Metto in homepage la seconda parte del vibrantissimo discorso di ‘sta Julia incazzatissima.
Perché lo trovo salutare e limpido e perché adoro il funzionamento cristallino, diretto e senza fronzoli dei cervelli spagnoli. Io potrei aggiungere cose, discuterne altre, rivedere e approfondire particolari e puntualizzare e tutte ‘ste cose ma, che vuoi che ti dica: questo modo di pensare “recortado a la luz del mediodía” lo ammiro, lo invidio e prendo appunti, quando ci incappo.
Carta a Lia 2:
Hasta aquí parece que Lía y yo estamos de acuerdo. Lo que nos queda por resolver es lo otro. ¿Por qué defender Palestina o a los libaneses o a los iraquíes es sistemáticamente instrumentalizado por el “spaghetti Islam” para que parezca que lo que tú dices sintoniza con sus principios, que por otra parte sólo los he visto en el “spaghetti Islam” y no en los musulmanes de toda la vida de Alá?
Según mi opinión nadie en su sano juicio puede convertirse al Islam ni a ninguna otra religión. Mal que nos pese, somos lo que somos y lo que buscamos en la vida no nos lo va a dar ninguna conversión mágica. Nos podemos auntoengañar, pero si somos inteligentes, esto también pasará, porque en la vida todo pasa.
Entonces ¿qué pasa con el spaghetti Islam? Pues no lo sé. Según mi opinión esta gente son una panda de indocumentados sin personalidad (que traducen el Corán desde una lengua europea haciendo ver que lo han traducido del árabe, por poner un ejemplo). También son un atajo de aprovechados que se han montado una organización con ánimo de lucro, contraria de base a los principios del Islam, por la que fingen defender los derechos de los musulmanes en un país que no es el suyo, en el que no conocen bien la lengua ni el funcionamiento de las instituciones. Vamos, unos caradura, que se nutren de las carencias de los demás para sobrevivir.
O si no, ¿cómo se entiende que alguien pueda evolucionar del anarquismo violento a una interpretación del Islam que no sé de dónde se ha sacado? ¿Por qué en 6 años en Egipto no conozco a ningún polígamo ni a nadie que defienda esta mierda pero sin embargo sí conozco conversos italianos que defienden esto? Porque se le hace caso a gente que para mí no merece ni el más mínimo de los respetos.
¿Por qué hablo de “spaghetti Islam” y no de “paella Islam”? Porque a mí no me interesa ni lo más mínimo esta gente y nunca me he metido ni siquiera en una web de conversos españoles. Me dan igual. Si conozco algo del “spaghetti Islam” es por Lia. Para mí son una caricatura, que sólo me hacen reír. Si alguien equilibrado quiere entender lo que es el Islam, que estudie y que se pase una temporada en un país “islámico”. Ahí descubrirá que el Islam es una religión como otra, con sus contradicciones, con sus cosas buenas y malas. Que los musulmanes son personas como nosotros. Que los hay más religiosos y más ateos, que los hay que intentan llevar una vida según los principios del Islam y los hay que pasan más del tema. Que los hay hipócritas y los hay que no. Vamos que yo no veo ninguna diferencia con nuestros cristianos. En mi familia hay ateos, gente del Opus Dei, agnósticos y gente que ni se plantea esto de la religión.
Y ya termino diciendo algo que para mí no necesita explicación. Si aceptamos el cristianismo como modelo de vida tenemos que aceptar también el Islam, y si no aceptamos el Islam, tampoco el cristianismo. Que estoy hasta el moño de que se confunda la velocidad con el tocino. Que defender a un país como Palestina o el Líbano, donde viven musulmanes chiís y sunnís, drusos y cristianos (armenos, griegos, ortodoxos etc) no es defender a Hamás, ni a Fatah, ni a Hezbollá ni al Islam en sí. Que uno no se puede pasar la vida pensando en lo que pensarán los demás ni en cómo interpretarán tus palabras. Ese es el problema de los demás. Y que la distancia más corta entre dos puntos es la línea recta. Todo lo demás, a mí me sobra.
Traduzione:
Lettera a Lia II (Qui la prima parte)
E, fino a qui, pare che io e Lia siamo d’accordo. Rimane da risolvere l’altra faccenda: com’è che difendere la Palestina, i libanesi o gli iracheni finisce con l’essere sistematicamente strumentalizzato dallo “spaghetti-islam”, tanto da fare sembrare che ciò che uno dice sia in sintonia con i loro principi – principi che, d’altra parte, io ho visto solo nello “spaghetti-islam”, e non certo nei musulmani di tutta la vita e di Allah?
