(Continua da questo post che analizza una famosa mappa.)
Giovanni Fontana è uno abituato a sentirsi accusare di malafede e ha quindi elaborato tutta una sua prassi di reazione, quando gli succede, che spiega dettagliatamente in questo post.
Fontana è anche una delle persone più autoassolutorie e meno logiche tra quelle che popolano la rete: ha scritto un intero post su quanto sia sbagliato accusare la gente di essere in malafede, e lo ha scritto per difendere il fatto che, nei giorni scorsi, è andato in giro ad accusare me di essere in malafede. Sì, mi rendo conto che c’è un corto circuito logico, ma tant’è.
A differenza di Fontana, io non ho una grande familiarità con questa accusa: sono stata accusata di molte nefandezze, da quando ho un blog, ma sulla malafede c’è un po’ di vuoto. Non ho quindi trucchetti retorici da mettere a disposizione di chi legge e, anche se li avessi, mi annoierebbero alla seconda riga.
Il punto è un altro, ed è che la risposta di Fontana alla polverizzazione – fatta da Juan Cole e non da me – degli argomenti con cui il Nostro definiva “bugiarda” (è una mania!) la mappa che più graficamente illustra la perdita di territorio da parte dei palestinesi, consiste nel prendersela non con Cole ma con me, ficcandosi nelle stanzette dei social network e scrivendo quindi post trasversali sul suo blog in cui, mentre si gloria di battaglie dialettiche in cui fa solo la figura del pazzoide, ne approfitta per ribadire che sono bugiarda, in malafede, cattiva e, soprattutto, favorevole alle mutilazioni genitali.
Facendosi strada col machete nella selva del suo parlare benissimo di se stesso e malissimo di me, si riescono a trovare due frasi in croce dedicati alla questione reale della mappa. Queste:
La mia valutazione è che non ci fosse alcuna ragionevole possibilità che chi ha scelto quelle 4 cartine, pescandole fra le mille cartine possibili della Palestina, di cui 2 molto, molto precise (la 1 – una cartina che, al di fuori di quelle quattro immagini era ben poco diffusa, lo è molto più quello della land ownership -e la 4, una cartina praticamente inventata da chi l’ha disegnata, mescolando le varie zone di Oslo), dimostrando quindi una conoscenza storica e una capacità di selezione piuttosto approfondita, abbia deciso di metterle assieme nonostante usino criteri palesemente diversi senza accorgersene, abbia scelto come prima mappa fra le mille che ci sono quella più drammaticamente favorevole alla propria tesi (tanta Palestina, poco Israele), abbia scelto come ultima mappa fra le mille che ci sono quella più drammaticamente favorevole alla propria tesi (tanto Israele, poca Palestina), ci abbia appiccicato delle didascalie bugiarde, e infine abbia giustapposto tutte e quattro.
E’ una sciocchezza. Chi ha scelto quelle mappe ha messo semplicemente a fuoco i quattro momenti chiave della situazione territoriale palestinese: Mandato britannico, progetto di partizione, status quo tra il ’48 e il ’67 e attuale situazione territoriale palestinese. Quali altri momenti avrebbe dovuto scegliere, che mappe avrebbe dovuto selezionare? La cartina di Gerusalemme nel giorno in cui è nato Fontana?
Si discute la metodologia che è alla base della scelta delle mappe, che al principio vede disegnati confini ufficiali mentre nell’ultima riporta semplicemente la situazione sul campo.
Potrei capire questo discorso di accuratezza metodologica se stessimo analizzando una tesi di laurea o un articolo specialistico. Ma, come dicevo rispondendo a un commentatore nell’altro post, a uno specialista si richiede un procedimento metodologico con un filo conduttore la cui validità scientifica, però, non è detto che coincida con la situazione sul campo. Esempio: se faccio un insieme di mappe seguendo il criterio dei territori “ufficialmente” di Israele, sto usando una metodologia corretta ma, ahimé, basta andare a passeggio in Palestina per vedere che gli israeliani stanno, abbondantemente, anche fuori da quei territori. Nella mia inattaccabilità scientifica, quindi, ho dato un’immagine completamente falsa della situazione reale.
Questa è una mappa divulgativa che serve a illustrare graficamente una situazione reale e inoppugnabile e ci riesce. Qualora volessimo scrivere un articolo scientifico, potremmo attingere alle mappe di questo sito, indicatomi dal bravo Fisico a Gerusalemme, e farci degli ottimi lavori che rimarrebbero, però, confinati tra le mura di qualche università. Ma qui stiamo cercando di fare capire un problema a gente bombardata da una propaganda mainstream che manipola tanto le informazioni come il linguaggio in cui vengono espresse, ed è fondamentale comunicare in modo chiaro. La cartina è storicamente corretta e compie dunque il suo scopo.
Per il resto, Fontana dice che il discorso di Cole non inficia il suo. Questa è una totale falsità il cui unico scopo è evitargli di rispondere delle sue affermazioni errate o manipolatorie:
1) “[…] le zone disabitate, cioè la maggior parte, come tutto il deserto del Negev (andato poi a Israele proprio perché disabitato)“. Balla. E balla sollevata da Goldberg, che Cole definisce “bizzarra affermazione” e a cui risponde: “Ma non era affatto vuoto, come non lo è adesso: ci vivono i beduini palestinesi, e sia loro che il deserto erano riconosciuti dalla Lega delle Nazioni e considerati parte integrante del Mandato palestinese.” Goldberg (seguito da Fontana) ripropone la vecchia storia della “terra senza popolo”, che dovrebbe fare sotterrare di vergogna chi ancora la nomina. Ma se fosse stato vuoto, il Negev, e ancora lo fosse, ti pare che gli israeliani starebbero a tutt’oggi lì a prendersi la briga di avvelenare la terra dei beduini? Ti pare che esisterebbe un piano di epurazione di massa?Ma rimando alla risposta completa di Cole, comunque, che non voglio ripetere qua.
