(Il seguito a questo post, un anno dopo)
Vabbe’: dicevamo, la questione della presunta non islamicità dello smalto per le unghie. Cerchiamo di capirci, quindi. Per favore.
Secondo coloro che affermano che una donna con lo smalto non pratica l’islam, la questione sarebbe in questi termini: lo smalto è impermeabile all’acqua, la quale non entra in contatto con le unghie durante il wudu (che io chiamerei abluzioni, dai) e ciò invaliderebbe le abluzioni stesse e, di conseguenza, la preghiera. La quale non “arriverebbe al cielo”, come si suol dire, o ci arriverebbe in modo più accidentato.
Ora, ragioniamo un attimo: lo smalto all’epoca del Profeta non esisteva, giusto? Il senso delle abluzioni, quindi, prescinde da esso e si centra, pare a me, sulla pulizia e, per estensione, sulla purezza di colui che si accinge a pregare. Pulizia esterna come riflesso di quella interna, e l’acqua a fare da strumento che porta via le impurità. E pulizia intesa anche come re-incontro con se stessi, liberi dalle scorie del mondo e dalle sue barriere e vicini alla condizione più di base possibile. Giusto? Correggetemi se sbaglio, per favore.
Ora: io capisco che lo smalto possa stridere con questo spirito, se uno decide di perseguirlo cinque volte al giorno con lo stesso desiderio di radicale purezza, ma di certo ce ne sono altri miliardi, di cose che stridono. Lo sporco sotto le unghie, per esempio: ne ho viste assai, di abluzioni, ma né ho mai visto usare lo spazzolino per le unghie a chi le faceva, né ho mai visto dei musulmani praticanti allontanare dalla moschea chi aveva le unghie sporche. E sì che ce ne sono, ecco… O l’henné stesso, che comunque occlude i pori e fa barriera, che ci piaccia o no. O, chessò, un dente ricoperto, visto che anche il lavaggio dei denti sarebbe raccomandabile ed è evidente che un dente finto copre la gengiva in modo innaturale. E così via.
Per contro, se è la pulizia ciò che si persegue, cosa c’è di più pulito di un’unghia pulita protetta dallo smalto a sua volta sciacquato cinque volte al giorno? Ma davvero la preghiera di una le cui unghie non sono entrate in contatto diretto con l’acqua vale meno di quella di chi si è bagnata le unghie? E comunque, se di pulizia si vuole parlare, voi vi rendete conto del proliferare di batteri e funghi che si crea sotto i veli sintetici? Ci siete mai state, d’estate, in un’aula piena di studentesse velate di sintetico e sudate dalla testa ai piedi? Sapete che odore si crea? E comunque: come è possibile che ci sia tanto impegno contro lo smalto e tanto poco impegno contro la sporcizia, l’inquinamento, gli schifi alimentari di fritti e dolciumi e grassi e tutto ciò che davvero lo sporca, il corpo, dentro e fuori? Cosa c’è di autenticamente islamico in una simile focalizzazione?
Bene: la vera differenza che io vedo tra questo slancio di abluzione impeccabile e le consuete abluzioni approssimative assimilate dal senso comune è solo una, ed è che lo smalto è visibile e permette, di conseguenza, il controllo sociale delle donne, regalando ad un’autoelettasi “ortodossia” islamica – certo non più antica dello smalto stesso – uno strumento in più per fomentare giudizi, maldicenze, cattiverie incrociate, malignità e così via e per fare quindi pressione sui comportamenti individuali attraverso il controllo, con l’obiettivo di creare conformismo, non certo spiritualità. Ti metti lo smatto? “Pissi-pissi-pissi”. Non te lo metti? “Oh, che brava sorella!”
Ed io: 1) non riesco a vedere nulla di religioso in ciò e ritengo che Dio proprio non c’entri; 2) sono felice che l’Egitto non sia – ancora – così.
Devo spiegarlo, il perché? Lo spiego.
Perché, intanto, in Egitto gli ambienti sono tanti come le persone, e si può – ancora – essere musulmani con uno spirito anziché con un altro, sentendosi bene e sfuggendo al clima da 1984 evocato da certe posizioni. Si suppone che non ci sia un clero, nell’islam. Questo dovrebbe dare al credente una maggiore spontaneità, mica gettarlo in pasto del primo che passa in preda ai fervori. Un islam che ti consegna a costoro, invece, si ritrova con l’assenza di clero trasformata in debolezza, anziché in forza: il clero vero, almeno, passa per degli esami, come dire. Un islam in cui imperano i preti e le suore autonominatisi tali diventa facilmente una mina vagante.
Bene: in Italia, non esiste una pluralità di ambienti. La cosiddetta comunità islamica è quella e stop. La conseguenza è che, come ho già scritto altrove, a me capita di conoscere musulmani di seconda generazione di immigrati, soprattutto, che di fronte a queste cose se la dà a gambe, che si fa in solitudine il Ramadan e via dicendo e che si ritrova letteralmente tra l’incudine e il martello, musulmani anomali perché persone che, a preservare il proprio spirito critico, ci terrebbero.
La pluralità che, nonostante tutto, esiste in un paese come l’Egitto e non esiste presso il nostro islam, è l’unico antidoto che conosco contro l’appiattimento, il conformismo e, in ultima analisi, l’ipocrisia che l’ossessiva attenzione verso le manifestazioni religiose esterne comporta. La mia Wahida si sente integrata, musulmana, felice e praticante col suo smalto sulle unghie. In Italia sarebbe stigmatizzata e giudicata male e considerata una non praticante. Che farebbe, a quel punto? Rinunciare allo smalto per non essere giudicata? Isolarsi? Boh. Diciamo che Wahida ed io preferiamo l’Egitto, ecco. Finché dura…
Che poi, lo vedi, siamo qui a parlare di smalto. Non della crisi dell’islam di oggi, non di problemi veri e seri, non di come migliorare l’effettiva situazione delle donne islamiche nel mondo, no: di smalto, si parla. Finisce sempre così, ed è che queste trappole servono a questo: a farti annegare nell’attenzione spasmodica verso le cazzate, fino a perdere tutto il resto di vista. Mettiamo il profumo che contiene alcool? L’aceto si potrà usare?
E’ stato tutto uno sventolare di veli indignati, nel vedermi scrivere che è pieno di fuori di zucca, da noi, o che il kitsch arabo contemporaneo potrebbe anche non venire incluso nel pacchetto-religione del neo-convertito, ché l’islam ha alle spalle un patrimonio di bellezza più degno di attenzione del made in China delle roselline attuali. Apriti cielo, come vi siete adombrate.
Ma dove eravate quando l’UCOII ha impedito a una di voi di fare un calendario contro l’infibulazione, per dire? Dove siete di fronte ai problemi veri della vostra comunità, voi che sapete l’italiano, avete strumenti per intervenire, per influire, per fare da ponte tra un mondo e l’altro e vi appiattite completamente, invece, sugli slogan contenuti nei libretti ciclostilati tutti uguali, in tutte le lingue del mondo, e che rappresentano la versione islamica dei manuali americani di auto-aiuto? Il manuale della perfetta sposa islamica, il manuale dei precetti, il manuale di questo e di quello… ne ho la casa piena, dai. Questo è ciò che si vende nelle moschee, lo sapete voi come lo so io. Un mondo semplificato e sotto vuoto. L’islam liofilizzato.
