Poi c’è un problemuccio politico, dietro i disaccordi tra cosa sia islam e cosa no. Semplifichiamolo così: se un gruppo decide che “islam” è una sorta di fondamentalismo disumanizzante i cui membri vivono, interpretano, testimoniano e diffondono un islam di storielle ripetute a pappagallo strappandosi da dentro ciò che fa sì che gli esseri umani siano tali (il pensiero autonomo, le capacità critiche, il dubbio come motore della ricerca e, insomma, l’intelligenza) e questo gruppo acquisisce abbastanza forza e/o visibilità da fare passare il suo messaggio all’esterno, i musulmani tutti diventano, nell’immaginario collettivo, niente altro che questo: una massa indistinta di esseri disumanizzati che non riesci manco a guardare negli occhi, imburkati come sono, e che è quindi facilissimo sterminare come si sterminano le formiche, senza rimorsi e senza coscienza visto che viene a mancare l’ingrediente fondamentale per entrambi, ovvero la possibilità di identificarsi con la vittima.
E siccome viviamo in un’epoca in cui il messaggio che raggiunge la gente è più forte della realtà stessa (la realtà devi scomodarti a vederla, i messaggi ti arrivano mentre sei in poltrona), non è un caso se i due schieramenti che compongono il cosiddetto “scontro di civiltà” (o di poteri, anche minimi e mediocrissimi) non possano vivere gli uni senza altri, lì a rinforzarsi a vicenda e a spiegarsi l’un l’altro che esistono e che il palcoscenico è loro, sulla pelle di popoli interi che penserebbero volentieri ad altro. E non è un caso nemmeno che dietro entrambi i contendenti, neocon e fondamentalismo, ci siano le storie, le alleanze, i finanziamenti e gli interessi più torbidi, più sporchi.
Uno dopo l’altro scompare una generazione, tra cui c’era Mahmoud Darwish: la generazione degli arabi con cui ci si poteva identificare. Ciò che rimane è un popolo che, mai come adesso, è facile occupare, distruggere, bombardare, depredare, annichilire, nella misura in cui viene rappresentato nell’immaginario comune da ‘sti fagotti neri. Chi vuoi che si commuova per dei fagotti neri? E aggrediscono i popoli arabi, Israele e Stati Uniti, raccontandoci che stanno attaccando i fondamentalisti. Solo che è il mondo arabo composito, colto e che convive nelle sue mille componenti, ciò che cancellano dalla faccia della terra, e quello che lasciano è questo, appunto: fondamentalismo escludente e sterile. Il loro migliore amico. Il mondo arabo ridotto a teoria, e teoria per lo più demenziale.
La discussione che ho avuto in questi giorni con qualche musulmana italiana e i suoi echi in giro per blog mi hanno permesso di incidere il bubbone che avevo dentro, a questo proposito, e che mi impediva ormai da tempo di pensare a certi temi libera dalla loro mortifera ombra. E mi ha permesso di scoprire e leggere, o rileggere, persone che sono intervenute a portare ossigeno nell’argomento, a portarci intelligenza. Ma mi ha anche costretto a riguardarla, l’infezione nei miei bubboni, e ad accorgermi fino in fondo che di infezione si tratta, e non di altro. E non si empatizza con un’infezione. Me lo dovrei scrivere ben grande su un poster, e appenderlo in camera: “Non si empatizza con un’infezione.”
Mi dispiace, ma per pensare lucidamente a certi temi, per riprendere le misure delle cose, occorre dirsi la verità, così com’è. Io non ci voglio più girare attorno.
Ci ho messo l’anima, nel volere capire cosa passa per la mente di chi non vede altra via d’uscita alla situazione mediorientale che la radicalizzazione totale, lo scontro assoluto. Ho mosso il culo e sono andata a cercare di vederlo coi miei occhi, cosa si sente da ‘ste parti, e ho cercato di spiegare ciò che vedevo. Ma quella che vedevo allora era una cosa seria. Dolorosa, suicida ma seria. C’erano dei motivi, c’erano delle cause, c’era – e c’è – un mondo che pare in un vicolo cieco e guardando i ragazzi di certe realtà mediorientali pare di vedere dei topi in trappola, rimani senza argomenti e senza nessuna speranza in una via d’uscita. E allora ascolti e racconti, che vuoi fare? Solo che io raccontavo per dire: “Pensiamo a ciò che gli stiamo facendo, a questa gente.” Non raccontavo per dire: “E’ così che bisogna essere.” Perché non serve, perché è un suicidio. Perché, appunto, da quando l’aria che tira nel mondo islamico è questa, sterminare musulmani è diventato facile come mai prima.
