A me il Terzo Mondo piace. Chi mi legge lo sa.
Darei un braccio per poterci tornare adesso, subito. Lavoro per riuscirci, spero tra pochissimi anni. Egitto, Eritrea, Etiopia: c’è una mia domanda di insegnamento in ogni scuola di questi paesi, sogno ad occhi aperti di andarci, e di restarci pure. Lì, ma anche nel resto dell’Africa, del Medio Oriente. Dimmi il nome di un Paese del sud, e vedrai che ci voglio andare.
Ovunque, vorrei andare, tranne che nella mia città.
Io sono di Napoli.
Non voglio andare a Napoli perché non ci potrei lavorare, per esempio.
Non è che sia paurosa: ho insegnato nell’Egitto centrale, roccaforte di tutti i fondamentalismi, e ci stavo una Pasqua. Rifiutando la scorta, a volte fuggendo letteralmente per seminarla. Mai voluta, mai avuta.
E non è che abbia paura della scomodità: ho preso i treni più pazzeschi, per andare al lavoro, e ho convissuto con scarrafoni di tutte le taglie e dribblato ogni avvelenamento alimentare possibile. Non scherza, quanto a spazzatura, nemmeno l’Egitto. Anche se temo che Napoli sia assai peggio.
Né temo di non essere rispettata dagli alunni: li mettevo sull’attenti quando volevo, i miei giovani Muslim Brothers e affini.
Però a Napoli no. A Napoli temo che non ce la farei: immagino che qualche padre mi verrebbe a sparare.
Non potrei insegnare a Napoli.
Perché i miei giovani fondamentalisti poveri in canna avevano dei valori e un senso di sé che prescindeva dalla classe sociale di appartenenza. E il mondo che ti circonda non ti abbandona da sola in trincea, nel Terzo Mondo che dico io.
A Napoli, se finisci nella scuola sbagliata, non puoi contare su un cavolo di niente. Nemmeno su un ABC valoriale di base. Su nulla, puoi contare. E sei solo. Sei anche del tutto inutile, che è la cosa peggiore.
Al Cairo, ci vivevo con 500 euro al mese e una festosa fiducia nel misterioso funzionamento del mondo che mi circondava.
A Napoli, non me ne basterebbero 5000.
Perché devi essere per forza danaroso, nella mia città. O, in alternativa, devi essere integratissimo. Integrato non basta. Ci vuole il superlativo.
Altrimenti soccombi. Non è un modo di dire: muori, proprio.
A Napoli devi pagare a peso d’oro ogni elementare servizio – che dico, ogni diritto – oppure essere il cugino di chi te lo eroga. Se riesci a pagare e ad essere anche il cugino, poi, è meglio.
Non puoi pensare di ammalarti e di cercartelo sull’elenco telefonico, un medico. E le persone normali non vanno in ospedale, a Napoli. Vanno in clinica, se appena possono. Io non conosco nessuno che sia nato in ospedale, per dire.
E io ho bisogno di poterci andare, in un ospedale, se sto male. Non posso permettermi di vivere a Napoli.
Al Cairo vivevo da sola, non avevo la macchina e andavo a spasso a tutte le ore.
A Genova faccio la stessa cosa, con un pizzico di prudenza in più.
A Napoli, prima o poi mi succederebbe qualcosa. Casa di mia madre è stata svaligiata una decina di volte, negli ultimi anni. Per dire. Ed io mi stresso, a stare nei posti violenti. Il Terzo Mondo che dico io è pacifico. Oppure c’è la guerra, che è una situazione chiara e tu sai, più o meno, come ti devi comportare. A Napoli no. A Napoli devi stare in guardia sette giorni su sette, ventiquattro ore al giorno.
Una fatica immane, trovo.
In Egitto, gli autobus passano. Saranno anche pericolanti, ma ci sono.
Io ricordo infinite e inutili attese, a Napoli. Non puoi contare sui servizi, devi essere autosufficiente. Lì sei finito, se non hai la macchina. Ed io non ho voglia di averla, quindi non vado a Napoli.
Non sono abbastanza furba per vivere a Napoli. Non voglio nemmeno esserlo: trovo che la furbizia sia un’intelligenza a corto raggio, e non mi interessa. Mi infastidisce, anche.
Non sono abbastanza povera per vivere a Napoli, ché non potrei vivere in certi quartieri e in certi contesti, ma non mi basterebbe il mio stipendio intero per affittare due stanze in un quartiere decente. Non sono nemmeno abbastanza ricca, quindi.