E, sì, buttiamo lo smalto, ché il Paradiso ci aspetta. Andiamo a insegnare l’islam agli arabi, come dice il tale: “Anche io ci scherzo con loro, fraternamente, a volte per far accettare certi discorsi religiosi uso un tono non severo, informale, semplice, normale, del tipo: “dai vieni a pregare, non perdere tempo dietro all’action film, dai, solo 5 minuti, però al massimo anche 10“. Gli mancava solo questo, al mondo arabo: i missionari europei che gli vanno a diffondere l’islam. Non si può dire che difetti di fantasia, la realtà.
Be’: non è questo l’islam che mi piace, che vi posso dire. Io, per islam, intendo questa roba qua, o ciò che permette al Cairo di essere una megalopoli di 20 milioni di abitanti del Terzo Mondo e, tuttavia, di non essere l’inferno che, a pari condizioni e con lo stesso numero di poliziotti in strada, qualsiasi città non musulmana sa essere.Cosa sarebbe il Cairo – questa città piena di musulmani “non praticanti”, a sentire voi – se non fosse per l’islam? La giungla?
Ma cosa sarebbe, se diventasse come voi sembrate desiderarla? Una tomba, una bolla chiusa, la capitale mondiale del conformismo perché sì, cosa? Ed una come me, dall’aria cristiana e senza velo, come farebbe ad andarci in giro 24 ore al giorno come faccio adesso, se voi vi moltiplicaste per venti milioni assieme al disprezzo per i cristiani che negate in pubblico e praticate in privato? Un incubo, sarebbe. Altro che il Cairo.
Sto generalizzando? Forse sì. Presi uno a uno, tutti voi avete una sensibilità, un cervello, delle buone intenzioni. Lo so. E’ in branco, che mi fate paura. Non per ciò che pensate: per ciò che non pensate. Per ciò che lasciate che altri pensino al posto vostro, senza fare una piega.
beh, anche se forse tu non ti ritieni musulmana, con questo post hai appena fatto la shahada, senza nemmeno accorgertene. benvenuta sorella lia, l’islam ha bisogno di donne come te.
Carissima Lia,
ho apprezzato moltissimo quello che hai scritto.
Le italiche signore in questione ( e non solo loro, ma la moltitudine che si perde in simili bazzeccole, magari pure non autentiche!)forse hanno bisogno di queste marginalità per loro così vitali.
Tutto aiuta a sacralizzare problemi più grandi, come un marito che t’installa a casa una co-sposa vent’anni più giovane, o che si porta via i figli, o che abbandona moglie/mogli e figli al proprio destino, scappandosene all’estero, sempre con nobili intenzioni però!
E loro, le signore in questione, sono così disarmate nei confronti della vita vera, che possono solo agrapparsi e trarre risposta e conforto nella parte “oppiacea” della religione.
Io nei musulmani locali ho trovato un’enorme egoismo e tanta ipocrisia.
Tutti curano il loro “giardinetto” privato e non guardano mai al di là di esso; alle volte dimentivano i bisogni nel loro “giardinetto…
L’Islam è una religione da persone compiute, mature e libere, non da ex-cattolici, o ex-qualcos’altro!
Gli ex hanno bisogno di regolette da rifare a loro uso e consumo che li faccia sentire sicuri ed incasellati in qualcosa che li protegge; la vera persona libera, al contrario, ha bisogno solo di Dio e della sua grandezza non dei suoi prelati, perpetue e pettegolezzi da oratorio.
Una cosa che ha sempre fatto incazzare come una bestia anche me è il fatto della pulizia personale e dei luoghi di culto in particolare, che ai più sembra un optional.
Il Profeta (SAWS) ha ha dettato certe norme non a mo’ di rito scaramantico, ma per mera questione di igiene.
Vedi ad esempio il fatto delle macellerie halal qui in Italia, che vendono carne di animali comprati a poco prezzo al macello, cioè vecchie e/o malate fin poco prima della macellazione ed imbottite di farmaci, più o meno legali.
Quella carne costa meno per quel motivo lì.
Però loro dicono che è più “sana” ad esempio di quella biologica…
A conclusione di tutto ciò, dico evviva ai musulmani che appartengono al genere “umano” e lunga vita a loro!
Scusa lo sfogo, forse polemico, ma mi sono ritrovata molto in quanto hai scritto.
Credo ci siano persone che, stando attentissime a lavarsi le unghie, dimenticano di lavarsi il cuore.
Ammazza, Lia, te sei proprio fissata con lo smalto e le roselline, eh? Ci siamo indignate? No, ma và. Più che altro siamo rimaste basite. Basite perchè non siamo come tu ci descrivi, di conseguenza ci scoccia che la gente che non ci conosca ci immagini in un modo che non siamo. A te piacerebbe se ti si descrivesse come acida zitella anzianotta? Non penso, no? Eppure non sei sposata, ma questo non fa di te una zitella, nel senso negativo del termine, non hai vent’ anni, ma questo non ti rende anziana. Acida a volte un pochetto sì, lo sei, ma forse riesci anche a non esserlo.
Dici che ti fa paura l’ Islam italiano? Chiedo scusa, oltre al tuo ormai stranoto ex (porello, come gli fischieranno le orecchie) e a qualche altro che hai nominato qui sul blog, quanti musulmani italiani hai conosciuto? Per quanto tempo li hai frequentati? Di sicuro non hai frequentato me né le mie amiche e sorelle, perchè ti saresti ricreduta parecchio. E poi ti fa paura che? Il fatto che ti potremmo buttare il beauty con lo smalto dalla finestra? No, non ti preoccupare. Te lo puoi tenere ben stretto. Per me puoi girare anche con lo scolapasta in testa se ti fa piacere. Però non dire che farlo è Islam, tutto qui.
L’ Islam ha dele regole, vero. Se si ha voglia le si rispetta, se non si ha voglia no. Però non mi si può dire che chi le rispetta è bigotto o fuori di melone, così come chi non le rispetta è un musulmano “aperto”. Luoghi comuni da bar. E da te sinceramente ci si aspettava di più.
Bye, Aisha.
Maria: Tutto aiuta a sacralizzare problemi più grandi, come un marito che t’installa a casa una co-sposa vent’anni più giovane, o che si porta via i figli, o che abbandona moglie/mogli e figli al proprio destino, scappandosene all’estero, sempre con nobili intenzioni però!
Guarda che qui in mezzo alle signore musulmane del web l’unica sfigata ad aver conosciuto sulla propria pelle qualcosa di simile a ciò di cui tu parli sono io.
Non è che a partire da oggi abbiamo deciso che tutti i mariti musulmani sono pazzi e tutte le musulmane sono ebeti, eh! Per favore non partiamo in quarta con le categorie mentali solite, che sennò qua non si quaglia più niente e si fa solo un’ennesima partita di calcio con rispettive tifoserie. Non è una partita di calcio. Lia sta ponendo delle questioni interne a mio avviso serie, ma se poi la si prende così si perdono tutti i benefici che potrebbero derivare dal parlarne.
Per Khadi.
No cara: ti sbagli. Purtroppo non sei l’unica sfigata, o forse lo sarai su quel sito là, ma di signore in cattive acque grazie all’ex ne conosco personalmente parecchie, in Italia ed all’estero.
Solo che voi siete ancora giovani, mentre noi signore/ine “anzianotte” sulla cinquantina, ne abbiamo viste e vissute di tutti colori.
Vabbe’, Aisha, parliamo lingue diverse. Tu non capisci la mia, a me dispiace capire la tua.
Un paio di annotazioni veloci sono ciò che rimane da aggiungere:
1) Se al mio ex fischiano le orecchie, sarà perché lo tiri in ballo tu, non io.