Odora di morte questo piattume pseudoislamico che si arroga il diritto di rappresentare istanze e voci infinitamente più plurali di quanto i preti e monache dell’islam europeo cerchino di fare credere. A questi gliene frega un cavolo, del Medio Oriente: questi, come ogni clero che si rispetti, preferiscono un cadavere da vegliare piuttosto che un mondo vivo che, in quanto tale, sfugge agli schemi in cui loro lo vorrebbero cacciare. E quindi una pensa: ma che facciano ciò che gli pare, che delirino quanto gli pare, e che Tizia [storia vera, letta l’altro giorno su un blog] butti via anni della sua vita a non mostrare il volto in famiglia perché ha letto il Corano tradotto male e ha pensato di dovere fare così per essere musulmana, fino a quando qualcuno non le ha spiegato che era solo che aveva letto una traduzione del cavolo e si era sbagliata, il volto lo si può mostrare, pensa te.
Ché poi, dai, se di stravaganze si vuole parlare, ti posso raccontare che a Genova ci sono vecchiette animaliste che danno da mangiare ai ratti. E allora? Ogni società porta in sé una nicchia di bizzarrie organizzate, è fisiologico. Stranezza per stranezza, una vale l’altra e, sì, di stravaganze è pieno il mondo: che ognuno butti la sua esistenza come gli pare. Ma che ‘sta gente piazzi le sue zampe strumentalizzanti, escludenti, ipocrite e bigotte su temi come la Palestina o il Medio Oriente, be’, proprio non mi sta bene. Non si può fare entrare un mondo intero in un tinello angosto, polveroso, soffocante. Questi qua non sono degli interlocutori possibili. Il Medio Oriente visto da loro non è meno caricaturale di quello visto da Oriana Fallaci. E ‘sto pezzo di mondo – il Medio Oriente, dico – ha già troppe sfighe. Essere rappresentato da questi qua, in Italia o in Occidente, è una immeritata ingiustizia. Non si deve fare, non si può cascare in una boiata simile.
C’è stato di meglio, pensa una, ricordando Mahmoud Darwish:
“Hanno diritto su questa terra alla vita: il dubbio d’aprile, il profumo del pane all’alba, le idee di una donna sugli uomini, le opere di Eschilo, il dischiudersi dell’amore, un’erba su una pietra, madri in piedi sul filo del flauto, la paura di ricordare negli invasori. / Hanno diritto su qusta terra alla vita: la fine di settembre, una signora quasi quarantenne in tutto il suo fulgore, l’ora di sole in prigione, nuvole che imitano uno stormo di creature, le acclamazioni di un popolo a coloro che sorridono alla morte, la paura dei canti negli oppressori. / Su questa terra ha diritto alla vita, su questa terra, signora alla terra, la madre dei princìpi, la madre delle fini. Si chiamava Palestina si chiamava Palestina. Mia signora ho diritto, che sei mia signora, ho diritto alla vita”.
(Georgiamada ne aveva raccolte parecchie, di cose su Darwish. Oggi era il giorno per rileggerle.)
P.S. Sì, ho perso la pazienza. Completamente.
Una delle tattiche da seguire quando si vuole vincere una guerra consiste nel disumanizzare il nemico. Il nemico non è come noi, è diverso, parla un’altra lingua, ha un colore della pelle differente, prega un altro dio.
Con la disumanizzazione del nemico si ottengono due cose:
– Una vittoria sul “fronte interno”, ovvero sull’opinione pubblica, indispensabile in una democrazia (vedi Vietnam, in cui gli USA hanno perso prima sul fronte interno, poi su quello esterno. Poi hanno vinto sul fronte economico, non meno importante degli altri due.)
– Un’autorizzazione a usare armi o tattiche che con “tuoi pari” non useresti mai. Vedi ad esempio l’uso della balestra in tempi antichi, “arma del diavolo”, non utilizzabile contro principi europei, ma solo contro i mori infedeli.
Così oggi nel nostro mondo occidentale c’è gente che pensa davvero che l’Islam sia composto solo da fondamentalisti maschilisti e antiamericani, e che per questo sia giusto un orrore come il campo di concentramento di Guantanamo, o che si auspica l’uso di armi persino atomiche, per fare del Medio Oriente un bel parcheggio.
Prova a immaginare Guantanamo popolato da bianchi occidentali e cristiani, secondo te quanto durerebbe? Invece, uh, sono “terroristi”! Quindi si possono tenere lì senza processo per sette anni, come sta accadendo, magari solo perché avevano armi in casa, come penso abbiano tutti in Afghanisthan, anche oggi.
Cosa si può fare contro questa violenza inaudita, non fisica ma psicologica? Niente, semplicemente non stancarsi mai di ripetere a gente ottusa che l’Islam è diverso, non è quello che si vede in TV. E magari aggiungere oltre alle parole qualche buon esempio.
