Sul versante “E’ un mondo complesso“, vorrei segnalare il gruppo di studenti anti-Gelmini aderenti a Forza Nuova che, oggi, si lamentavano con la loro prof per la scarsa partecipazione delle loro compagne ecuatoriane all’assemblea preparatoria dello sciopero: “Ma insomma, noi ci facciamo il culo e loro lì a cazzeggiare, correvano qua e là invece di ascoltare…” La prof ha chiesto: “Quindi voi auspicate una maggiore partecipazione politica dei vostri compagni stranieri?” Al boato di “Sì!!! Certo, mica possiamo fare tutto noi!!!”, la prof ha immaginato cortei di Forza Nuova pieni di ecuatoriani dotati di coscienza politica ed ha avvertito un capogiro.
Sul versante “Vabbe’, concentriamoci sulla questione principale“, invece, questo blog domani sciopera e, a questo proposito, non le pare peregrino segnalare lo schema dei diritti/doveri di chi sciopera nella scuola riproposti qua. In particolare copio/incollo quanto segue, ché male non fa:
1. chi sciopera: Non deve far nulla. Non deve dichiarare a scuola di essere in sciopero.
2. chi non sciopera: Deve assicurare la prestazione per le ore di lavoro previste; non può essere chiamato a lavorare per un numero di ore maggiore; può però essere chiamato dal Dirigente, o chi lo sostituisce,
• a cambiare orario, ma non il totale delle ore di lezione previsto per il giorno dello sciopero,
• a cambiare classe per assicurare la mera vigilanza ad alunniPuò essere chiamato ad essere presente sin dalla prima ora, ma non può essere tenuto a disposizione per tutta la giornata a scuola ma solo per l’orario che gli è stato comunicato preventivamente e pari a quello previsto per quel giorno; se il servizio è sospeso, si presenta a scuola, nel suo orario di lavoro o secondo le indicazioni date.
Troppo comodo pensare di essere in vacanza perchè a scioperare, come nel caso di domani 30 ottobre, sono anche gli alunni. Chi sciopera può presentarsi davanti a scuola a controllare che chi è in servizio, anche in assenza di alunni, svolga comunque le ore, a disposizione, per cui, a differenza dello scioperante, viene retribuito.
3. chi ha il giorno libero: Non può essere obbligato a dichiarare se sciopera o no e non può comunque perdere la retribuzione, non può essere chiamato a scuola per sostituire docenti in sciopero.
PS Se sei un docente precario e magari supplente temporaneo, sappi che hai gli stessi diritti. Sappi che puoi scioperare tranquillo. Non perdi il giorno ai fini del punteggio. Perdi solo lo stipendio come tutti gli scioperanti.
Sul versante “La mamma dei cretini etc.”, invece, c’è da segnalare il Cretino preferito da questo blog, ovvero Miguel Martinez, che propone di non scioperare (giacché lo sciopero sarebbe un rito tribale, e non un sudatissimo diritto da difendere oggi più che mai) bensì di esprimere la protesta contro il decreto Gelmini evitando di comprare “i prodotti pubblicizzati da Mediaset”. Che dire: affascinate da tanta capacità di infiocchettare la pochezza, lo ringraziamo per la costanza con cui incarna indefesso, arricchendolo di sfumature sempre nuove, il concetto di “inetto”. Ma, al di là dell’ignobile personaggio citato, mi pare comunque che si debba fare attenzione a questo tipo di pose e di vezzi: proprio adesso che siamo di fronte a precise proposte che mirano a limitare fortemente il diritto di sciopero (addirittura si parla di sciopero virtuale) queste cazzate sono mefiticamente pericolose. Non è il momento, direi.
(P.S. Da leggere, a proposito di manifestazioni, questo post di Floria)
comunque, a parte tutti gli aspetti polemici, la veritá mi pare che sia che il sistema dello sciopero nel settore scuola sia una forma rituale che negli ultimi 20-30 anni è servito per ottenere una perdita draconiana del potere di acquisto dei salari dei lavoratori della scuola e peggiorato significativamente le condizioni di lavoro. Insomma, non ha funzionato. Non ha funzionato per quello che si pretende che funzioni. In realtá serve ad altro. Per esempio serve ai sindacati per contarsi. Le forme di lotta credo che dovrebbero essere altre per essere efficaci. Non condivido il boicottaggio di M. perché credo che la storia del movimento dei lavoratori dai luddisti in poi dimostri che il sabotaggio é controproducente. Tuttavia anche il simulacro che oggi si chiama sciopero è controproducente. Su che cosa fosse lo sciopero e che pallida caricatura ne sia quello che oggi si chiama tale ci sono pagine bellissime nella “Condizione Operaia” di Simone Weil.
Sciopero vuol dire casse di resistenza che permettano una lotta che si prolunghi per settimane e per mesi. Sciopero vuol dire determinazione a battersi facendo anche dei sacrifici per quello che si crede sia la propria e l’altrui dignitá. Sciopero non puó significare restare a casa al calducio ma occupare i luoghi di lavoro per gestirli in una prospettiva diversa, una prospettiva che parta dalle esigenze dei lavoratori e non da quelle dei datori di lavoro, durante lo sciopero le scuole dovrebbero diventare laboratori di analisi e di proposta, etc.
Lo sciopero degli insegnanti invece, nel migliore dei casi serve per fare un ponte. E per questo perdono sempre. Guarda che le modalitá che ho elencato sopra sono abbastanza frequenti nelle vertenze in Francia, Germania, Argentina (Salta), Messico (Oaxaca): non escono dal libro delle utopie.