2) Io mi chiedo per quale motivo tu abbia voglia di provocarmi, sul chi conosco e cosa conosco. E’ anche vero che ormai lo avete capito, che non c’è verso di spingermi a personalizzare, a raccontare storie legate a nomi e cognomi e via dicendo: non l’ho fatto di fronte a nessuna provocazione e a nessun fatto compiuto, non lo farò stavolta per la tua provocazioncella. Però, per quanto io sia il Giobbe della situazione, persino la mia corda non andrebbe tirata all’infinito.
Se ti rispondessi, il livello di questo post lo potremmo assimilare a un’atomica. Non lo faccio, ma tu hai ampi motivi per arrossire, di fronte al mio silenzio.
3) Alla retorica di un maschilismo da anni 60 mi sono abituata da quando conosco il mondicello che gravita nella tua area – prima mi era ignoto, giuro – quindi figurati se mi adombro. La prof che è in me, però, sente di dover dire questo: 1) Per rispetto al principio di non contraddizione, dovresti forse riunirti con la Valent e stabilire una volta per tutte se sono una che non scopa o una che scopa troppo. Zitella o puttana? E’una semplice questione di coerenza concettuale, non altro. 2) Nel caso la risposta esatta fosse la prima, la prof che è in me ti esorta comunque a dare uno sguardo al dizionario: non è possibile essere zitelle e avere, nel contempo, un paio di ex mariti, più compagni vari (e amatissimi tuttora) e anche una figlia all’attivo. Un dizionario è quel che ci vuole. Ma, appunto, qua ti risponde la prof, non la donna.
Precipitare a questi livelli, Aisha, è squallido. Io non ne ho voglia. O mi rispondi nel merito di ciò che scrivo e provi a metterti mezzo secondo in gioco, oppure lascia perdere, davvero.
Lia, io più vado avanti con stà strana conversazione più non ci capisco un tubo, davvero. Prima di tutto sei tu che ci hai attaccato e ricolizzato, secondo hai mezzo preso di mira il mio blog dicendo che polemizzavamo mentre avevo solo messo un semplicissimo link qui visto che si parlava di italiani musulmani e le persone che bazzicano da me proprio tali sono. Andando avanti hai detto la tua, io ho detto la mia, ok, non ci capiamo, pace (neanche tu mi capisci, credimi, manco peggnente) ma perchè ti arrabbi quando ti ho fatto una semplicissima domanda che giuro non voleva affatto essere una provocazione? Non ti ho chiesto chi dove e cosa, ma semplicemente (copio e incollo) quanti musulmani italiani hai conosciuto e per quanto tempo li hai frequentati. Che mi frega scusa di nomi e cognomi? No, ma davvero. Non mi frega proprio un accidente. Io volevo solo capire da dove e perchè ti sale tutto stò nervoso. Che cosa ti ha fatto star male, insomma. Non ha senso questa reazione, dal mio punto di vista. Il tuo ex? Vaneggio o ogni tanto spunta fuori mullah di qua e mullah di là? Ma in fin dei conti questa è una scemenza, chisseneimporta. Però mi piace puntualizzare e puntualizzo.
L’ esempio zitella? Chiedo venia, non sapevo che una donna già sposata non potesse essere chiamata in questo modo. Non mi lapidare con gli Zingarelli. Ma sinceramente, significato corretto o meno, il mio voleva solo essere un esempio un po’ forte per far capire anche a chi scrive come la si vede da questo lato. E’ da tre giorni che praticamente indirettamente mi dai della pazzoide e io manco un esempio sciocchino posso fare?
Guarda, io con chi mi dovevo “unire” mi sono già unita, non sono mai stata contro nè pro te, ti leggevo sì, ma mai mi è saltato in mente di farti crociate contro. In due anni e mezzo di blog non credo di averti mai nemmeno nominata prima di adesso, perchè non toccavi argomenti che mi riguardavano da vicino, commentavo qui ogni tanto e manco mettevo il link al mio blog. Sono intervenuta adesso perchè sei entrata in un luogo in cui, se permetti, sono dentro anch’ io con tutte le scarpe. Oh, mi sono solo difesa, nun se po’?
In gioco? In che senso lo intendi, scusa? E ti ripeto, potrò sembrarti sciocca o ingenua, pazienza, ma le mie non sono affatto provocazioni. Io sto fuori da certi giri, sono fatta in un altro modo. Chi mi conosce anche solo via web credo lo sappia. E ti ripeto, ti giuro che non mi hai capita proprio per nulla. Altrimenti avresti da subito saputo che la mia era voglia di comprendere e basta. Non hai voglia di rispondermi? Fa nulla, conoscenti come prima. Però credimi, a quanto ne so, non sono solo io che non ti capisco.
Aisha: io non posso non parlare del mio rapporto con l’islam solo perché l’Italia è piena di gente che pensa di avere l’esclusiva sul tema.
Se torno in Egitto, rivedo la mia storia (che è fatta di una passione decennale per il tema e poi dell’orrore per ciò che ho visto in Italia) e ci rifletto, non posso non parlarne sul mio blog solo perché qualcuno che manco conosco crede che io stia parlando di cose SUE.
Io parlo di cose mie, santo cielo.
Sono fatti MIEI l’islam, sono fatti MIEI l’orrore che ho visto in Italia, sono fatti MIEI le crisi e le riflessioni che ne sono seguite. E, per giunta, sono fatti miei che per me hanno un peso.
Basta, con questo atteggiamento per cui pare che ve lo siate comprato voi, l’islam, e che dobbiate monitorare le parole altrui sull’argomento.
Sono cose MIE, e se l’islam italiano mi è parso come mi è parso, non esiste motivo al mondo perché io non possa manco dirlo. Vi ho già dato tutto quello che vi potevo dare, in termini di difesa e silenzio quando è stato il momento. Che volete, che mi amputi pure le dita, ancora, due anni dopo, quando sono al Cairo e penso al MIO, di islam???
Ma che cavolo di pretese avete?
Poi ho citato il tuo blog perché, sotto al tuo post, c’era un po’ di gente che polemizzava eccome, scusa tanto. Io manco lo avrei mai visto, se non mi fossero arrivati i referrer. Tanto è vero che ti avevo preso per un’altra Aisha. Ma non mi pare di averti né aggredito né nulla di simile. Parlo di un tema che non è personale: l’islam italiano è un fenomeno di cui si può parlare, non una combriccola di amichetti e punto.
Vuoi sapere quanta gente conosco etc? Parecchi, guarda. Che vuoi, che te li conti, visto che adesso dici che non vuoi i nomi? Ma che domande mi fai? E sai quante storie conosco, oltretutto, con cui potrei riempire questo blog e altri dieci?
E comunque, scusa, ma chi se ne strafotte del mullah? Quando è apparso sul mio blog è stato per motivi precisi, sintetizzabili nel mio sacrosanto dovere e diritto di tirargli due stra-sacrosanti calci in culo e insegnargli a scendere un attimo dal pero pseudoislamico con cui mi aveva fracassato i marroni a sangue, lui, i suoi jinn, le “obbedienze” dovute epperò la sua laicità di quando la laicità gli conveniva, uniti a una visione politica dell’argomento tale che non mi spiegherò mai come gli sia saltato in mente di venirla a propinare proprio a me. E so’ stata pure delicata, come è noto. Ma, fatto questo, quando mai l’ho più citato, negli ultimi due anni? Mo’ pure i miraggi, vediamo? Lo hai citato tu e basta, stop.
Da dove “mi sale il nervoso”, chiedi? Ma dal fatto che lo trovo orrendo, ciò che mi pare diventare l’islam quando lo si importa fuori contesto, e per me è come vedere mio padre o mia madre sfigurati, trasformati in zombie. E’ così e basta. Può non piacervi, farvi incazzare, fare sì che mi diciate di tutto, ma per me continua ad essere così, e per me questa cosa ha un peso. Vorrei vedere te, se domani vedessi i tuoi cari sfigurati. Chissà come la prenderesti.