>> questi, come ogni clero che si rispetti, preferiscono un cadavere da vegliare piuttosto che un mondo vivo che, in quanto tale, sfugge agli schemi in cui loro lo vorrebbero cacciare.
tanto di cappello per questa perfetta fotografia della realtà.
cmq, hai perso la pazienza a ragione perchè tutto ciò rovina il lavoro che fai: convincere i tuoi studenti che gli schemi (i musulmani tutti fondamentalisti, gli zingari tutti ladri, i comunisti mangiatori di bambini) servono a pilotare le masse, a renderli tanti piccoli soldatini di plastica. insegnargli ad essere onesti con se stessi, rifiutando le comodità dell’omologazione e dell’istupidimento collettivo. fargli capire che la cosa gli renderà la vita più dolorosa, ma quantomeno più consapevole.
è, purtroppo, un obiettivo a lungo termine che semmai farà soffrire di meno i loro figli o i figli dei loro figli. per cui il tuo è un compito immane, per questo ti dànni ma per questo ti ammiro.
Comunque non puoi mettere sullo stesso piano le vecchiette che danno da mangiare ai ratti e la ragazza che si nasconde il volto per aver letto una traduzione sbagliata: le prime sono persone che amano gli animali, la seconda è un odioso esempio di completa mancanza di senso critico.
Orsù Francesco, le vecchiette che danno da mangiare ai ratti non sono esempio di amore per gli animali, ma di odio per il prossimo.
Cara Lia, credo che la Tizia di cui parli sono io, perché il racconto assai deformato rispetto all’originale, mi ricorda quello che mi successe anni addietro. Citami pure, non chiedo l’anonimato, non ho niente di cui vergognarmi. Per correttezza pero’, le cose non sono andate come le racconti tu, forse a causa della stanchezza non hai letto bene o forse non parlavi di me? Comunque il testo originale si trova sul blog di Khadi “arabeschi”, per chi volesse andarselo a leggere, giusto per amor del vero…per il resto, non entro nella discussione, non amo questi toni…buona continuazione!
Ummzakaria: non ti conosco, quindi non mi sono soffermata sul tuo nome, semplicemente.
Quanto alla storia: l’ho riassunta, per raccontarla, ma se preferisci la metto per intero:
“[…] quando sono diventata musulmana, le sorelle mi dissero “Mi raccomando, non togliere il velo davanti alle donne non musulmane, c’è il versetto!” E’ il famoso versetto: “Dite alle vostre donne di far scendere i loro veli…. tranne che davanti ai loro mariti ecc. … e alle donne come voi” SIccome non avevo accesso ai libri in arabo, mi sono bevuta la cosa e non mi toglievo il velo davanti a mia cugina, ad es. Poi un giorno mio marito mi ha tradotto dal libro “Fatawi al mar’a al muslima” il commento a quel versetto (gli autori sono Ibn Baz, Ibn Ithaymin, Ibn Jibrin e altri grandi sapienti) che dice all’incirca cosi’: una parte dei sapienti ah interpretato “le donne come voi” nel senso “musulmane come voi” altri, tra cui l’autore della fatwa, “come voi” nel senso “donne con senso del pudore”. L’autore propende per la seconda interpretazione perché, dice, il principio di base è non diffondere i dettagli fisici di una donna ad altri e il solo fatto di essere musulmana non impedisce di farlo (ci sono musulmane, velate, che parlano troppo), quindi se si conosce la persona e si sa che è riservata e non racconta ad altri certi particolari, si puo togliere il velo.”
Raccontata nel dettaglio come tu desideri, ovviamente, il tutto é ancora piú bizzarro che nella mia sintesi.
Rimango col dubbio di quali siano i particolari che una donna “malintenzionata” potrebbe raccontare ad altri, vedendoti in faccia, e soprattutto a chi e perché. Bah.
Qui il link alla cosa: http://arabeschi.splinder.com/post/18020061#cid-48827039
Preciso che il velo in questione lascia scoperto il volto. E poi non si tratta di essere più o meno malintenzionati, ma semplicemente riservati nei confronti dei particolari fisici di un’altra donna. Poi è chiaro che cose cosi’ risultano bizzarre, ovviamente, a chi ha altri principi.
Nel senso: una potrebbe dire a un’altra che capelli hai?
E’ questo, il problema?
E il principio, quale sarebbe?
Non metto in discussione i tuoi principi, Lia, ognuno si prende i principi che vuole, mi riferisco a quelle donne, tante, che amano spettegolare su altre, mi sembrava chiaro, si anche sul colore dei capelli, se sono lunghi o corti, se ti stanno bene o no, insomma, tutte quelle stupidaggini che a volte sono molto di moda nelle conversazioni femminili e che possono dare fastidio, a me ad esempio danno fastidio, se a te o a un’altra non danno fastidio e che si tolga pure il velo anche davanti a Pincopallino, mica questo la rende meno musulmana di un’altra; ma siccome io amo seguire i pareri dei sapienti che dell’Islam ne sanno più di me (e non parlo dei fanfaroni dell’ultima ora o dei macellai autonominatisi imam), mi permetto di condividere questo parere, se poi la cosa ti fa sorridere o ti pare il comportamento di un’alienata, liberissima di pensarlo e di dirlo, per carità…