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A proposito di sostegno alla Palestina e/o sostegno ad Hamas. Da una parte c’è Abdel Nur che, giustamente, dice:

è necessario rammentare che non è questo il punto, oggi; ci fossero pure i cannibali, a Gaza, oggi non è questo il punto. Ci sono centinaia di persone già massacrate; migliaia ferite, e Dio soltanto sa cos’altro c’aspetta.
I distinguo, le digressioni, le recriminazioni, oggi sono comunque fuori luogo. L’unica cosa da dire è: “No”. Il tempo dell’analisi culturale era prima, e sarà, senz’altro, dopo. Non ora.
Ma Iddio sa meglio.

Dall’altra, e altrettanto giustamente, Femminismo a Sud sottolinea:

In questi giorni, perciò, state attenti alle azioni che appoggiate, ai comizi che applaudite, alle petizioni che firmate. Leggete quali gruppi li propongono e chiarite bene – se volete – che fascismo e la vostra lotta contro la politica di Israele, in qualunque modo voi la state compiendo – attraverso il volontariato, con la scrittura, con le petizioni, le manifestazioni, i presidi, i sit in, la raccolta fondi per il popolo palestinese, etc etc, non c’entrano nulla e non possono andare a braccetto insieme. O per lo meno abbiate chiaro che potete contaminare ogni luogo con i vostri contenuti solo se non perdete di vista i vostri obiettivi per sposare quelli altrui.

Io il cuore ce l’ho dalla parte di Abdel Nur, e mi basterebbe non essere in Italia per sentire mia fino all’ultima delle parole scritte da lui. Sono qui, però, e continuo a pensare che se quello che vedo in Italia è possibile – lo sfascio della nostra informazione, l’inesistenza della nostra opinione pubblica e così via – è ANCHE per la collezione di errori, alcuni in buona fede ma altri in scientifica mala fede, di chi sostiene o dice di sostenere, da noi, la causa palestinese. E, tra questi errori, c’è la confusione tra fondamentalismo islamico e Palestina, agitata a mo’ di esca avvelenata da Israele e dai suoi sodali e ingoiata con tutto l’amo da chi crede, o finge di credere, che stare con la Palestina voglia dire automaticamente stare con Hamas.

Io, lo ripeto per la millesima volta, credo che – fermo restando il diritto dei palestinesi di scegliersi i propri governanti, e fermo restando che i popoli non possono fare altro che costruire la propria storia e i propri esperimenti sociali in base alle circostanze in cui si trovano – la Palestina e il mondo arabo siano molto di più di un esperimento di ideologia politica a sfondo religioso. E credo che fare coincidere le due cose sia interesse degli opposti cantori dello scontro di civiltà – neoconi da una parte, invasati, idioti e rossobruni dall’altra – e NON SIA interesse della Palestina, né del mondo arabo in generale. E siccome questa non è una novità, ma qualcosa che ripeto da anni, mi piacerebbe dare per chiuso l’argomento, e lo farei se solo fossi – come vorrei, oggi più che mai – là anziché qua. Sono in Italia, invece. Maledizione.

E quindi vorrei tanto vederlo crescere, un vero spazio di lotta alla politica criminale di Israele contro la Palestina, ma non posso fingere di non accorgermi che questo spazio può esistere e contare qualcosa a condizione di stare attenti. Attenti a ciò che si sostiene, a ciò che si firma e che si appoggia. A condizione di mantenersi puliti, quindi, e di portare avanti con chiarezza un discorso che sia sempre e solo eticamente inoppugnabile, e di stare mille miglia lontani dal torbido.

E di zone torbide, purtroppo, nello schieramento dove io ho il cuore ce ne sono diverse. Dimenticarsene, persino oggi, è inutile e dannoso e nient’altro. E basta guardarsi attorno – tra le feste e i panettoni di Capodanno, mentre su una sponda diversa del nostro mare massacrano una popolazione in gabbia nell’indifferenza dei più – per capire che qui nessuno se ne può più permettere, di cose inutili e dannose. La Palestina merita di essere sostenuta – tutta, non un gruppo o l’altro – con chiarezza, limpidità e a testa alta, e in nome di valori un po’ più alti dell’esperimento politico del momento.