Non sono abbastanza raccomandata per farmi trattare bene, ma non sono nemmeno abbastanza sfigata da lasciarmi trattare male dal mondo.
Di conseguenza, a Napoli sarei un’abbonata fissa del travaso di bile. E chi me lo fa fare…
A me piace, la mia città. Credo che sia bellissima. Guardare giù da Trentaremi è stato, per tutta la mia infanzia, un’emozione assoluta, un piacere indicibile.
Di più, credo di averla cercata ovunque: in Spagna, in Medio Oriente, ovunque io abbia voluto vivere. E me la ricreo sempre: nel cibo che cucino, nella luce che voglio in casa, nel mare che vado cercando e nelle facce scure, nella decadenza di cose antiche che mi piace avere attorno.
Però non la sopporto, è un dolore costante. Come certi amori assurdi, infelici. Una lascia perdere, a malincuore. Io ho lasciato perdere qualche vita fa. Ma non mi è indifferente: mi incazzo, se solo ci penso. Non la sopporto, non mi piace nemmeno parlarne. Non so perché lo sto facendo.
E’ come una parente che non vorresti avere: una madre alcolizzata, un fratello tossico. Una città incurabile.
Un dolore.
Una mia amica, che di mestiere fa la storica, diceva che segue il destino di tutte le ex colonie, Napoli. Come certi paesi africani, appunto.
Bisogna considerarla un’ex colonia che non riesce a mettersi in piedi, entrare in questo ordine di idee.
Mia madre, invece, che si esprime a metafore, dice che è popolata sostanzialmente da gente che ha metà cervello umano e l’altra metà animale.
Sa essere ‘bastanza dura, mia madre, ma normalmente c’è del vero in quello che dice.
Esiste una Napoli – quella che Bocca definisce ‘plebe’ – che la condizione umana l’ha attraversata da tempo, è andata oltre. Dove, non saprei. Non ho nemmeno molta voglia di saperlo.
Della mia infanzia a Napoli, ricordo i “rattusi”. Un “rattuso” è uno che mette le mani addosso alle bambine, e Napoli ne è piena. A livelli che sfiorano il nonsense. Le mani addosso in autobus, i “psss, psss” in strada, la macchina che affianca il pullmino della scuola e il conducente ti guarda e sillaba: “Lo vuoi vedere?”
E noi bambine che dicevamo di sì, per vedere come erano fatti gli uomini.
E sapere che il tizio che incroci nella stradina deserta che porta a casa mia, a Posillipo, o l’uomo fermo in macchina da solo, si sta facendo una pippa. E’ matematico.
Io, che sono napoletana, ancora oggi controllo istintivamente se ha i pantaloni addosso, il tizio fermo nella macchina davanti a cui mi capita di passare.
E so come ci si comporta, so fare finta di non vedere, so non incrociare gli sguardi, so reagire ferma ma cortese se non si può fare altrimenti. Ci sono cresciuta.
Mi veniva da ridere, in Egitto, con le lamentele delle straniere per le molestie degli egiziani. Non sanno nemmeno cosa siano, in Egitto, le molestie. Dei dilettanti, sono.
L’ultima volta che mi è successo – io ci vado poco, a Napoli – scendevo per la mia stradina tenendo mia figlia per mano, e lei aveva, boh, sei o sette anni.
E questo tizio ci ha visto, si è sbottonato e si è messo a farsi la sua pippa.
E mi sono incazzata, quella volta, e raggiunta via Boccaccio ho fermato una macchina piena di brutti ceffi e gli ho detto: “Sapete dove posso trovare la polizia? Lì c’è uno che si è spogliato davanti a alla bambina!” E loro: “Signuri’, simmo nuie, ‘a polizia!” e gli sono andati addosso, con la macchina in contromano su per la stradina.
E io mi sono allontanata, sempre con mia figlia per mano, sperando che lo facessero nero di botte e pensando che, no, una figlia femmina non avevo voglia di farcela crescere, nella mia città.
Quando vedi che il mondo può essere diverso, non hai voglia di tornare indietro.
Lo stereotipo della città dal cuore buono, della città allegra, mi fa incazzare più di ogni altra cosa. E’ selvaggia, Napoli, nella sua violenza. E’ spietata, è crudelissima. Diventa buona se hai soldi, se puoi essere utile a qualcuno, se hai qualcosa da offrire. Col cavolo che è buona, altrimenti.
Funziona come la giungla: se sei debole, ti mangiano. Vivo.
Eppure è la mia città, e mi appartiene e io le appartengo, è stampata nella mia identità.
