Sono tornata a Cuba come chi torna a casa, dopo un periodo in Italia estenuante, psicologicamente spossante e pure abbastanza sorprendente, ché il mondo non va mai come una sarebbe portata a prevedere ma vabbe’, l’importante è che in qualche modo vada.
Sono tornata e sento lo stress che mi cade via di dosso, mattonate intere di stress che in Italia fanno da paralizzante prigione e che qui lascio andare, invece, depositate in fondo al mare di Playa del Este dove ho già preso tutto il sole e tutte le onde di mare che potevo, ché ognuna ha i propri riti di purificazione.

Riprendo colore e cambio anche sguardo, mi pare: mi vedo addolcita, rasserenata. Mi godo la luce, dopo l’infinito grigiore italiano, e un caldo che pare giugno, per nulla aggressivo ma sufficiente a stare bene in spiaggia come in strada, in maglietta e senza sudare.

Sono in una casa diversa, trovata grazie ai saggi consigli di Loredana che è un’amichetta nuova sbucatami dal blog qualche mese fa (benedetto blog, cosa farei senza?) colma di istruzioni per decifrare Cuba. E’ al Vedado e i primi giorni bisogna un po’ abituarsi a non lasciarsi spaventare dagli sguardi fissi di Pancho e Panchita, quando si entra dal cancello.

La mia camera ha un ingresso che dà direttamente al giardino e c’è un baccano di cinguettii e ci sono lucertole con uno strano barbiglio rosso e piccole iguane verde smeraldo, liscissime. Da qualche parte c’è anche un gallo, ma manca il fucile con cui sparargli all’alba. E’ bello fare colazione qua.

Rimarrò qui a mezza pensione e si prenderanno cura di me, dicono, rimpinzandomi di verdura e accompagnandomi lungo la via di un glorioso dimagrimento, inshallah: perché qui si persegue il Risorgimento Fisico, signore e signori, ed esattamente otto mesi dopo avere eroicamente smesso di fumare, l’Haramlik getta alle ortiche anche l’alcool e si prepara a nuovi, mirabolanti stati avanzatissimi di salute o, come minimo, alla santità.
Mi sono data un obbiettivo minimo di un anno di totale astinenza da qualsiasi tipo di alcool, pure dal liquore dei cioccolatini. Così, per vedere come sarà la vita dopo averlo fatto, e anche la circonferenza del culo. Sono già alla prima settimana, da qui in poi è tutta discesa.

Mi sono sentita a casa tornando a Cuba, dicevo, o forse faccio un po’ di confusione, il mio cervello opera delle sintesi tra tutto ciò che intendo per casa. La notte che sono arrivata, già sul taxi, respiravo il caldo umido e l’odore mi pareva quello del Cairo. Lo spagnolo cantilenante della gente mi riporta indietro a isole di tanti anni fa, questo piccolo nuovo inizio è il milionesimo della mia vita ed è che forse non so fare altro che ricominciare, io, e nella vita una fa ciò che le riesce meglio.
Baci dall’Avana.