Difficile scrivere, in questo presente improbabile in cui sto facendo tutto ciò che una penserebbe di fare quando vuole costruire e mettere dei punti fermi nella propria vita e che è, invece, un sentitissimo inno alla provvisorietà che stiamo intonando in due. In assoluta armonia.
“Che bella casa.”
“Vero?”
“Che bell’impresa, chi lo avrebbe mai detto a ‘sto punto delle nostre vite.”
“Davvero, guarda.”
“Ma io lo guardo, ‘sto panorama pazzesco, e gli dico addio mentre lo guardo, proprio adesso sul terrazzo, senti: è tutto così improbabile da essere stonato, non ci vivo davvero dentro, pensavo di andarmene.”
“Sai, anch’io.”
Così passano questi mesi, in un’allegria assoluta che diventa insofferenza in un attimo, o sofferenza, o semplice errore da cui fuggire per poi chiedersi cosa ti è preso, ridere e tornare indietro ed essere felice di averlo fatto, di essere tornata, per un bel po’ di giorni dopo. E poi ricominciare.
Ed è difficile scrivere perché cosa vuoi mai scrivere, se non qualche bestemmia quando sei arrabbiata e te ne vai o qualche risata quando ritrovi la quotidianità che ti piace, quella col mojito in terrazzo che ti fa male, ti fa ingrassare, ti rende brutta e felice e pure, in qualche modo, voluta bene?
Il momento è confuso, mettiamola così, ma è presente, e fissarlo in una forma scritta è dare la caccia alle farfalle, c’è veramente poco da spiegarsi. Lo farò quando sarà il momento delle autopsie, non adesso. Non so cosa scrivere, quindi, perché la mia vita a Genova non me la so decifrare. So solo che, quando sono via, ho bisogno di tornare e sentire odore di Mediterraneo, odore di maccaia, aria di vicoli e facce serie e ironiche dei genovesi che sono il mio paesaggio e voglio la mia barchetta di Bogliasco e vorrei pescare da oggi fino a Ottobre, con la canna nella barchetta verso il Levante e poi farli alla piastra, i pescetti, ma l’uomo con cui sto mugugna e si lagna e non li vuole, i remi e i pescetti, perché lui ne sa di più e i pescetti del mar Ligure non valgono la pena e le uniche barche che vale la pena avere sono a vela, non a remi, e ci scorniamo a sangue, corna contro corna, e ci lasciamo e poi è impossibile spiegare perché a chi te lo chiede, e finisce che non te ne ricordi manco più, per quale motivo ti sei offeso così a sangue prima di lasciarti, e torni indietro e così sempre, tutte le volte.
Genova. Chi se la scorda più. Ed io, non so perché, sono felice. Mentre ingrasso, mi maltratto e faccio tutto quello che non dovrei fare e tutti mi cazziano e io, in certi momenti, sono così felice che me la mangerei a morsi, l’aria di questa città che non posso nemmeno dire di amare, so che c’è e basta e, soprattutto, so che sa di mare. Di mare vero, non di mari esotici. Del mare mio, nudo e crudo. Salato.
Non riesco a scrivere, quando sono qua, perché mi manca la prospettiva.
Mi dispiace da morire. A me piace un sacco, scrivere. Se ci riuscissi mi sentirei davvero qui.
Poi dico che le Donne… e tanti luoghi comuni che cadono a proposito.
Sempre incontentabili, insofferenti.. E noi maschietti, con santa pazienza, sempre lì a cercare di capirle e a provare ad accontentarle. Almeno ci proviamo, e loro ci sguazzano un mondo a metterci in crisi.
Certe volte vorrei farmi prete. Poi mi guardo allo specchio e ..si prete andrebbe bene, ma in un convento di monache pero!
Ma non è che per caso ti sei comprata un tailleur? Perché io l’unica volta che ho avuto un tailleur in vita mia mi sono rimbecillita di botto e ho rinnegato me stessa tre volte prima che cantasse il gallo. Lascia perdere il tailleur, meglio une thaï-heure, senza dubbio, anche se non me ne intendo.
I tailleur devono farli un po’ come il vestito che secondo alcuni calunniatori Medea donò a Isifile. Meglio lasciar perdere, lo ridico.
Il mio comunque è rimasto in Siberia occidentale insieme agli orecchini corallogrondanti da 2hg l’uno (fui un paragone di superbia e strafottenza a comprarmeli, ma erano orecchini corallogrondanti da 2hg l’uno ed erano i miei). Là così ho lasciato la parte peggiore di me e la migliore, oppure mi son presa su il peggio e il meglio di quel che sono.
In ogni caso, la media non è cambiata.
(ma io dico… a parte l’oggettiva bruttezza di ciò che il tailleur rappresenta…)
…ma se una nasce donna, chi glielo fa fare di vestirsi come un pinguino inamidato?
Tanto vale drappeggiarsi, almeno si è donne per qualcosa.