In qualche modo la amo ancora, che’ io ho l’amore tenace.
Meglio che mi stia lontana, però.
Non mi piace che mi si faccia soffrire.
Io, proprio perché sono napoletana, me ne sto a Genova.
Oppure, se Terzo Mondo deve essere, me lo scelgo io.
Cara Lia,
probabilmente non sono l’unica tra i tuoi lettori a chiedersi come mai tu abbia deciso di parlare di Napoli e, come probabilmente altri tuoi lettori, vorrei saperlo.
Sul come l’hai fatto sono perplessa.
Forse hai descritto ancora una volta le tue esperienze personali come se fossero universali: farlo e’ un tuo vizio. Te l’ho detto tante volte e tante volte non sono stata d’accordo con te per questo: a proposito di bidelli tanto tempo fa, a proposito di portinai piu’ recentemente.
Ma ogni volta che lo fai mi dai comunque un’occasione per ripensare a quello che do per scontato.
A Napoli non c’e’ solo la camorra, o la complicita’ con la camorra, a segnare il destino di quella bella citta’. C’e pure il vizio di fare ricorso, come se doverlo fare fosse ovvio, a reti di complicita’ (famiglia, conoscenti…) per poter godere dei propri diritti: in ospedale come alla tesoreria provinciale
A proposito di tesoreria provinciale: andai a quella di Napoli a chiedere notizie dello stipendio che non mi davano da mesi: mi hanno chiesto da chi fossi raccomandata, per annotarlo sulla mia pratica!
Succede sicuramente pure a Roma che nei ministeri tengano conto delle raccomandazioni per decidere quali pratiche mandare avanti e quali lasciare indietro, ma non te lo sbattono in faccia. L’ipocrisia e’ importante, e’ un implicito riconoscimento del fatto che i tuoi diritti sono diritti, a prescindere dalla tua rete di supporto: questo riconoscimento manca a Napoli piu’ che altrove. Grazie anche ai difensori di Napoli che si turano occhi, orecchie e bocca pur di difendere la loro citta’.
E’ da quando ho letto il tuo post che ho in mente una vecchia canzone che parla di Napoli. Parla della Napoli dell’ultimo dopoguerra, e il cenno alla prostituzione credo sia obsoleto, vengono da altrove oggi le prostitute. Ma il resto, a leggere i commenti, mi sembra molto attuale.
Dimane?…Ma vurría partí stasera!
Luntano, no…nun ce resisto cchiù!
Dice che c’è rimasto sulo ‘o mare,
che è ‘o stesso ‘e primma…chillu mare blu!
Munasterio ‘e Santa Chiara…
tengo ‘o core scuro scuro…
Ma pecché, pecché ogne sera,
penzo a Napule comm’era,
penzo a Napule comm’è?!
Funtanella ‘e Capemonte,
chistu core mme se schianta,
quanno sento ‘e dí da ‘a gente
ca s’è fatto malamente
stu paese…ma pecché?
No…nun è overo…
no…nun ce créro…
E moro cu ‘sta smania ‘e turná a Napule…
Ma ch’aggi”a fá?…
Mme fa paura ‘e ce turná!
Paura?…Sí…Si fosse tutto overo?
Si ‘a gente avesse ditto ‘a veritá?
Tutt”a ricchezza ‘e Napule…era ‘o core!
dice ch’ha perzo pure chillu llá!
Munasterio ‘e Santa Chiara…
‘Nchiuse dint’a quatto mura,
quanta femmene sincere,
si perdévano ll’ammore,
se spusavano a Gesù!
Funtanella ‘e Capemonte…
mo, si pèrdono n’amante,
giá ne tènono ati ciento…
ca, na femmena ‘nnucente,
dice ‘a gente, nun c’è cchiù!
No…nun è overo…
No…nun ce crero…
E moro pe’ ‘sta smania ‘e turná a Napule!
Ma ch’aggi”a fá…
Mme fa paura ‘e ce turná!