Secondo me, nessuna persona sana di mente può convertirsi all’islam né a nessuna altra religione. Per quanto ci possa dispiacere, siamo ciò che siamo e nessuna conversione magica ci può dare ciò che cerchiamo nella vita. Possiamo anche autoingannarci ma, se siamo intelligenti, poi ci passa, ché nella vita tutto passa, prima o poi.
Qual è, allora, il problema dello “spaghetti-islam”? Be’, non lo so. A me pare che questa gente sia una combriccola di disinformati privi di personalità (che traducono il Corano da una lingua europea facendo credere di averlo tradotto dall’arabo, tanto per fare un esempio). E sono anche una gang di approfittatori che sono riusciti a mettere su un’organizzazione a fini di lucro, basicamente contraria ai principi dell’islam, con la quale fingono di difendere i diritti dei musulmani immigrati in un paese che non è il loro e di cui non conoscono bene né la lingua né il funzionamento delle istituzioni. Delle facce di bronzo, insomma, che si nutrono delle debolezze altrui per sopravvivere.
E sennò, come si spiega che qualcuno possa passare dall’estremismo extraparlamentare a un’interpretazione dell’islam tirata fuori da chissà dove? Come mai io, dopo sei anni in Egitto, non conosco nessun poligamo né nessuno che difenda ‘sta merda mentre conosco, invece, diversi convertiti italiani che lo fanno? La risposta è che, secondo me, qua si presta attenzione a gente che non merita il minimo rispetto.
Perché parlo di “spaghetti-islam” e non di “paella-islam”? Perché a me questa gente non interessa minimamente e non sono mai nemmeno entrata in un sito web di convertiti spagnoli. Mi sono indifferenti. Se conosco qualcosa dello “spaghetti-islam” è tramite Lia. E mi sembrano delle caricature, mi fanno solo ridere. Se una persona equilibrata vuole sapere cos’è l’islam, che lo studi e che passi un periodo in un paese “islamico”. Lì scoprirà che l’islam è una religione come un’altra, con le sue contraddizioni, con virtù e difetti. Che i musulmani sono persone come noi. Che ce ne sono di più religiosi e di più atei, che ci sono quelli che cercano di vivere secondo i principi dell’islam e quelli che invece se ne fregano di più. Che alcuni sono ipocriti e altri no. Insomma, che io non vedo nessuna differenza con i nostri cristiani. Nella mia famiglia ci sono atei, c’è gente dell’Opus Dei, ci sono agnostici e c’è gente che manco ci pensa, alla religione.
Concludo dicendo una cosa che, secondo me, non ha bisogno di spiegazioni: se accettiamo il cristianesimo come modello di vita dobbiamo accettare anche l’islam, e se non accettiamo l’islam non dobbiamo accettare neanche il cristianesimo. Perché io sono stufa di vedere gente che “confonde la velocità con la pancetta”, che prende Roma per Toma. Difendere paesi come la Palestina o il Libano, dove vivono musulmani sunniti e sciiti, drusi e cristiani (di rito armeno, greco, ortodosso e così via) non vuol dire difendere Hamas, né Hezbollah, né Fatah né l’islam in sé. Che uno non può passare la vita a preoccuparsi di come pensano gli altri o di come si verrà interpretati. E’ un problema altrui.
Io credo che la distanza più corta tra due punti sia la linea retta. Il resto, per me, è di troppo.
(Se ne discute anche nel post sotto)
Buone ferie a tutti.
ESTERI
Il Parlamento: si rischiano fino a due anni di carcere
Un’eccezione: la pratica resta consentitta “Per necessità medica”
“Mai più donne mutilate”
l’Egitto vieta l’infibulazione
di FRANCESCA CAFERRI
ROMA – Le mutilazioni genitali femminili in Egitto sono reato: lo stabilisce una legge approvata sabato dal Parlamento, allargando il provvedimento dello scorso anno che già vietava la pratica negli ospedali e nelle cliniche private del paese.
La nuova legge è parte di un pacchetto di provvedimenti per l’infanzia che fra l’altro innalza l’età minima per contrarre matrimonio da 16 a 18 anni e consente alle madri di registrare i figli sotto il proprio nome. Arriva dopo una lunga battaglia che in Parlamento ha visto i rappresentanti dei Fratelli musulmani – che sono il maggiore gruppo di opposizione ma risultano registrati come indipendenti – battersi contro il governo: secondo il partito islamico le nuove norme “minano i fondamenti della famiglia egiziana”.