Guarda: stasera sono davvero stanca, ché ho dormito niente e ho lavorato tutto il giorno, e comunque questo tema mi sfinisce.
Diamoci una pausa e, se vuoi, ne riparliamo tra qualche giorno.
Quando saremo un attimo sbollite, tutte e due.
Dove hai letto che qualcuno ha l’ esclusiva e altri no? Ognuno parla un po’ di quel che gli pare, ma sai, quando si chiamano in causa gli altri, se questi altri vengono toccati o feriti, per forza di cose rispondono. Non penso che tu immaginassi che io e gli altri avremmo gioito delle tue parole o che ti avremmo appoggiato. Non dirmi che ti aspettavi questo da noi. Per forza che poi abbiamo, non dico polemizzato, ma ci siamo risentiti di un certo tipo di espressioni. Si può andare a leggere se si vuole quello che abbiamo scritto. Tutto mi pare fuorchè polemica. Sono fatti tuoi quello che hai vissuto, chi dice di no, ma sono fatti miei e degli altri il fatto che un musulmano convertito venga dipinto in un modo che non corrisponde alla realtà che vediamo tutti i giorni.
Perchè poi dici “vi ho già dato quel che potevo dare”? A me scusa non hai dato nulla di nulla, agli altri tanto quanto. Cadiamo proprio dalle nuvole, io e la gente che frequento, quando leggiamo certe espressioni. Scindi, Lia, noi siamo altra roba rispetto a chi hai frequentato e magari ti ha fatto del male. Io non pretendo nulla, tranne di non essere fatta passare per demente, tutto qui. Per quello che ho risposto, che ho messo il link etc, mica per fare la splendida, chè mica mi interessa, credimi.
Io non ho visto e vissuto quello che hai vissuto tu. Io vivo un Islam semplice, normale, quotidiano. Fatto anche di regole, sì, ma regole che perfino nel cattolicesimo esistono. Di regole che pratico perchè mi piace farlo, non perchè me lo dice l’ imam di turno. Di fuori di melone ripeto, ce ne sono, ma io hamduliLlah frequento gente normale, per bene, che secondo me sono la maggioranza, e credimi quando ti dico che stà cosa dei jinn nei tubi del lavandino è la prima volta che la sento! E sono ormai più di 10 anni che sono musulmana… Chi conosco prega e scherza, educa i figli a fare il digiuno e li porta a fare i compiti dagli amichetti cristiani, legge il Corano e guarda la tv. Tu certo devi aver conosciuto tipi fuori dal comune, davvero. Io grazie a Dio no.
Tu trovi orrendo “esportare” l’ Islam? Io invece lo trovo meraviglioso, guarda, trovo meraviglioso che, pur mangiando gli spaghetti al pesto di Khadi, si possa essere musulmani. La religione non ha sede in Egitto, anzi, ti dirò, in Egitto ci sono usanze tribali che fanno drizzare i capelli addirittura, che nulla hanno a che fare col din. Sai quante volte proprio i musulmani italiani hanno detto agli arabi “guarda che un braccialettino di conchiglie non protegge tuo figlio dal malocchio”? O quella cosa dei capelli, che ti avevo citato in un precedente commento. Mica gli strani sò tutti italiani, eh!
Vorrei vedere me, dici, se vedessi i miei cari sfigurati. Li ho visti, proprio qui e un po’ anche da Khadi, nonchè altrove. Solo che in certi posti te lo aspetti di vederle, certe cose, in altri no. Ed è per questo che mi sono infilata in stò ginepraio. Gli altri non me li filo proprio di pezza. Davvero tempo perso.
Ok pausa, o stop perfino, come ti pare. Io la mia l’ ho detta, non so in seguito se continuerò questa discussione anche perchè me lo hanno sconsigliato visto che da fuori pare che sia sterile ed inutile. Io che ci sto dentro, e che sò cocciuta anch’ io, non ti credere, la continuerei pure, ma se non serve non serve. L’ Islam manco è mio o tuo, è di Dio, però la ummah è un pezzo di me, anzi io sono una parte di essa, una ummah che tu con le tue parole, forse involontariamente, hai ferito. E le ferite sanguinano, e debbono essere curate. In parte con questi commenti l’ ho fatto, in parte no. Rimarrà una piccola cicatrice che si andrà ad aggiungere alle altre, che mi auguro con tutto il cuore mia figlia non debba vedere né avere mai. Perchè tutto stò casotto che noi musulmani italiani facciamo per spiegare l’ Islam, o per provarci magari non riuscendoci, è anche per i nostri figli. Affinchè un giorno una ragazzina che vuole indossare l’ hijab non venga presa per integralista e un ragazzino che digiuna a scuola non venga preso per oppresso. Tutto lì. Auguri comunque.
Ahhh! Il consiglio lo ha dato anche a me un’ amica, non un imam. Manco mio marito, eh. A scanso di equivoci…
Infatti, ognuno parla un po’ di quel che gli pare.
Io, per esempio, parlo del fatto che l’islam può essere la più sensata e logica delle religioni ma che, interpretata e vissuta in determinati modi, espone al rischio-demenza e/o bieca ipocrisia più di altre, visto che le sue caratteristiche fanno sì che sia facile ridurla a un ricettario vuoto e paranoico. E che questo rischio-demenza l’ho visto pesantemente presente in Italia, così come ho visto assai presente la mania di nasconderlo sotto al tappeto, come vengono nascoste sotto al tappeto tutte le magagne della vostra comunità e lì, sotto al tappeto, incancreniscono.
Non ho mai detto che in Egitto non ci sia, una buona dose di demenza diffusa, ma non è la stessa cosa vederle fare a un contadino della Valle del Nilo, ‘ste cazzate, e vederle fare a italiani dotati di titolo di studio e di tutti gli strumenti che dovrebbero permettergli di ragionare.
Io mi sono morsicata la lingua parecchio, per non ridicolizzarvi e per non andare a ferire gente, così come me la sono stramorsicata per non trasformare il mio personale disgusto in alimento per islamofobi e affini.
Fatto questo, non sento di avere altri obblighi di cortesia e sensibilità, quindi scrivo ciò che penso.
In questo senso “vi ho già dato quello che potevo” e non mi si può chiedere altro.
Anche tu scrivi ciò che pensi, e va bene così: mica dico che non dovresti, sai? Solo che tu ti identifichi con una ummah dalla quale escludi, mi pare, chi non si vela, giudichi male chi mette il famoso smalto (che a me pare interessante e ne parlo perché mi pare il simbolo del fare cose a pappagallo, non per altro), stili pagelle di brave praticanti basate su regolette intrise di apparenza, sputi sulle donne non musulmane dipingendole come dei quarti di bue a disposizione di assatanati passanti e via dicendo.
E a me, questa tua ummah, pare una virgola nell’oceano dell’islam, niente di più.
Mi colpisce il fatto che, se fossi incappata in questo tipo di islam invece che nel composito mondo mediorientale che mi ha fatto avvicinare a queste cose, non avrei mai provato né interesse né attrazione per il tema.
E’ materia di riflessione, questo, per me.
Leggere che io avrei lasciato “una piccola cicatrice sulla ummah”, Aisha, mi fa sorridere e pensare che, davvero, il mondo è parecchio più grande di quello che mi pari vedere dalla tua prospettiva.