… se vivessi ancora a napoli e dicessi le stesse cose a napoletani, nessuno si infastidirebbe, lia.
cara Lia
io penso che la causa principalissima (scusami l’orrore grammaticale, ma non so come dirlo) che determina tutte le brutture di Napoli sia la camorra. Ti invito a partecipare al dibattito che si tiene sul mio blog o cmq ad accenderlo sul tuo, su cosa si può fare per vivere senza la camorra, mi farà piacere contribuire ancora alla discussione
ciao
il link è questo
http://diciamolanostra.blog.kataweb.it
Ele… mi dispiace, da un lato, che sia finita tra te e quel ragazzo… ma non direi che è finita male. E’ finita, e va bene pure così: siete tanto giovani! Intanto sappi che mi piaceva prima e mi piace ora la tua solarità. Rimani così come sei e non farti mai condizionare da nessun episodio spiacevole semmai dovrai, e spero di no, annoverarne ancora… scusa Lia… piccola cosa fra noi, ma mi ha chiamato e la saluto
qarmida :-)
Eh già…qarmida sei molto dolce e incoraggiante,grazie per l’inaspettata solarità che mi attribuisci…e pensare che mi sento come una leoncina che si stà leccando le ferite dopo uno scontro per la sopravvivenza…perchè è anche vero che la giovinezza,a volte,non ti esime affatto dalla sofferenza.
Scusa Lia!!! Baci rinnovati ;-)
E facile parlare…..vorrei sapere quanti di voi, quanti di quelli ke hanno scritto commenti a questo post sono di Napoli, quanti di loro la vivono giorno per giorno!
Ke bella pubblicità cara Lia.
Sarà pur vero ke non è la città modello, non regna sovrana l’educazione e il rispetto per le cose e x le persone, ma nemmeno voi che rispondete in questo modo lo avete.
Avrai avuto i tuoi problemi a Napoli, ed e scritto tutto tra le righe, ma non puoi ridurre tutto in un post ke “scamazza” ancora una volta una città bella e maledetta come Napoli!!!
Napoli o la si ama o la si odia, non c’è via di mezzo, non puoi dire ke cerchi un po di Napoli nei posti in cui vivi quando poi sei capace di scriverne tutto ciò!!!
Hai detto un sacco di cavolate (x nn dire altro), la gente a Napoli vive cn meno di 500 euro, evidentemente venendo da posillipo sei abituata ad un altro tenore di vita, per questo forse cn 500 euro non ce la fai, sarai abituata alla bella vita!
Io passo tutti i giorni e a qualsiasi ora per zone ke appaiono bruttissime tipo forcella tutti i giorni, e mai mi e capitato nulla…..e poi non mi e mai capitato di vedere maniaci sessuali….secondo me le tue sono proprio manie inutili, vere e proprie fobie!!!
Per quanto riguarda il problema spazzatura e vero siamo in una vera e propria crisi ma il problema credo sia un po più complicato, cercate di informarvi sulle cose invece di sparare sentenze a cazzo…..troppo comodo azzupparsi il pane dentro….ma Napoli anzi le disgrazie di Napoli ormai fanno odience, tutti a parlare, ma se ne dicessero di cose sensate almeno!!!
In quanto a te cara Lia Cerca di essere piu umile….Napoli avrà tutti i difetti del mondo, ma gettarle ancora del fango addosso non serve a nulla!
Evidentemente sei tu ke non sei stata in grado di adattarti…..sempre alla ricerca del troppo mi sa!!
Ti capisco e ti comprendo e concordo. Napoli è uan città bellissima e feroce, ci vivi molto bene solo se sei dentro fino all’osso. Con soldi, o con nugoli di amici, parenti, protettori, Santi in Chiesa.
E’ l’unico motivo per cui, io di cultura sudista 100%, non tornerei mai più al sud. Devi stare sempre in guardia. E diventi feroce.
Però qui a MI c’è un altro tipo di ferocia, e non è bello. Forse pure più brutto perché non te lo aspetti, è un’aggressività e una spietatezza mascherati da buone maniere. E pericoloso, ti vedono che attraversi e accellerano. Sempre.
Qui a MI centro. Perché la periferia è piena di napoletani..
ciao Lia, e dimmi del coperchio io aspetto:)
Boh
ale ti avrà detto che sono un attento tuo lettore!
oggi ti scrivo anche… per chiederti un consiglio… o meglio …
un titolo di un libro…
un libro dal profumo orientale, un libro carico di mercati e di spezie, di speranza e di malinconia… un libro “clandestino”…
che mi dici?
uno di quelli che trovi solo in cima agli scaffali…
ciao.
dan!
ed io che ero arrivato qui per ringraziarti della traduzione di Leaving Beirut che ho trovato su canzoni contro la guerra…
lo faccio comunque, anche se ho dovuto leggere quest’ammasso di luoghi comuni (ed inesattezze a iosa), autoreferenziali e densi dell’astio di cui solo una “posillipina in trasferta” sarebbe capace.
statt ‘bbona piccerè
Salvatore
Ma quanto concretismo si vede in giro…Lia il tuo post è bello, appassionato e colorato. punto :-)))
il degrado della mia citta’ (Catania) in tempi non sospetti.
http://www.youtube.com/watch?v=p8rc18NXWxk
Io sono di Napoli e sinceramente ci vivo ottimamente.
