Vabbe’, è chiaro: non esiste niente di più umorale della cucina ed io in questi giorni non ho voglia di cucinare. Il risultato è che mi è appena impazzita la pasta frolla. Sono stupefatta. Non credevo nemmeno che fosse possibile, un simile fenomeno. Ho fatto impazzire la pasta frolla, sì. Io.
L’idea, comunque, sarebbe quella di avere qualche pastiera per casa, in questi giorni, ché è sempre una buona idea e, cari concittadini, diciamocelo: i nostri benedetti struffoli, fuori dai confini della Campania, non piacciono a nessuno. Facciamocene una ragione e andiamo di pastiera, appunto.
Sì, sono dei selvaggi, lo so.
Poi non lo so, se davvero riesco a stare tutto un Natale senza struffoli. Magari li faccio per Capodanno. O il 3 gennaio, boh. Ho del miele siciliano al limone donatomi da un’amica, chissà che non ci stia bene. Uhm. Certo che fare tutti quei pallini, che cosa noiosissima. Non lo so.
E poi potrei lanciarmi, a distanza di molti anni dal mio ultimo tentativo, e provare a fare il babà. Perché, lo confesso, esiste tutto un campo della pasticceria in cui io sono negata, ed è quello degli sciroppi di zucchero. Io non so per quale motivo, ma gli sciroppi di zucchero non mi vengono. O viene fuori acqua fresca o mi appaiono le caramelle, direttamente. E’ molto frustrante e parecchi anni fa mi incaponii e cercai di venire a capo del problema. Il risultato fu talmente deprimente – e dispendioso, ché buttai un centinaio di uova e ancora me la ricordo, la mia cucina in cui si navigava tra i gusci ed io praticamente in lacrime – che non ci provai mai più.
Potrei provare ad affrontare il tabù, sì. Ché, poi, lo sciroppo del babà sarebbe semplice, in teoria. Il passo successivo sarebbe quello per i tocinos de cielo, ma qua già andiamo sul difficilissimo, e forse mi serve lo speciale termometro per sciroppi di zucchero che, ricordo, all’epoca del mio trauma costava 100.000 lire ma adesso costerà molto di meno, sicuro. Ci devo pensare.
Il fatto è che, per quanto riguarda il babà, io possiedo niente di meno che la ricetta di Don Carmine che, attorno al 1890, era il cuoco di mio bisnonno Mimì, in quel di Cesinali.
Ed è la ricetta che poi si è tramandata tramite mia nonna Giulia, che del babà era artista e maestra perché lei sapeva cucinare solo cose belle da guardare e mai si sarebbe sognata di fare cose maschie e schiettamente buone come le lasagne dell’altra nonna, quella paterna. Tu capisci, quindi, che mettere in pratica tanta storica ricetta e poi cadere sullo sciroppetto è da suicidio, e non conosco modi migliori per rovinarsi un Natale. Quindi ci provo magari il 28, tipo. Senza che nessuno mi guardi. Se mi viene voglia, che non lo so.
Io credo di averla già postata, ‘sta ricetta. Boh, non mi ricordo. Visto che ho la pasta frolla infortunata in frigo, comunque, in attesa che resusciti, adesso prendo e la riscrivo.
La dedichiamo – molto umilmente, per carità! – a questa signora qua, che fa quello che io vorrei fare nella prossima vita e che, per giunta, mi ha fatto tornare in mente un po’ di vecchi paesaggi e vecchie storie, recentemente, ché il mondo è piccolo, il web pure e le coincidenze sbucano da dove meno te lo aspetti: da bambina conosceva un signore , lei, che è stato il primo uomo ad avermi regalato dei fiori. Quando io avevo 8 anni. Abbiamo della geografia in comune, e questo è il risultato.
Il Babà di Don Carmine e di Nonno Mimì. Cesinali, 1890.
Farina, gr. 500
Uova, due intiere e 10 torli
Burro, gr. 200
Sugna, gr. 100
Lievito di birra, gr. 30
1 cucchiaio di zucchero
1 cucchiaino di sale
Setacciate la farina e prendetene la quarta parte che scioglierete in una tazza con il lievito e circa due dita d’acqua appena tiepida, in modo da avere una pasta piuttosto molle; coprite la tazza e mettetela in luogo tiepido. Dopo circa un quarto d’ora, il lievito avrà raddoppiato il suo volume. Versatelo allora in una bacinella dove avrete messo il resto della farina, le uova, il burro, la sugna, lo zucchero e il sale. Impastate tutto con la mano e poi lavorate con forza la pasta, sollevandola con le dita e sbattendola energicamente contro le pareti della terrina. Dopo 5 o 6 minuti, la pasta dovrà essere liscia, vellutata ed elastica, e dovrà staccarsi in un solo pezzo. Mettete la pasta a crescere e, quando è cresciuta, SI ROMPE e, con la punta delle dita, si versa nelle forme, già imburrate, e si rimette a crescere in luogo tiepido. La pasta dovrà occupare più di un terzo nella forma, o formina a bicchiere. Dopo un’ora o due, sarà salita fino all’orlo dello stampo. Infornate, tenendolo per circa 20 minuti in forno di buon calore, finché diventa oro. (Diceva Nonna Giulia a 375 Fahrenheit, ma lei viveva in Canada). Controllate se è cotto con un lungo ago. Sformare il babà e, caldo, immergerlo in una vaschetta dove si è preparato lo sciroppo.