Broccoli, cara. Ti ho mai detto che sei un genio?
Giulio: è che è così difficile capire che è necessario essere un po’ infelici e molto soddisfatte…
Mi sembrava di leggere una pagina di Lewis Carroll:-) Lia sei unica davvero. Tu scrivi comunque, posta pure la lista della spesa, ma non lasciarci più per così tanto tempo con la pagina bianca!!! Un abbraccio.
Ma la Broccoli, da che parte dell’Universo arriva?
Sono sicura dall’Empireo
e comunque stai serena e goditi il terrazzo. guarda oltre. che tanto c’hai tutto e quello che non hai ora, magari non e’ cosi’ tanto importante.
Quel che dici mi ricorda l’adolescenza.
hehe anche a me ricorda l’adolescenza, sia quel che dici tu, sia quel che combino io ultimamente… ma d’altra parte una non è che ogni secondo che passa può buttar via tutto quel che è stata fino a quel secondo lì… ogni tanto succede che butta via qualcosa e prende su qualcos’altro, certo, ma se si cava il midollo non sta più in piedi.
E’ per questo che a me la pirlaggine rimarrà in dote a vita e, con rispetto parlando, è un sollievo vedere che non sono l’unica e che non è per niente detto che una debba farsela passare!
Ad un certo punto… si arriva alla fase: “Non ce la faccio piu a scrivere” – Prova a deliziarci con 2 righe, riduci, distilla… Mi fai pensare a “Viaggi di nozze” Verdone – quando i due coatti benestanti con BMW vorrebbero mandare una cartolina e non sanno che c. scrivere (guarda, che scrivere una cartolina e’tosta } Ovviamente la coppia di cui sopra e’ lontana da te anni luce, invece io mi ci rispecchio tranquillamente e senza falsi pudori: Non sono piu’ in grado di scrivere neanche una cartolina. Provero’ con “A stronzi…?” Che dici ?
Lia ha aperto un blog segreto, ogni giorno un post, ogni giorno una delizia da leggere e commentare. Lo sapevate? ecco perchè qui non arriva più nulla :-))))) (la mir tremenda)
Non riesci a scrivere (a parte che lo hai appena fatto) perché ti maltratti. Smettila di maltrattarti. Cambio punto di vista: trattati bene!
Tu hai bisogno di un’altra intervista alla Radio Svizzera, fissiamo un appuntamento cara Lia, per un’ “Ora del tè”..con te? (dico sul serio, dai che ti farà benissimo e Lugano ha voglia di rivederti.
potremmo creare un blog alla memoria o alla “faccia” e rileggere i post di questi anni (ne vale la pena e -del resto- ne vale la pena9. oggi è il mio compleanno e il mio gatto è morto dopo sedici anni di convivenza.
Da un bel po’non riuscivo a far partire i commenti, quindi ho fatto un casino!!! Scusatemi.
Mi dispiace vagatonda, per il tuo gatto. Rileggere, dici? Ok, ma il problema è da dove partire, per non essere ossessivamente cronologici? dai post che scriveva prima della sua partenza per l’Egitto? Dalle indimenticabili pagine di diario dal Cairo? Le sue avventure con gli inquilini non invitati nel sottotetto? La vaga idea di igiene e di puntualità quotidiana? La forza degli altri valori incontrati? Le descrizioni delle donne, della sua felicità piena e ovvia, che arricchiva noi nel leggerla qui? I suoi giorni che non avrebbero mai voluto parlare di bisogno di ritornare? Il suo rientro a Milano, con la diagnosi di città-che-la-fa-ammalare? La sera (buia e tempestosa) del tacco perso nelle rotaie del tram? Le sue litigate con i più incredibili personaggi che periodicamente riappaiono come il raffreddore? Il suo innamoramento di Magdì Allam e del Corriere (ahahahah), i suoi allievi ora buoni ora pestiferi? il suo trasloco verso Genova, la città della sua rinascita? Il viaggio a santiago de compostela (o mi confondo?), il suo natale 2009 un po’ triste ma fiero a Milano? La primavera della riconciliazione? Senti diciamo a Lia di prenderla pure comodamente la sua pausa, che noi abbiamo da fare per un bel po’, qua…? :-)
Oh, mie pestifere amiche… :D
Il blog alla memoria no, grazie! Brrrr.
L’intervista alla radio Svizzera mi frutterebbe lanci di pomodori, temo: che gli racconto, che ci ho la barchetta e remo??
(Addirittura l’onore di un commento di AC, da quanto tempo… :))) )
Buon compleanno, Vagatonda. E un pensiero al tuo micio. Sedici anni, deve essere stato assai ben curato, per arrivare a tanta età.
Mire’, perché stavolta non vieni tu? Qui c’è il mare, sai?
Ah ma certo che verrò!!! :-)Prima tu a Lugano, ti aspettiamo carissima.