Certo come in tutte le città ci sono i pregi e i difetti ma in in questo intervento non ho letto 1 pregio di Napoli.Sarà forse che Lia è rimasta turbata per qualche cosa di grave che le è successa a Napoli,ma io sono d’accordo con qualche post precedente,una che parla così è a dir poco una disadattata.Ho letto una serie di soliti luoghi comuni su Napoli che magari posso aspettarmi da altra gente ma non da una vera Napoletana.Quindi Lia non vedo perchè tt qst accanimento sulla città di Pullicinella,se non vuoi tornarci nessuna ti obbliga,Napoli sicuramente saprà fare a meno della tua presenza.
Povera Lia…sù via gente,possibile che tutti quelli che si stanno accanendo,offendendo,amereggiando per questo post, non riescano a scorgere tanto amore verso la propria città tra le parole dure ed esplicite che pure sono state scritte?
Eh già che Lia non ha bisogno certo di essere difesa…ma in fondo non vi sembra che si stia esagerando?Se tanto accanimento ed energia venisse spesa per indignarsi allo stesso modo per tutti i problemi che affliggono la città, sarebbe sicuramente più produttivo a mio avviso.E’ fin troppo facile prenderla sul personale e colpire la persona…
Comunque basta,personalmente non leggerò più altri commenti a questo post,perchè ormai mi fanno persino più male del vedere scuole chiuse e montagne di spazzatura che bruciano…se c’è chi preferisce pensare a Pulcinella…che lieto sia!
Ciao Lia…ho letto dlla prima ll’ultima pagina del tuo blog stando un week end ntero appiccicata allo schermo…l’ho trovato bellissimo…quello che continuo a non spiegarmi è perchè sei ritornata dal cairo….c’era l’amore nelle tue scritture serali…anche quando litigavi con gli egiziani che non capivano un tubo…mi sono appassionata al tuo blog e continuo a leggerlo con molto interesse…
Venendo alla discussione di oggi….io sono NAPOLETANA…vivo all’estero da quando avevo 18 anni perchè la mia adolescenza non è stata facile per le strade di napoli…scippi vari litigi con automobilisti e maniaci a manetta…(si sisgnori miei….i maniaci di cui parlava Lia esistono davvero….)entro nel palazzo di casa mia(avevo 11 anni) un caro ragazzo mezzo fatto che tira fuori i suoi attributi chiedendomi di toccarlo!!!!)sulla strada della doganella dove c’era l’oratorio dei salesiani macchine ferme ad ogni ora con dei vecchi “rattusi” a masturbarsi quando vedevano passare noi ragazzine…un tipo del mio quartiere che tutte le mattine quando passavo per andare a scuola si faceva le pippe in un portone p er farsi vedere da chi passava…insomma i maniaci esistono eccome…da quando ho preso la patente holitigato in maniera assurda…prima con un povero tassita che parcheggiando il suo bel taxy in seconda fila mi sale letteralmente sulla fiancata della mia macchina nuova!!! e mi dice pure…vabbuo’ ja…non è successo niente… si è fottuto di paura quando gli ho detto o mi dai i documenti o chiamo subito la polizia…un tipo che solo perchè mi sono permessa di farlgi notare che non aveva messo la freccia mi ha tirato giu’ una serie di bestemmie da far impallidire chiunque… chi ti manda a quel paese perchè ti fermi al semaforo…. quando lavoravo in un call center di telefonia di notte….impallidivo all’idea di dover tornare a casa in piena notte..una sola volta mi sono trovata affiancata da due scooter con 4 bei tipi sopra che guardavano dentro…volevo morire dalla paura…mi hanno rubato catenine e oggetti vari…mi hanno rubato la targa del motorino…e poi anche il motorino…mi hanno rubato la mia prima macchina per un’unica sera che non l’avevo messa in garage….vi rendete conto??? e da li’ ho deciso che non avrei mai piu’ vissuto a napoli…la porto nel cuore per carità…la amo…ma la psso amare solo ed esclusivamente da lontano….ci vengo per un giorno ma dopo non riesco piu’ a starci….è la realtà…terribile ma vera…e basta col sentirsi mortificati!!!!basta col difendere napoli e i napoletani!!!!invece di sentirvi umiliati…mettetevi insieme fate delle associazioni provate ad alzare la testa…invece di crogiolarvi nei problemi di tutti i giorni…provate a gridare le ingiustizie..provate a cambiare la situazione….facile restare fermi a sentirsi continuamente accusare…reagite allora!!!P.s.
ultima cosa…mio padre aveva un negozio in centro…sapete quante volte gli hnno chiesto il pizzo??? un’infinità..ebbene mio padre ha sempre rifiutato…sapete quante volte siamo stati con la paura che ci bruciassero il negozio???????Beh cari napoletani c’è solo da rimboccarsi le maniche..