La ummah, nientedimeno. E i musulmani che sono d’accordo con me, che se ne stanno a chilometri dal vostro club e che ritengono che sia vuoto e sterile, l’islam come lo vivete voi, che sono? Non sono ummah perché lo decidete voi?
Chi vi credete di essere, davvero…
E’ probabilmente davero vuoto e sterile, questo nostro confronto: tu non puoi umanamente metterti in discussione, credo, perché una che va in giro per Roma da dieci anni coperta a mo’ di cassetta della posta non può più farlo, pena la totale disgregazione della personailità.
E va benissimo così, purché si sia felici.
Io, però, avevo bisogno di ricordare che ci sono anche altri modi di essere musulmani, ché in Italia me ne ero quasi dimenticata.
Questo viaggio, queste mie riflessioni, questa mia riapertura del capitolo-islam mi stanno rinfrescando la memoria e mi serve.
Lasciatemi riflettere in pace.
secondo me lia, dovresti iniziare a parlare di quelle famose “cose” che hai visto, e che ti hanno turbata nell’islam italiano, magari anche senza fare nomi, che non è quello che interessa, ma raccontando nella sostanza i fatti. Uno dei doveri del musulmano -ma direi del credente in generale- è quello di stimolare la riflessione nel suo fratello che sbaglia, facendogli notare dove sbaglia e perchè; poi è responsabilità di quest’ultimo farne tesoro o meno, cambiare il suo atteggiamento o meno. Invece di scivolare in dispute personali inutili e controproducenti, continuiamo la riflessione, che è più che mai necessaria, facendoci ciascuno un esame di coscienza; io nel mio piccolo propongo due spunti:
1.aisha, non te la prendere a livello personale; ma le “roselline” del tuo sito, forse sono state interpretate come simbolo di una volontà -come dice lia- di mimetizzarsi in un certo tipo di ambiente sociale arabo (neo-tradizionalista, neo-islamico, molto conformista e ipocrita, politicizzato, maschilista nella sostanza..) da parte dei convertiti italiani, o almeno di quelli più “visibili” ed organizzati, che hanno alle spalle associazioni, case editrici, moschee..magari non è così, ma anche a me alcune cose suonano un po’ artificiali, come la tua frase “in Egitto ci sono usanze tribali che fanno drizzare i capelli addirittura, che nulla hanno a che fare col din”..spiegami in un contesto come questo che bisogno c’è di usare la parola araba DIN, e non FEDE, RELIGIONE, o quello che vuoi, se non la sottocultura per cui se sei musulmano devi imparare l’arabo, vestirti da arabo, comportarti da arabo, sposarti un arabo e magari metterti pure un nome arabo, già che ci siamo.
2.sulla questione dello smalto: secondo me, a parte la spiegazione “tecnica” dell’impermeabilità all’acqua, la vera ragione della proibizione è un’altra: il controllo sociale sulle donne, o meglio, sulla femminilità- (che per certi uomini è sinonimo di sessualità) delle donne. Secondo un certo neo-islam, le “vere” credenti si distinguono soprattutto NON dalla loro spiritualità, MA dal loro pudore. Il pudore della donna diventa così il primo pilastro dell’islam, se non l’unico. E chi è una donna pudica? Una donna che non “provoca” gli uomini: quindi, che si copre i capelli, le braccia, le gambe, non si trucca; se si trucca si mette il velo totale, se si mette lo smalto indossa i guanti (anche se ci sono 42 gradi), si veste di colori smorti, non si intrattiene a parlare con maschi che non siano suoi parenti, non dà loro la mano, ecc ecc. Quindi, in realtà, chi stigmatizza lo smalto perchè impedisce la preghiera, in realtà sta criticando una donna che rende attraente il suo corpo, perchè qui si tratta di seduzione, sessualità, libertà sessuale come simbolo di indipendenza dalla volontà del maschio protettore di turno. In certi paesi islamici, arabi ma anche non, le donne si giudicano così: ti veli, sei brava, ti metti la canottiera, sei una gran passeggiatrice, ti veli ma ti dipingi le unghie, sei da tenere sott’occhio, ti veli anche il volto, sei un angelo, ti metti il rossetto, hai bisogno di una “lezioncina”. Ovviamente, questo non centra niente con l’islam, che prescrive sì il pudore, ma non come forma di controllo sociale del maschio sulla sessualità della donna, ma bensì (come tutte le religioni) come forma di rispetto di sè e degli altri; e perciò lo prescrive sia per uomini che per donne. Ma chissà perchè, sempre di donne si finisce a parlare. E la sessualizzazione del corpo femminile ovviamente, al contrario della castità e del pudore, provoca una degenerazione dei rapporti fra uomo e donna, per cui nella sacra Arabia Saudita i maschi sono repressi a tal punto che le donne -anche se velate integrali-vengono inseguite per strada appena abbassano il finestrino della macchina, e devono girate sotto scorta per non essere rapite e stuprate, oppure in paesi come il Pakistan dove se una donna gira da sola non accompagnata (e magari non velata), è una “donna pubblica”, con ciò che ne consegue. Certo, queste sono situazioni estreme, ma a volte pare che anche in Italia, fra i musulmani italiani, questo tipo di mentalità sia giustificata in nome di un malinterpretato “ritorno alla purezza”.
Salam aleykum
bella davvero., la Gloria e la Potenza di Allah(swt) non la si ritrova nella grandiosita’ ma nell’essenza che lo stessto luogo emana., e potrebbe mai essare dato questo privilegio ai miscredenti?
Mai!
…..questo é il commento di un’Italiana convertita parlando di Medina, qui:
http://www.splinder.com/myblog/comment/list/17846851
Invece qui c’é una spiritosetta che parla di voi:
http://lucedellafede.splinder.com/
E il mio dilemma da sempre, Salaam, quello del raccontare ‘ste storie. Ce le ho in gola da anni. Tra l’altro, per come sono fatta io, metabolizzare mi è difficile senza scrivere. Solo che le cose, se si raccontano, bisogna farlo per bene. Attutirle, censurarle, aggiustarle per renderle vaghe è inutile e persino controproducente: io, quando ci ho provato, non si è mai capito un cavolo.
E quindi, come faccio? L’Italia è troppo piccola, la gente è troppo riconoscibile e le cose che davvero turbano, in ambienti del genere, non riguardano la sfera pubblica ma quella privata.
La storia di quella che veniva menata perché portava il velo colorato e non nero, per dire: raccontata così, è banale. Lo diventa assai meno se spieghi chi è, che ruolo ha, come reagivano i suoi, che è successo dopo etc. Ma io come faccio ad usare una simile violenza a una donna in carne e ossa che si riconoscerebbe e verrebbe riconosciuta? E perché dovrei farlo, poi? Pensi che cambierebbe qualcosa, che qualcuna rifletterebbe? No, ne sono certa. Farei solo del male ai diretti interessati. E questi, o non se lo meritano oppure, anche se se lo meritano, hanno attorno a sé figli o comunque persone innocenti che non posso sbattere sul mio blog assieme al racconto delle loro vite dirette o indirette. Non è possibile.
Oppure posso raccontare aneddoti. Come quello del tizio che, serissimo, mi spiegava che lui aveva avuto quasi solo figli maschi perché “i maschi nascono dai rapporti sessuali soddisfacenti, le femmine da quelli insoddisfacenti”. Se la racconti senza citare l’autore della chicca, ti diranno che chissà io chi frequentavo. Se spieghi che lo dice una loro guida spirituale, troveranno il modo di tergiversare. Poi il discorso degenera, tu hai comunque dei limiti di discrezione e, insomma, non si arriva da nessuna parte.
Dovrei forse sentirmi molto aggressiva, molto incazzata, per lanciarmi in ‘sta cosa. Ma non lo sono.