In base alla nuova normativa l’escissione (l’ablazione parziale o totale degli organi genitali esterni femminili) è punibile con una pena da tre mesi a due anni di reclusione o con una multa compresa fra 1.000 e 5.000 lire egiziane (fra 118 e 590 euro). La nuova legge tuttavia non può essere considerata una vittoria totale da chi si batte contro le mutilazioni. Lascia infatti aperta una finestra, stabilendo che l’escissione può essere praticata in caso di “necessità medica”: un cavillo che può essere facilmente usato per continuare la vecchia pratica.
Già lo scorso anno, una prima legge – approvata sull’onda delle polemiche generate dalla morte di un’undicenne – aveva provato a bandire le mutilazioni proibendole negli ospedali e nelle cliniche, ma di fatto gli interventi erano continuati. La morte di una seconda ragazzina poche settimane dopo l’entrata in vigore della norma aveva spinto il Parlamento a tornare sui suoi passi e a studiare una legge più dura: quella attuale appunto.
Ma la strada che ha portato al risultato di sabato è molto più lunga: è dalla fine degli anni ’90 che la pratica delle mutilazioni è in discussione in Egitto, grazie alla pressioni fatte dalle associazioni non governative europee (Non c’è Pace senza Giustizia e Aidos, solo per citarne due), al lavoro dell’ex ministro Emma Bonino e della moglie del presidente egiziano Mubarak, Suzanne. L’azione delle due donne aveva portato negli anni scorsi alla condanna delle mutilazioni sia da parte del patriarca copto che delle autorità di Al Azhar, l’università del Cairo considerata il cuore dell’Islam sunnita.
Benché sia diffusa l’idea che la mutilazione sia prevista dai testi sacri come “purificazione” per le donne, di questa pratica non si trova traccia né nel Corano né nella Bibbia. In Egitto il 96% delle donne, musulmane o cristiane, subiscono mutilazioni sessuali, secondo uno studio condotto dall’ufficio governativo demografico nel 2005 su donne fra i 15 e i 49 anni.
Le mutilazioni consistono nel taglio delle labbra della vagina e nella chiusura dell’organo genitale femminile: solo un piccolo foro viene lasciato per far fuoriuscire l’urina. Una volta infibulate le donne non provano piacere sessuale, hanno difficoltà a partorire e sono ad altissimo rischio di contrarre infezioni.
(10 giugno 2008)
Pensa: il commento di Senza Parole mi rimanda ai bei tempi antichi di questo blog, quando non si faceva altro che dovere ribadire l’ovvio, ripetere sempre le stesse cose etc.
Vediamo, Senza Parole: cosa vuoi dire, esattamente, con il tuo commento? Spiegalo con parole tue, dai.
Bhe invece Giulio Romano che imperturbabile lascia i saluti è fantastico. E’ lui il vero filo di continuità del blog. Buone ferie a chi è partito e chi partirà.
Torniamo un attimo a Julia. Lei dice: “nessuna persona sana di mente può convertirsi all’islam né a nessuna altra religione. Per quanto ci possa dispiacere, siamo ciò che siamo e nessuna conversione magica ci può dare ciò che cerchiamo nella vita”.
“Convertirsi”, in effetti, è una parola troppo grossa. A me pare che ognuno di noi abbia davanti a sè una strada difficile, tortuosa e nebulosa in mezzo ai boschi e di tanto in tanto alcuni segnali messi lì a guidarci nel caos totale. Il segno è il tuo segno e quindi lo riconosci, non puoi proprio ignorarlo e, se lo ignori, poi sbagli strada e perdi tempo.
Ma anche sbagliare strada potrebbe essere un modo per azzeccarci, forse. Vedere altri segni che nella strada più liscia non avresti mai incontrato… E, al posto di perdere tempo, saltare proprio, ad un certo punto.
La fede non è credere nella Bibbia, nel Corano o nei Veda, ma riconoscere – nei libri, nella vita stessa, nelle persone, nei popoli e nella storia – le tracce di un sistema organizzato, di una struttura più ampia di come ci era apparso il mondo fino a qualche attimo prima.
Io non so se ci si converte a questo. So solo che ero atea e poi, quando ho iniziato a vedere un ordine cosmico nel piccolo come nel grande, non lo sono stata più. E’ successo e basta ed ora non torno indietro, perchè i miei pensieri sono organizzati in un certo modo e quando guardo il mondo, non so più non vedere certe cose. Ho scelto l’islam perchè mi pareva fattibile, perchè ci ho creduto davvero che, fai questo e fai quello, poi diventa tutto semplice.