E qui è dove io rovino tutto.
Sciroppo: metto sul fuoco mezzo bicchiere d’acqua e 3 cucchiai di zucchero (queste sono le proporzioni, poi mi regolo su 4 bicchieri). Faccio bollire, tolgo dal fuoco e ci mescolo 2 bicchierini di rhum scuro con l’aggiunta di mezzo arancio.
E non mi viene, porca miseria.
A quel punto, piango.
Vabbe’. Tanti auguri e baci a chi passa, comunque. Qui si va a Milano dalla famigliola, stasera, e poi si vede.
Tanti auguri Lia,
per un Buonissimo Natale,
per un 2008 dolce e abbondante di bellezze,
e per un 46mo pieno di vita ispirante nuovi, avvincenti ed emozionantissimi posts per tutti noi che non vediamo l’ora di leggerti! :)
Un abbraccio
Gio
Mentre tu piangi sulla ricetta non riuscita io impreco sulla sindaca di Milano.
Ti giro quello che ho già diffuso, pubblicato sul mio blog e insistendo ovunque posso.
Ho bisogno di far sapere e di verificare se i morattici deliri si siano abbiano contagiato anche altri.
augusta
Grazie per l’attenzione e anche, per chi lo vorrà, per la diffusione
Sono di fretta, soprattutto perché mercoledì parto per un viaggio di Confronti fra Israele, Palestina e Giordania, ma non posso non cercare di informare alcune persone di cui mi fido in merito a una questione su cui sono stata indotta a ragionare a seguito di fatti di cui siamo venuti a conoscenza.
L’occasione oggi é una circolare Moratti che esclude dai nidi i bambini i cui genitori non siano in regola con il permesso di soggiorno
Per avere il testo dell’oscenità morattica andare al sito web del comune di Milano e cercare la Circolare n. 20 del 17 dicembre 2007, Iscrizione alle scuole dell’infanzia anno educativo 2008/2009.
Qualche persona il cui ruolo lo consenta se la può procurare e socializzare (offro lo spazio dei commenti del mio diario elettronico: altro non ho)?
E adesso la mia richiesta:
perchè i responsabili politico-istituzionali, culturali (soprattutto se leader di associazioni che trovano spazio anche nei, spesso per altri blindati, quotidiani locali) non interrogano il comune ove risiedono (esistono pur sempre consiglieri comunali che si possono assumere il compito della ricerca senza che per attivarli vengano riempite improbabili piazze) per sapere se vi siano altre circolari o omogenee ferree consuetudini che escludano dai nidi i figli di chi non è in regola con il permesso di soggiorno?
Ne potrebbe venire un quadro generale di estremo interesse.
Attenzione: Non accetto obiezioni relative alla miseria di posti nei nidi, problema che conosco bene, ma vorrei sapere se è praticato un rifiuto relativo a uno status collegato alla nascita. Il che nelle mie categorie si chiama razzismo.
Dopo, ma solo dopo, vengono -ed é dramma reale- le discussioni sui regolamenti per l’accesso
Negli ultimi post del mio blog (22 e 23 dicembre) ho anche riportato le norme che, a mio parere, rendono anche illegale la decisione della sindaca
Buon Natale e buon anno (tornerò l’8 gennaio e andrò con ansia al mio bloge ad Haramlik pervedere si ci sono novità
Augusta De Piero
Via Gemona 78
Udine
^___^ ..per lo sciroppo.. hai provato a invertire le proporzioni? il mio “artusi” da 600 gr di zucchero per tre decilitri d’acqua.
A parte le proporzioni …(quelle dell’Artusi mi sembrano esagerate come quantità di zucchero) mi pare importante il tempo: far bollire per quanto?
E poi un’altra cosa: siamo sicure che non sia meglio immergere i babà ben freddi nello sciroppo? Addirittura un po’ raffermi (come il pane della panzanella) in modo che non si trasformino in una pappa?
Buone Feste e Buon compleanno :-)
(sono negata anch’io per gli sciroppi…)
Beh, a me gli struffoli piacciono da impazzire, e sono bolognese, vedi un po´tu!
Le tradizioni vanno rispettate, a tutti i costi. Sono quelle cose che servono a ricordarci il nostro passato, la nostra infanzia e a ricordarci di trasmettere qualcosa alle nuove generazioni.
Rispettarle è un dovere morale.
Quindi, di corsa in cucina a preparare lasagne e struffoli.
Per quanto riguarda le caramelle, magari c’è qualche anima pia a cui rifilarle, nel caso.
Tipo un fratello o fattorini vari.
Tutto fuorché campana, ma stravedo per gli struffoli.
Buon Natale in ritardo, buon anno in anticipo. :-)
Ehi!
Ce l’avevo anch’io la nonna Giulia, che faceva un buonissimo babà!
Ma guarda tu!
Che aspetto ha la pastafrolla impazzita? Terribile come quello della maionese?
Buon anno, Lia:-*
Grazie. :)***
Buon anno a tutti.
E benvenuto a’sto 2008, dai. :)