Io credo di potere tornare a sentire odore di islam solo se li cancello dalla mia carta geografica, loro e ‘ste storie. E me ne sto accorgendo durante questa permanenza al Cairo, che riesco a risentirlo, non pensavo manco che fosse possibile.
Vorrei trovare il modo per riuscire a sentirmi bene con questo argomento anche una volta tornata in Italia. Proverò a scordarmeli: non mi viene in mente niente altro.
C’è anche un’altra questione, secondo me, su cui si potrebbe spendere qualche riflessione, ed anche questa l’ho avvertita con forza in Italia mentre, per forza di cose, è assente tra chi ci è nato, nell’islam: ed è la conversione come sublimazione di pulsioni sessuali represse o del tutto inconfessate.
Mi spiego, pur sapendo che ciò potrà fare svenire un po’ di pie donzelle, con la premessa che ne ho parlato a voce con diversi musulmani, in Italia, di questa mia impressione, e passato il primo sconcerto, il discorso gli filava, lo riconoscevano come reale.
Io credo che gli archetipi maschio-femmina, con tutte le connotazioni alla “io Tarzan-tu Jane” del caso, siano solidamente presenti nella sessualità di ciascuno di noi. Solo che viviamo in un’epoca in cui il gioco dei ruoli, in questa cosa, è mal visto socialmente e tocca da vicino una serie di postulati culturali che, nella nostra era post-femminista, sono diventati autentici tabù, in Occidente. Per contro, nessuno ha più bisogno di abbandonarsi, di lasciarsi andare al primitivo che è in sé, degli uomini e delle donne della nostra epoca.
Io ho l’impressione che per alcuni (ho detto ALCUNI) convertiti l’islam sia la versione santificata, l’alibi, la sublimazione di ciò che per altri è il BDSM, semplicemente. Il permesso divino per fare un gran bel gioco dei ruoli, un saporito Padrone e Sottomessa che, fuori dall’islam, richiederebbe una consapevolezza e una sportività che non sono alla portata di tutti.
Ed è che l’islam si presta da morire, a questa cosa, con la sua sottolineatura della differenza di genere. Direi che è la religione che si presta di più.
E quindi vai di poligamia tra l’entusiasmo delle convertite, mentre una normale araba piuttosto lo butta dalla finestra, il marito: una volta girai a Khadi il link al sito di una “schiava” che raccontava di come il suo padrone sadomaso le aveva affiancato una “sorellina”, ed era indistinguibile dai racconti delle seconde mogli islamiche che vedi in giro tra i blog europei e americani. Completamente indistinguibile, ed invito chiunque a controllare.
O i trip sul velo: io mi sono fatta la diretta, per mesi, dell’abbigliamento della moglie di un musulmano la quale aveva deciso di togliersi il velo. Credo sia stata una delle cose più hard che abbia mai visto: le punizioni morali intrise di puro sadismo di fronte ai jeans e ai capelli al vento di lei, e poi la tizia che si presentava con una gonna lunga e le braccia coperte e quindi meritava di dormire quella notte col marito, per premio, e avanti così, in una ri-vestizione culminata con la tizia che si rimette l’hijab e – alhamdulillah – il proclama: “Si è riavvicinata a Dio”, e fine del sadismo. Questo non è islam. Questo è sesso, se lo riconosci, e se non lo riconosci è pornografia pura, molto più torbida proprio perché inespressa. E non è che io mi scandalizzi o lo condanni: dico solo che non mi pare islam e che, quando io parlavo di velo dall’Egitto, non avevo in mente questo genere di cose.
Ls pulsioni sessuali sono normali, naturali e sono pure il sale della vita. Notoriamente, però, quando non le si vive in modo sereno – o, peggio, quando le si maschera o reprime – fanno danni. Io credo che ‘sta cosa ci sia, nel mondo che ho visto io.
E credo che, come tutte le cose irrisolte, faccia danni: fare sadomaso e chiamarlo islam non mi pare una grande idea.
Aisha, ho appena scoperto una cosa buffa: hai messo sul tuo tumblr una foto di uno che prega (http://muslima.tumblr.com/post/28448966)
Ma quello è Khaled, santo cielo, e quella foto è mia, l’hai presa dal mio Flikr!! :D
(http://www.flickr.com/photos/52912280@N00/13454941/in/set-331789/)
Niente di male, ovviamente, ma le fonti si citano, a proposito di citazioni. :D
Continuo qua, sotto, va’: i commenti non sono raggiunti dai feed, quindi i lettori di questo blog che leggono qui sotto saranno la metà del totale, a esagerare. Più realisticamente, saranno solo quelli a cui seguire ‘ste cose interessa, sperabilmente a fin di bene (ma anche se fosse a fin di male, si attaccano, come sempre).
Salaam scrive: “la sessualizzazione del corpo femminile ovviamente, al contrario della castità e del pudore, provoca una degenerazione dei rapporti fra uomo e donna”.
Sacrosanto. Verissimo. Evidente. E problema mostruoso, nell’islam di adesso. In Egitto (e lo dicono le inchieste, oltre che la semplice osservazione della realtà) le molestie per strada si sono moltiplicate, negli ultimi anni, seguendo a ruota la moltiplicazione dei veli.
Nel mio piccolo, ho sperimentato questo fenomeno fino al grottesco.
Quando mi sono ritrovata a lasciarmi con l’ex pochi giorni prima del mio famoso trasloco a Genova, il motivo per cui costui (lo chiameremo Arbaa u Nuss, AUN per abbreviare) si rifiutò di alzare un dito per aiutarmi pur sapendo che mi stavo ritrovando in mezzo a una strada, in una città ignota, senza macchina per trasportarmi le cose e senza i soldi per fare fronte a una simile emergenza, era semplicemente uno, e – giuro, non ridete – lo faceva soffrire un sacco: che eravamo in periodo di ‘idda, ovvero nei 3 mesi della separazione che precede il divorzio, e secondo lui l’islam gli imponeva di non vedermi per nessun motivo ché altrimenti mi sarebbe zompato addosso invalidando la ‘idda stessa. Quindi seguiva sul mio blog ‘sto trasloco (e io raccontavo che mi ero trascinata 6 valigie in treno, che ero ospite da sconosciuti etc.) e poi la sera mi compariva in chat e voleva pure essere consolato: che la sua impossibilità ad aiutarmi lo faceva soffrire tanto, che doveva resistere alla tentazione, che se poteva mandarmi le poesie che aveva scritto pensandomi – magari voleva i complimenti per le poesie, non so: declinavo l’offerta.
Ed io lo osservavo basita eppure – ancora! – curiosa di capire come gli funzionasse il cervello, e vedevo che era talmente perso nel SUO problema di reprimersi i desideri sessuali che MANCO GLI VENIVA IN MENTE che poteva mandarmi qualcuno a darmi una mano, come si fa tra persone civili, e stop. Ed è che io non esistevo, in realtà: esistevano lui e la sua sessualità, niente altro.
E – faccio notare – io sono una prof rotondetta ultraquarantenne, non una pornostar. Ma fa niente: in quanto carne femminile, per giunta non velata (un burka avrebbe risolto tutto, certo) dovevo starmene con gli scatoloni sotto un ponte, io e le tentazioni demoniache che ispiravo.
Non solo: quando, per risolvere la situazione, mi decido a cercare un marocchino fidato che mi aiuti e, a questo scopo, chiedo tramite una persona qualche nominativo a un capoccione della moschea di viale Jenner, la prima risposta è: “Certo, mo’ ti do il numero di due tizi fidati ed economici”. La seconda risposta è: “Ah, no, ma aspetta: se è per Lia di Haramlik non ti posso dare nomi. Sai, lei e Arbaa U Nuss hanno appena divorziato quindi non è decente che qualcuno della comunità vada da lei.”
