Come da tradizione, ieri ho preso il cosciotto peloso, il piede incolto e le unghie smangiucchiate ed ho portato il tutto a riparare dal mio parrucchiere di sempre. E’ al primo piano di un palazzone sulla Mossadek, in un salone dove nessuno parla inglese ma siamo sempre andati molto d’accordo, pur senza capirci mai. Io gli parlo a gesti, lui mi risponde in arabo, ci sorridiamo molto e, infine, io mi abbandono in poltrona con sigaretta e tè e tutto il suo staff mi circonda, mi prende, mi rigira, mi pastrugna e mi trasforma infine, come dice lui, in un bon-bon.
Ormai ci vediamo solo una volta all’anno, quando torno da ‘ste parti, ma il rito è sempre uguale: “Oh ma buongiorno, bentornata, manicure-pedicure-culùr?” “Oh, sì.” “Shai?” “Ma sicuro.” E poi arriva la fanciullina velatissima, mi requisisce il piede inselvatichito da troppa Italia, lo guarda inarcando le sopracciglia e poi scoppia a ridermi, senza ritegno, sul muso. Il fumetto sulla sua testa esprime in modo inequivocabile ciò che pensa dell’occidentale brada e del resto, come dicevo, parlare arabo non è per nulla necessario, dal parrucchiere.
Della ceretta ne avrei anche fatto a meno, stavolta: non ne avevo bisogno, almeno secondo i miei canoni, e difendersi dai canoni di un’estetista araba richiede enormi energie e grande decisione: no, non voglio che mi depili le braccia, la faccia, i piedi, le mani, la pancia e tutto il resto. Non ho peli, lì. Lo so che tu li vedi, ma sei l’unica al mondo. Metti giù quella roba, ché va a finire che me li fai venire tu, ‘sti maldetti peli. No, non mi toglierò le mutande. Non ci penso nemmeno, stavolta non mi fregate. Lasciami stare, vado benissimo così.
Poi, però, ho pensato al mio amichetto feticista del blog accanto – sì, lui – e ho capito di non poterlo deludere.
Ho consegnato il polpaccio, quindi, e questo mini-servizio fotografico è per lui.
Dedicato a un pirla, con saluti dal peletto.
Yeaaahh, la ceretta (e quanta ne servirebbe pure da queste parti).
Sei tornata in gran forma, vedo!
Ridicolo questo post. Sono stra-d’accordo con Sharif el Sebaie: vai in Egitto in buen retiro, per farti leccare i piedi (cicciotti) da bei giovanotti un po’ spiantati, e l’immagine di te con in mano tè e sigaretta è veramente disgustosa. Da quando vivo in Nord Africa mi sento talmente a disagio a fumare davanti agli altri che ho quasi perso il vizio.
Trasudi orientalismo. Imbarazzante.
Cioè chi fuma e beve il tè è orientalista?! Allora il 99,9% dei maschi adulti egiziani è orientalista. Non credevo stessimo messi così male
Grande Lia! Ti amo.