un microfono, ti senti un po’ un testimone di cose di mafia, come li hai visti in tv. Poi è una storia così complicata che fai fatica a riassumerla, ha mille diramazioni, hai la costante sensazione di non riuscire a trasmetterla. Ricordo che anche a scriverla ho sempre fatto la stessa fatica. Deve essere la storia che ho raccontato peggio.
Ho avuto un’avvocata – Silvia Tropea del Foro di Roma – rassicurante, oltre che brava. Io arrivavo lì disorientata, tra un viaggio intercontinentale e un secondo viaggio tra Genova e Roma, col treno all’alba e il fuso orario sballato e intanto la vita era andata avanti, avevo problemi freschi di giornata a cui pensare. A un certo punto del secondo processo, mia figlia stava addirittura divorziando; figurati la fatica di stare a concentrarmi sulla Valent. Silvia, oltre ad avere l’assoluto controllo della situazione, è ironica, è divertente, è buona, è una persona profondamente perbene. Ti sembra di avere accanto un trainer bonario che ti fa scivolare via lo stress. E’, quindi, esattamente la persona che vorresti avere al fianco in una cosa del genere. Grazie a internet, al blog e a Barbara (che non linko qui per non mischiarla a ‘ste cosacce) per avermela mandata. Da internet esce sempre il meglio o il peggio, le vie di mezzo sono rare.
Insomma: sono andata quando dovevo testimoniare, Silvia ha fatto il resto e poi è arrivata la sentenza. La Valent è stata condannata a un anno e mezzo di reclusione e al pagamento di ventimila euro di risarcimento danni.
Riporto qualche stralcio della sentenza:
“La persona offesa costituita parte civile [ovvero io] è apparsa assolutamente attendibile, siccome precisa e puntuale nella sua deposizione, nonché priva di particolare accanimento rancoroso nei confronti dell’imputata, nonostante le plurime denunce che ha riferito di essersi vista costretta a sporgere nei confronti della Valent per le esternazioni frequent di quest’ultima (cfr. deposizione in atti dell’agente operante che ha raccolto le denunce ed accertamenti svolti dall’ufficio del PM.)
[…]
Appare quindi indubbio che l’imputata debba andare dichiarata colpevole del reato ascrittole, senza che alla medesima possano concedersi le circostanze attenuanti generiche od i benefici, in ragione della particolare inclinazione dimostrata a commettere reati del genere di quello per cui si procede (vedi sentenza irrevocabile in atti del tribunale di Roma del 21 maggio 2008).
[…]
Visti gli artt. 533, 535 c.p.p., dichiara DACIA VALENT colpevole del reato ascrittole e, per l’effetto, la condanna alla pena di anni uno mesi sei di reclusione e della multa di Euro 800,00, oltre alle spese processuali,
visto l’art. 538 ss. c.p.p., condanna DACIA VALENT alla refusione di spese di costituzione di parte civile, in favore della stessa, che si liquidano in Euro 1.600,00, oltre oneri come per legge, nonché al risarcimento del danno nei confronti della stessa, che si liquida in via equitativa in Euro 20.000,00, oltre interessi e rivalutazione;
[…]
Che effetti pratici avrà questa sentenza? Mah. Per quanto riguarda la condanna alla reclusione, è improbabile ma ormai non impossibile: le sue condanne si accumulano da anni, non sono certo stata l’unica a denunciarla. Dovesse accumulare ancora altri anni di reclusione, la sua situazione finirebbe col farsi delicata e richiedere prudenza, credo.
Per quanto riguarda il risarcimento, invece, è noto a tutti che tra qualche anno – ormai nemmeno moltissimi – dovrebbe raggiungere la sua agognata pensione di europarlamentare. Se per allora saremo entrambe ancora vive, mi unirò alla fila dei suoi creditori, con cocciuta pazienza. Vedremo.
Come mi sento? Be’, sono stata contenta, ovviamente, ma non è che abbia avuto chissà quale trionfante sensazione di vittoria. Tutti quei post della Valent furono causati, in principio, dalla necessità di un “facimmo ammuina” che confondesse le acque per coprire il fatto che la Valent aveva mandato a Magdi Allam delle cose mie affinché le pubblicasse. In questo, lei ebbe l’appoggio pieno dei suoi due consapevoli sodali, Sherif el Sebaie e Miguel Martinez. La differenza tra lei e questi ultimi, è che loro furono più scaltri e prudenti e lei più irruenta e fuori controllo. Ma non è che gli uni siano moralmente migliori dell’altra. E’ solo che l’altra compie reati chiari e diretti, ecco.
Cosa ne è stato di tutta questa gente, a distanza di anni?
Magdi Allam, dopo anni di pellegrinaggi religiosi e di irrilevanza politica, è stato appena trombato alle elezioni europee. Il suo ex Corriere della Sera, nel fare la lista dei trombati eccellenti, si è addirittura scordato di mettere il suo nome accanto a quello degli altri. Cito testualmente, dal giornale che lo ha avuto come vicedirettore: “Tra i bocciati di queste elezioni ci sono anche altri nomi illustri, come quelli di Clemente Mastella, Paolo Guzzanti, Melania Rizzoli, e dell’ex portiere Giovanni Galli.” La foto di Allam è presente alla fine della galleria dei trombati, ma il suo nome non è tra gli illustri. Non credo che siano fieri di averlo avuto come vicedirettore, e mi piace pensare che il suo incidente con me non abbia giovato alla sua reputazione là dentro.