Avrei potuto ispirare pensieri impuri pure a loro, evidentemente, mentre ero ancora tecnicamente la moglie di quel tonto, e non si poteva. ‘Na bomba del sesso, mi sentivo, in mezzo ai miei scatoloni…
E, faccio notare, non era nelle campagne della Valle del Nilo che mi succedeva questo: in quelle campagne lì, anzi, questo non mi sarebbe MAI successo.
Era in mezzo al Gotha dell’islam italiano, ragazze belle.
Ed io, attonita, mi domandavo: “Ma se una cosa simile la fanno a me, che ho un blog seguito e mi basterebbe un attimo, per farli diventare lo zimbello della rete, cosa non faranno alle povere criste che non hanno manco gli strumenti per difendersi???”
Cercate di ragionare un attimo normalmente, ragazze: ma vi rendete conto che è grottesca, una roba simile, e che c’è materiale per farne barzellette su cui fare ridere la gente per secoli? E vai di inshallah, di alhamdulillah, di firulì e firulà e di invocazioni a Dio e di preghiere e, mi immagino, di docce fredde e abluzioni e tutti molto pii, molto casti, molto oranti e io con gli scatoloni ospitata da una Marzia attonita e io incredula, come se fossi finita su una Marte abitata dai pazzi.
Poi il mio webmaster ed ex-compagno precedente ad AUN, ateo e bolzanino, prese un furgone e venne ad aiutarmi lui. E, no, non mi zompò addosso. Non mi vedeva come una bistecca di sesso o una tentazione demoniaca. Mi vedeva come volete essere viste voi quando vi coprite fino al naso, come Aisha ha spiegato a Julia in un commento qua sotto. Solo che, agli occhi di un ateo di Bolzano, io non ho bisogno di imburkarmi, per essere vista così. Nel Gotha dell’islam italiano, evidentemente, o ti imburki o danno i numeri.
Io avrei potuto farli a fettine, spero lo sappiate. Per l’incazzatura che mi presi, un’altra donna avrebbe fatto molto, molto di peggio di quello che feci io. Invece di crocefiggerli sul blog, invece, mi limitai ad avanzare delle considerazioni generiche sui problemi delle donne nell’islam italiano.
Pensa te.
E poi dite che vi ridicolizzo, dite…
“La sessualizzazione del corpo femminile ovviamente, al contrario della castità e del pudore, provoca una degenerazione dei rapporti fra uomo e donna”.
Sì.
Si diventa ‘bastanza perversi, si dicono e fanno cose da dementi e ci si rende pure ridicoli. Esatto.
P.S. Che nessuno si azzardi, nemmeno in privato e col pissi-pissi, a smentire una virgola di ciò che ho raccontato. Ho tutto documentato e sarebbe la volta buona che mi incazzo davvero.
P.P.S. Forse era meglio se non la riaprivo, ‘sta scatola dei ricordi. Mi viene un po’ da vomitare. Adesso esco e me ne vedo un po’ a spasso per il Cairo, a mo’ di abluzione.
Cara Lia,
per estendere ulteriormente la molto interessante discussione sulle varie iterpretazioni dell’islam, cosa ne pensi di quanto mi ha detto un islamico, colto, non italiano, che “solo in uno stato islamico l’islamismo si puo’ manifestare pienamente”; cio’ intende che tutti i dettami religiosi non possano venire interpretati secondo la propria cultura ma devono venire “per legge” seguiti (anche lo smalto delle unghie e i sandali sono pure proibiti a prescinfeere dalla temperatura); in questo senso e’ molto vicino a quanto detto da Aisha ed il mio sospetto e’ che l’Islam sia “gestito” non solo in Italia da idee molto piu’ vicine a quelle di Aisha che alle tue. In modo molto superficiale mi verrebbe da dire che l’ Islam che ti piace (‘illuminato’ o ‘decadente’ a seconda dei punti di vista) possa essere un puno anche raggiungibile per chi parte da altre esperienze religiose o anche non religiose ed a cui non piacia mettere il cervello in ripostiglio per fare cio’ che qualcun’altro dice.
Solo una domanda: ma dopo tutto quello che stavi passando, ma perche’ proprio un facchino marocchino???? non potevi cercare un camallo genovese??? :-)
E mica sono un armatore, Katia, che contratto i camalli… :D
O, detto in altri termini: al primo anno di ruolo e con due traslochi in due anni alle spalle, di cui uno intercontinentale, non avevo granché soldi da spendere in un’impresa di trasporti. Mi serviva uno di questi tizi che hanno un loro furgoncino e ti fanno pagare poco. A Zena tendono ad essere marocchini o ecuatoriani. E comunque non avevo niente contro gli arabi, ovviamente. Erano assolutamente incolpevoli, :)
comprendo la tua volontà di proteggere la privacy degli innocenti coinvolti in alcune di queste situazioni, è ammirevole, però continuo a ritenere che faresti del bene alla comunità a divulgare certe storie -anche in forma anonima, aggiustate e censurate nei dettagli. Perchè il panorama è questo: ci sono i giornalisti anti-islam il cui lavoro è quello di rappresentare la comunità-e l’intero islam- come un insieme di terroristi e donne oppresse ed infibulazioni dappertutto, e poi ci sono gli islamici ufficiali di professione, il cui lavoro è quello di dare un’immagine della comunità altrettanto artificiale- tutto alhamdulillah, veli, manuali per la sposa perfetta e “cosa faccio il sabato sera ora che mi sono convertito e non posso più andare al bar-vieni a studiare gli hadith con noi, caro fratello fillah”. Al di là di queste due rappresentazioni da cartolina c’è la vita vera, gli uomini in carne e ossa con tutte le loro pulsioni, ossessioni, debolezze. Ma purtroppo, della vita vera non si parla quasi mai, ci si limita sempre alla propaganda, da una parte e dall’altra: ci sarebbe proprio bisogno di qualcuno che mostri cosa c’è sotto il tappeto. Magari poi le persone non cambieranno, ma almeno sarà un po’ più difficile per loro usare il velo della religione per coprirsi le “vergogne” private.
Ci ho provato, Salaam, lo sai. E che se ne è ricavato? Una guerretta di potere dentro e fuori la cosiddetta comunità, tra chi voleva fare fuori Tizio e chi voleva fare fuori Caio e chi se ne stava alla finestra a vedere a quale vincitore accodarsi alla fine. Tutti a strumentalizzare tutti, maneggi di sottobosco politico nelle aree “antagoniste” tutto attorno e, infine, la prevedibile alleanza sottobanco di qualcuno con Magdi Allam che ci ha fatto un articoletto del piffero, senza significato e senza decenza.
Dimmi tu.
Tutto tranquillamente evitabile se il contesto fosse stato più trasparente e più capace di esercitare del ragionamento critico.
Ma il materiale umano è quello che è, mi sa.
Credo ci sia un hadit, a proposito del fatto che una comunità è ciò che i suoi membri meritano che sia.
Leggo questo blog da anni, senza mai intervenire. Vorrei fare un’eccezione con un paio di osservazioni.
Il discorso, nei suoi termini generali, mi tocca molto perché in gioventù sono stata attivamente e appassionatamente cattolica, e sono poi approdata in età matura a un sofferto agnosticismo.
Sofferto perché, nonostante sia sempre più convinta che la religione è davvero l’oppio dei popoli, riconosco le meravigliose virtù degli oppiacei nelle terapie del dolore. In altre parole, so bene che la religione risponde a bisogni profondi delluomo che è molto difficile soddisfare per altre vie.