Io non sono napoletano ma sono un “immigrato” spostatomi da una cittadina piemontese al capoluogo emiliano.
Non ho mai avuto incontri strani,paurosi nel mio paese natale piemontese ma quando ci torno non vedo l’ora di lasciarlo. Meno ci sto e meglio è.
Eppure me lo porto dentro anch’io come tutti voi con i suoi ricordi lontani,le vie cancellate dal progresso.
Non è per caso che questa repulsione che proviamo quasi tutti sia dovuta ad altri motivi e non ad incontri rattusi ravvicinati?
Pensateci un attimo.
Forse anche se i ricordi positivi sono di gran lunga più numerosi dei negativi rimane quella repulsione strana che appare appena vedi il cartello all’entrata della città.
Vorrei girarmela da solo di notte la mia città piemontese e la mattina ripartire..sì,credo sia una buona soluzione.
Sono Susy e sono una lesbica.
Volevo solo dire a Lia che su parecchie cose sono d’accordo con lei.
Ognuno ha le sue opinioni su Napoli ma mi raccomando ragazzi,non c facciamo prendere dallo spirito napoletano,cerchiamo soprattutto di ricercare sempre la giustizia.
Senza offesa Susy:
Sono Ele e sono eterosessuale,mi piace la nutella e preferisco il gelato alla gianduia a quello al cioccolato…Ma ci si può presentare così?!Poi farlo quì che senso avrebbe?Tante battaglie per niente….
Lia,sento di essere senza freni ultimamente…se ritieni MODERAMI pure,non mi offendo…a casa tua poi,ci mancherebbe! :-))
ho vissuto a napoli dieci anni, tra università e dottorato, abitando nel centro storico, perché gli affitti erano meno cari, e per la vicinanza alla mia facoltà. Di rattusi, sinceramente non ne ho incontrati, ma gli scippi e gli schiaffi dai motorini li ho conosciuti ed anche la versione violenta di quest’ultimi: al posto dello schiaffo una catena… Napoli mi ha insegnato molto, mi ha insegnato a vivere. Mio marito mi dice sempre che dopo napoli posso vivere dovunque… ma è anche vero che la mia infanzia l’ho passato in egitto e il resto della vita in giro per il mondo. Ma, ti asicuro, cara Lia, ci sono posti molto peggiori.
un caro saluto kim
ma qual’è il fulcro di questa discussione? se napoli è o non è la peggiore città del mondo? mi sembra un po’ sterile? vogliamo passare ora ad esaminare le cause e magari a fare proposte?
Finalmente ti ritrovo! Ti avevo persa ma ora sei qui, abbiamo alcune cose in comune: due napoletane con gli stessi ri-sentimenti e l’Egitto.
Liliana
Cara Lia, oltre a dire che mi piace molto quel che scrivi, vorrei possibilmente un chiarimento: in passato ricordo di aver letto – e lo confermi in questo articolo – che saresti rimasta al Cairo, via da questo paese che tanto ti logorava; non riesco, invece, a trovare dove hai scritto il motivo del tuo rientro in Italia, a Genova…come mai sei di nuovo qui? eri così felice della tua nuova vita in Egitto -.-
Ciao
Nader: http://www.ilcircolo.net/lia/000810.php
Grazie del link! quindi è stata una scelta dettata da convenienze/necessità; però libertà e felicità non hanno prezzo e al Cairo non si vive male, se si chiude l’occhio occidentale che è impresso a fuoco in molti di noi! Al Cairo c’è tanta gente che vive alla giornata, tanta gente fatalista e s’impara ad accontentarsi, sentimento che noi occidentali conosciamo poco.
Bene, concludo augurandoti di poter far ritorno nella tua amata città o comunque in una città che non sia in questo paese ormai alla deriva, ma non dispero…ormai anche qui sono presenti molte etnie e tante sono nordafricane.
Ciao e ancora grazie