La Valent è semiscomparsa. Qualcuno mi dice che gioca a Farmville su Facebook, perlopiù. Qualunque obiettivo si prefiggesse, nel provocare scandaloni inutili, direi che lo ha mancato.
Sherif el Sebaie è sempre lì, rabbioso, che scrive cose del tipo che è bene condannare a morte i Fratelli Musulmani a centinaia alla volta, ché quello è il modo giusto di trattarli. Mi domando cosa ne pensino Piccardo e musulmani italiani vari. Quest’ultimo, anni fa, gli fece addirittura fare scrivere la prefazione a un suo libercolo da Franco Cardini. Suppongo che se ne sia assai pentito. Per il resto, Sherif non è mai riuscito a richiamare l’attenzione come avrebbe voluto. E, d’altronde, un Magdi Allam in questo paese c’è stato già, non ne serviva un secondo. Ah: non si fa più passare per “dott.”, almeno quello.
Miguel Martinez sta sempre lì appresso ai 5 per mille, come ai tempi della IADL. Stavolta si è impegolato in qualcosa di ecologico, a quanto pare. Sarà una reminiscenza del suo passato nella setta, quando convinceva la gente ad affiliarsi portandoli a vedere nidi di uccelli nei boschi. Dice ancora che trova interessanti gli scritti di Sebaie, contro ogni senso del ridicolo. Pensa a cosa si arriva, quando si hanno vergogne da coprirsi a vicenda.
E il mio ex di allora, Hamza? Qualche volta mi ha mandato dei saluti a cui non ho risposto, mi sembrano cose inutili. Qualche altra volta gli ho detto di mettere al suo posto gente, tipo Sherif o un tizio del Campo Antimperialista di cui non ricordo manco il nome, quando lo tiravano in ballo in polemiche con me, e lo ha fatto. Poi, qualche tempo fa mi ha chiesto se poteva fidarsi di un suo “fratello”, voleva sapere che posizione avesse preso costui ai tempi della nostra diatriba. Gli ho risposto qualcosa del tipo: “Ti dava torto, come era giusto e onesto fare visto che avevi torto. Quindi, sì, direi che puoi fidarti”.
Hamza mi deve della gratitudine per come ho protetto lui e i suoi cari quando c’è stato da farlo, e a prescindere dalle nostre differenze. Fossi stata una donna diversa, ne avrei fatto coriandoli e lo sa. Ma la gratitudine è un sentimento ingombrante che richiede spessore e intelligenza, due cose che in lui non abbondano. Il suo punto di forza è sempre stato un altro: un narcisismo patologico che genera un’energia tutta rivolta verso se stesso, e che è abbastanza forte da convogliare su di sé pure l’energia di chi gli sta accanto. Possiamo chiamarlo carisma, in qualche modo. Ti può attrarre anche se non lo stimi. Se avesse avuto più spessore e intelligenza, del resto, tutto quel casino non sarebbe successo. Mi dicono che, in pubblico, ancora gli capita di dipingermi come una strega cattiva. Si vede che gli è utile, nel senso ampio del termine. Accettare che una possa essere migliore di lui deve essere complicato, per chi si crea un’identità da leader spiritual-politico e qualche volta vuole crederci pure.
In generale, tra protagonisti e comparse, posso ancora ribadire, a distanza di anni, che in questo mondicello attorno all’islam italiano ho incontrato quella che è, in assoluto, la peggiore gente che io abbia mai conosciuto in tutta la mia esistenza. Un ventaglio di personaggi con un ventaglio di storture che avevano la follia a un estremo e la delinquenza nell’altro estremo. E tutte le sfumature dell’una e dell’altra nel mezzo. Mai incontrata una così alta concentrazione di persone spaventose in un unico ambiente. Mai, proprio mai nella vita. E non ho vissuto poco.
Questa consapevolezza è ciò che veramente mi rimane di tutta quella vicenda. E’ interessante ed è utile dal punto di vista esistenziale, dell’esperienza, della conoscenza del mondo. Tornassi indietro, non ci rinuncerei. E’ stata però molto dolorosa dal punto di vista politico e, più in generale, delle cose in cui credo. Il maltrattamento brutale di una passione che era grande. Razionalmente, e anche affettivamente, continuo a credere nelle cose in cui credevo allora. Il mio senso della giustizia non è cambiato, la mia vicinanza e il mio interesse per le parti aggredite del mondo sono intatti. So distinguere tra le persone e i principii.
Ma l’irrimediabile, inutile bruttezza che gravita attorno a cause che meriterebbero difensori migliori rimane lì, ed esserne consapevoli ha un costo, per quanto riguarda l’intensità con cui si vivono le cose e la speranza che possano cambiare.
Ricordo, ricordo bene. Ti conobbi proprio in quel periodo e ricordo tutto. Chapeau, Lia. Ti confesso che ogni tanto cercavo notizie ma di certi soggetti si è perso perfino l’odore. Un applauso, dunque. E un abbraccio.
(era kalabek o qualcosa del genere? allora leggevo di tutto)
Sei molto carina a non linkarmi, capisco perfettamente, ma Silvia è davvero una gran persona, prima che un’ ottimo avvocato. e sono felice che finalmente questa storia ha una sua conclusione
Bella questa serie di epiloghi, trasmettono serenità e soddisfazione. E poi: ” le storie devono avere una loro completezza, non sta bene lasciarle in sospeso” :-)
Si ricordo bene. Ammiro la tua determinazione, altre personalita’ piu’ deboli (come la mia) si sarebbero perse per strada.
La Valent immagino sia diventata europarlamentare in quanto abbronzata.
Un pignoramento di parte della pensione… mmm, se ti assiste Equitalia…