L’idea che l’islam sia la migliore delle religioni in quanto “ultima release” è una battuta divertente. Ma se ci vogliamo limitare alle grandi religioni monoteiste e rivelate devo dire che io apprezzo molto la totale assenza di proselitismo degli Ebrei. Questo non ne fa dei santi, sia chiaro, ma almeno chiamano la guerra con il suo nome – “guerra per il territorio” – e non “guerra santa”.
E d’altro canto la Chiesa cattolica, con la sua discutibilissima gerarchia, ha evitato quello che lamenta Lia riguardo all’Islam, e cioè che ognuno si faccia il suo proprio cristianesimo su misura.
E senza considerare poi la grande spiritualità orientale, di cui non so nulla ma che sospetto sia di grande potenza.
Sulla questione dello smalto si può discutere per secoli. Da ragazzina una notevolissima suora riuscì ad argomentarmi, in maniera assolutamente logica, che se non mettevo la canottiera (la maglietta della salute, per intenderci) non ero una buona cristiana. D’altra parte i sofisti riuscivano a dimostrare tutto e il contrario di tutto: è la logica formale privata del buonsenso.
La questione si risolverà quando la prima industria chimica metterà a punto una speciale vernice per unghie che sarà permeabile ma non idrosolubile, facendoci su un sacco di soldi (è il mercato, baby. Se fossi un chimico comincerei a lavorarci subito).
Un’ultima cosa a proposito dell’Islam che prepara il panino al lacero sulla sedia a rotelle.
Ma davvero si pensa che questo sia “tocco” esclusivo dell’Islam? Davvero si pensa che un cattolico, un ebreo, un buddista o (dio non voglia!) addirittura un ateo non possano provare solidarietà, empatia e generosità verso chi ci sta vicino?
Ovvio, in Italia una scena così è impossibile. Ma non ne darei la responsabilità al cattolicesimo (che peraltro ha prodotto pure le suore della Caritas, e “libera” di don Ciotti e altro ancora). Si sa che l’Italia è un paese in buona parte arrogante e cialtrone, e a quanto sento questo pare vero indipendentemente dalla religione praticata.
Insomma, io separerei fede e religione dalla cultura. Se non altro per chiamare le cose con il proprio nome ed evitare abbagli.
” Ma se ci vogliamo limitare alle grandi religioni monoteiste e rivelate devo dire che io apprezzo molto la totale assenza di proselitismo degli Ebrei. Questo non ne fa dei santi, sia chiaro, ma almeno chiamano la guerra con il suo nome – “guerra per il territorio” – e non “guerra santa”. ”
mah… sarò ´gnorante, ma me mi sembra invece che ci sono alcuni ebrei che della guerra per il territorio fanno una questione di guerra santa e alcuni israeliani e/o sionisti laici che la guerra per il territorio la chiamano col loro nome, sicché siam sempre lì. Più che di religione è questione di quanto dalla religione uno è disposto a farsi tirare scemo.
È una bella tentazione, credere che in un libro stia il concentrato di tutto quello che c´è da imparare. Così al posto di viversi la sua vita uno legge un libro e crede di essere a posto.
Poi se devo fare una classifica delle tre religioni monoteiste, dico che il cristianesimo ha senso solo per le rivoluzioni e passato il momento delle rivoluzione passa di moda, oppure diventa cattolicesimo, protestantesimo, ortodossia, che col vangelo non c´entrano niente. A meno che uno non si vive tutta la sua vita come una rivoluzione, ma sai che palle.
Poi. L´ebraismo come religione è troppo chiusa, e in verità, in verità io vi dico, che è più facile che un non svizzero diventi svizzero, piuttosto che un non ebreo diventi ebreo.
Poi, ´sto benedetto islam. Davvero, è un peccato che l´ebraismo sia così arroccato come religione, altrimenti in Italia avremmo avuto qualche centinaio di neofiti che pigliavano a praticare il levirato e nessuno si faceva venire manco il dubbio che l´islam in sé abbia qualche sfiga particolare.
E tutte e tre ´ste religioni hanno un profeta maschio, son fatte dai maschi per i maschi. Per quello, a sentire loro, basterebbe leggere un manuale e applicare forumulette per vivere bene.
L’odore della morte » Haramlik
[…] La discussione che ho avuto in questi giorni con qualche musulmana italiana e i suoi echi in giro per blog mi hanno permesso di incidere il bubbone che avevo dentro, a questo proposito, e che mi impediva ormai da tempo di pensare a certi temi libera dalla loro mortifera ombra. E mi ha permesso di scoprire e leggere, o rileggere, persone che sono intervenute a portare ossigeno nell’argomento, a portarci intelligenza. Ma mi ha anche costretto a riguardarla, l’infezione nei miei bubboni, e ad accorgermi fino in fondo che di infezione si tratta, e non di altro. E non si empatizza con un’infezione. Me lo dovrei scrivere ben grande su un poster, e appenderlo in camera: “Non si empatizza con un’infezione.” […]
Ciao, Elvi. Piacere di conoscerti. :)
Separare cultura e religione è durissima, da ‘ste parti. La sensazione del “ma di che cavolo stiamo parlando, esattamente?” ce l’ho spesso pure io, ma ancora non sono riuscita a capire come se ne viene a capo…
Una cosa la devo dire: se le donne si velano per evitare stimoli sessuali nel maschio, con me sbagliano totalmente il bersaglio.
E, francamente, dal momento che “l’erba del vicino è sempre più verde”, ovvero in campo di stimoli sessuali l’esotismo detta legge, se davvero le musulmane italiane desiderano non essere uno stimolo sessuale per i maschi nostrani, farebbero meglio a vestire come qualunque altra donna italiana, senza cercare di sembrare diverse, col loro bel niqab e gli occhi truccati. E le unghie senza smalto.
E infatti, Carlo!
Non si rendono conto vestendosi così da “diverse”, che attirano l’attenzione e i pensieri strani, anzichè distoglierli. Quantomeno suscitano pietà e/o ilarità in chi le vede.
Ora, non penso questo sia certamente un modo per fare da’wa (proselitismo).
Io nel Golfo ho vestito l’abaja ed il niqab per passare inosservata e confondermi nel mucchio e per rispetto alle tradizioni locali(anche se, nonostante ciò, sono stata ugualmente e pesantemente importunata per la strada!).
Che poi l’infagottarsi di nero alla moda wahabita qui da noi, proprio non lo capisco.
Forse è l’esternalizzazione di una piattezza mentale.
Passino i manti neri col neqab nei Paesi mediorientali (là le beduine non si levano il neqab neanche quando pregano), dove il sole dei 50° gradi e le tempeste di sabbia possono offuscare la bellezza femminile (e si sà che da quelle parti la donna più apprezzata è quella dalla pelle bianca, vedi l’incredibile quantità di creme sbiancanti, più o meno tossiche che si vendono liberamente al supermercato).
Ma qui da noi, i cappottoni grigetti, beige e marroncini d’estate, con foulard di polyestere fanno solo brutto, cheap e ridicolo.
“Dio è bellezza e ama la bellezza”.
Ma ragazze! Potete essere vestite decentemente pur essendo inserite nella società in cui vivete.
Ancora ricordo, anni fa, alla reception di Selfriges a Londra, una bellissima ragazza di colore, impeccabilmente ed elegantemente vestita, truccata e sorridente nel suo hijab verde smeraldo legato intorno al capo in modo molto fashion: era l’immagine stessa della bellezza e dell’armonia, ve lo assicuro.