E invece no. La vita è complicata e non esiste nessuna norma codificata valida per tutti che ci protegge da qualsiasi errore possibile.
Ma se si legge bene il Corano dice proprio questo: che devi sbattere i denti, imparare dalle esperienze e fidarti.
Fidarti della vita, sostanzialmente.
Anche quando le cose vanno male, perchè sicuramente ci sarà un motivo valido.
“La vita andrà bene, fa niente cosa succede”.
Più islam di così!
Belìn quanto quoto i discorsi di Julia qui sopra.
In ogni caso assicuro che in italia ci sono anche convertiti “normali”, grazie a Dio!
Solo che non si fanno sentire.
P.S. in realtà anch’io me li sto riorganizzando post dopo post i pensieri sull’islam. Poi di “islam dei musulmani di tutta la vita e di Allah” ne ho visto ben poco, quindi non so. Sono partita dalla sfera ideale e continuo nella sfera ideale e probabilmente proprio in questo si sentirà tutta la mia “italianità”, quella tipica maniera di approcciarsi alle questioni in un modo dannatamente teorico e sempre troppo poco pratico.
Fatto sta che, nei fatti, se non è l’islam ad adeguarsi alla vita reale, si rischia di costringersi a vivere dentro una campana di vetro che con la vita non ha nulla a che fare. Si smette di vivere.
E la religiosità servirebbe invece per respirare il mondo a pieni polmoni, non a bloccarti la circolazione dell’aria e del sangue e del cervello.
Vedere il mondo dall’alto e tutte quelle cose lì, non perdere il contatto con la realtà, sennò non vale.
Un islam che cristallizza la verità al posto di farla germogliare ovunque è un islam fallito.
Ma chi l’ha detto che sia proprio quello morto l'”islam vero”?
Io mi trovo a questo punto del ragionamento.
Non so esattamente come andare avanti, ma non mi preoccupo più di tanto.
Aver recuperato un minimo di attività cerebrale è già una conquista grossa. Non posso esagerare, adesso. Potrebbe farmi male, sono ancora troppo delicata.
E sinceramente ho solo voglia di riderci un po’ su, perchè c’è davvero del ridicolo in tutto questo.
Che bella testa che ha la tua amica Julia.
Il suo pragmatismo è meraviglioso. Non è ottuso e fila liscio liscio.
Bello avere un’amica così, no?
Un bacio
La vita andrà bene, fa niente cosa succede.
Io però non volevo dire che quando le cose vanno male ci sarà sempre un motivo valido (anche se le parole stanno nel dizionari e mica le ho inventate io, quindi ognuno può usarle per dire quello che gli pare), tutt´al contrario. Perché il motivo valido non c´è, ma va bene lo stesso.
La vita andrà bene perché è vita e conta quello che hai fatto, non quello che farai. Così anche se muoio domani posso dire che la vita andrà bene, che tanto capirai che cambia! Mica posso piangere per le cose che non ho fatto, no? E il motivo è appunto che non le ho fatte e non c´è niente da piangere.
Muore una persona cara. E contano i momenti che ci sono stati finora, mica quelli che secondo te dovevano venire. Quelli non ci sono e non si rimpiangono.
Potresti fare il presidente e invece vai a fare lo spazzino, e non hai perso niente neanche così.
E puoi morire a 20 anni o a 90, affogando nell´oceano o facendo la fine del ratto nel ghetto di Varsavia, che non cambia proprio niente.
Miti & Riti
Mah: c’è questo/a “senza parole” che continua a volere postare qui articoli (peraltro vecchi e su cose dette e ridette) sull’Egitto.
Ora: questo blog non è un’emeroteca e ho già detto che se costui ha qualcosa da dire è pregato di farlo con parole proprie e chiare. I suoi articoletti se li posti sul suo blog, non qua. Qua, glieli cestino.
Tra l’altro scrivi dall’Egitto, anonimo “Senza parole”. Cos’è, non ti piace il paese che ti ospita? Dillo e amen, senza tante cazzate.
Mentre il plum-cake al mango cuoce » Haramlik
[…] nicknames che leggono nel blog che polemizza con l’Haramlik sulle considerazioni islamiche di Julia dell’altro giorno, e c’è Felipe – sevillano – che parla di fondare il Califfato Indipendente di Siviglia e […]