Gli insegnanti fannno il loro scioperino testimoniale e poi vanno allegramente verso la disfatta. Questa volta come le altre. Ma perché nessuno pensa alle casse di resistenza?
Ci sono in Inghilterra! In Francia! In USA.
Perché se si ha volontá di lotta non si pensa ad uno strumento tanto elementare ed indispensabile? Ma, poi si ha davvero volontá di lotta? Boh!?
genseki il poesiolo
Il perché lo dice la legge:
“Non possono essere effettuati scioperi a tempo indeterminato.
Non più di 40 ore (equivalenti ad 8 giorni per anno scolastico) nelle scuole materne ed ele-
mentari, non più di 60 (equivalenti a 12 giorni) negli altri ordini e gradi d’istruzioni, si com-
prendono in tali limiti gli scioperi brevi e quelli giornalieri.
Non più di due giorni consecutivi e tra un’azione di lotta e la successiva deve intercorrere un
intervallo di tempo non inferiore a dieci giorni.”
http://www.orizzontescuola.it/articoli3/vademecum_sciopero.pdf
Nel link, c’è anche la storia di tutta la battaglia legale che c’è stata attorno al blocco degli scrutini.
Adesso le vogliono rendere ancora più restrittive, le norme che regolano gli scioperi. Che si fa? Ci rinunciamo direttamente, così non devono nemmeno fare la fatica di proibircelo, visto che “tanto è inutile”?
Io sono d’accordo sul fatto che non può essere l’unica forma di lotta, specie in un momento simile. Del resto lo si sta dicendo a chiare lettere da mesi, nel mondo della scuola, e si parla di sciopero bianco, sospensione delle attività aggiuntive etc. Ma da qui a dileggiarlo, vaneggiando su: “recita teatrale (passeggiate, scioperi che danneggiano solo chi li fa e fanno imbufalire le famiglie, occupazioni che tolgono più ore di lezione di quelle che toglierebbe la riforma, ecc.)” direi che ce ne passa. O, almeno, direi che vale la pena ricordare da quale subcultura politica provengono discorsi di tal fatta. E fare attenzione.
Le leggi che regolano gli scioperi non sono evidentemente, le cause bensí le conseguenze della passivitá sociale del personale della scuola. Sono possibili perché i rapporti di forza sono quelli che sono. I rapporti di forza sono quelli che sono perché gli insegnanti non hanno un’alta concezione della propria dignitá di lavoratori. Le proposte come scioperi bianchi, soppressione delle attivitá aggiuntive etc., che ho sentito ripetere come ritornelli durante i 12 anni che sono stato insegnante nella scuola dove si sorvegliano i cessi ne sono la prova. Perché significa che si vuole lottare senza farsi male. E questo è controproducente perché è un segno di debolezza di fronte all’avversario. Che se ne rende subitp conto!
Insomma quando i lavoratori elaborarono lo sciopero come arma le leggi non lo permettevano mica. Normalmente, se andava tutto bene, gli sparavano addosso ai lavoratori in sciopero! O li sostituivano con grupi di crumiri sottoproletari (leggere Germinal o veder il film con Depardieu per ricordare). Ma appunto quei lavoratori avevano un grande senso della loro dignità umiliata e un grande desiderio di giustizia.
Gli insegnanti hanno “rabietas”.
Le proposte come lo sciopero bianco etc. quelle si mi sembrano avere una chiara connotazione ideologica e difatti GILDA sgnifica corporazione la qual cosa rinvia a Pavolini (con la V) e a Ugo Spirito, pensa un po’!
Grazie per l’ospitalitá
genseki
Ma tu li hai mai letti i miei post? E’ una vita che lo scrivo, che i prof non valgono una mazza come forza sociale. Mi sono chiesta mille volte se questo era dovuto al fatto che siamo in maggioranza donne o a cosa.
Solo che, detto questo, non mi pare che la soluzione stia nel non scioperare.
Magari astenendosi dal comprare le merendine, in cambio.
Io che ci sono, nella scuola, non vorrei essere passiva e lo manifesto. Tu hai idee migliori, su quello che si dovrebbe fare? O ti basta insolentire chi oggi era in piazza, farneticando di azioni da lobby del tutto improbabili da noi, come fa quell’altro?
Comunque mi hai incuriosito: dov’è che insegnavi?
(PS: i manuali online sono quasi sempre della Gilda, visto che loro si prendono la briga di farli, e vengono consultati e divulgati da prof di ogni appartenenza. Non dirmi che non lo sai.)
No, quello del manuale della GILDA non lo sapevo. Io era della CGIL.
La scuola era l’Alberghiero di S. Ponente. È giá qualche anno che ho lasciato la professione e Genova. Non ci trovavo piú senso a fare l’insegnante. Sono anni che devono pagarmi la liquidazione e non riesco nemmeno a parlare al telefono con gli impiegati della direzione regionale.
Non credo di avere mai insolentito nessuno in vita mia.
Mi piace discutere e esaminare punti di vista divergenti.
Grazie per l’interesse
genseki
Ma dai??? :D
Cavoli, il mondo è piccolo davvero…
Ti faccio una proposta: tu fai un post in cui racconti la tua esperienza lì e il motivo per cui hai mollato e io vado personalmente in Provveditorato a dare la caccia alla tua liquidazione.
P.S. ce l’ho pure io, la tessera della Cgil. Ho pure il culo di avere trovato dei bravi interlocutori, nella CGIL di Zena. Per il resto, stendiamo un velo.