2) “Se entrambe le parti avessero accettato la partizione […]” mia nonna avrebbe le ruote, caro mio. Non puoi fare le pulci all’unità metodologica nella selezione delle mappe per poi metterti a fare la storia coi se, e per giunta storia intesa come vecchia vulgata e ampiamente rivista dalla mai troppo citata storiografia israeliana recente nonché da Cole che fa notare, giustamente, che l’espansionismo israeliano fu animato dalla piena intenzione di annettere quanta più terra possibile a Israele. E sì che c’è un po’ di letteratura su, per dire, la Grande Israele. I se valgono sia in un senso che nell’altro.
3) “ Al contrario di ciò che sembra suggerire la mappa, non c’è alcuna evoluzione dal ’46 al ’67“. Eh? Ma che stai a dire? Come potrebbe, una sola mappa, raffigurare un’evoluzione territoriale di vent’anni? La mappa riporta una situazione da – a, non un’evoluzione. Questa non è un’obiezione, è una specie di insinuazione totalmente campata in aria sul senso di una semplice immagine. A che serve? Come pure non capisco a cosa serva dire che, però, se la guerra fosse andata diversamente avremmo un’altra mappa. Ovvio. E la pubblicheremmo. E quindi?
4) La supercazzola di Fontana sulla quarta immagine che, secondo lui: “[…] gioca sull’equivoco di cosa può voler dire “terra palestinese” nella maniera più brutale e menzognera, sostituendo a “cosa è terra palestinese” o “cosa la comunità internazionale considera terra palestinese”, addirittura “cosa gli israeliani considerano terra palestinese”. No, Fonta’, falla più semplice. L’ultima mappa mostra, semplicemente, “la situazione di oggi, che sorge dall’occupazione israeliana di Gaza e della Gisgiordania del 1967 e quindi dalla decisione di Israele di colonizzare intensivamente la Cisgiordania (una pratica illegale secondo le leggi sulle popolazioni occupate)“. Non te ne eri accorto? In buona fede?
Si autodipinge come paladino della verità, Fontana, e intanto diffonde la stessa, identica propaganda avvelenata diffusa dai vari Goldberg e altri scribacchini della propaganda che adora scatenare guerre su pretesti inconsistenti. Curioso.
Ma poi, sì, ovviamente io sto qua a parlare di mappe perché in realtà sono malvagiamente a favore delle mutilazioni genitali e Fontana mi ha smascherato. Io, di fronte a una linea di difesa tanto squallida, non dovrei nemmeno replicare o, al massimo, dovrei farmi bastare la risposta che già gli ho dato. Solo che lui continua. E continua. E continua. E allora la giudichi chi vuole, la conversazione alla base dell’accorata denuncia fontanesca.
Non si capisce quasi un cavolo perché il mio interlocutore (l’unico che ricordassi in quella discussione, peraltro: Fontana non mi era rimasto impresso) in seguito si cancellò da quel social network e i suoi commenti sparirono, quindi pare che io stia parlando da sola. Ma nasce dal fatto, come vedo rileggendola, che Fontana era intervenuto in un thread in cui io negavo che durante la rivoluzione al Cairo non ci fossero donne a Tahrir, per dire (chissà cosa c’entrava, poi) che però le donne egiziane erano infibulate.
Quello che io faccio nel thread, è: cercare di distinguere tra circoncisione femminile e infibulazione; cercare di contestualizzarla; riportare alcune credenze o convinzioni anche di segno opposto tra loro (dall’idea che la pelle possa crescere indefinitamente, se non viene tagliata, a quella secondo cui l’eliminazione della pelle renda addirittura più sensibile la parte esposta) che certo non ho elaborato io e che si limitano a esistere.
Come dico chiarissimamente in quel thread:
L’argomento è sviscerato su milioni di libri, articoli, saggi. Lo puoi vedere da una prospettiva antropologica, medica, socioeconomica, multiculturale, uniculturale, come vuoi. E’ complesso, è antico come l’uomo, ha sfaccettature anche insospettabili. Io, che sono in una posizione strana avendo dedicato all’Egitto anni della mia vita (e spero di dedicargliene ancora molti, spero di tornare a viverci), cerco, quando se ne parla, di apportare una testimonianza che non sia il semplice sovrappormi a ciò che si trova su Google. Quanti sanno che nella campagna profonda la gente crede che quel pezzo di pelle cresca fino ai piedi, se non lo tagli? Quanti sanno che, effettivamente, esiste una vulgata sull’incremento del piacere femminile togliendo quel pezzo di pelle? Per me, il valore aggiunto del vivere in un luogo consiste nello scoprire queste cose, non nel riaffermare ciò che già penso o so. I giudizi, poi, stanno nella coscienza di ognuno, compresa la mia. Ma la prima necessità, il primo imperativo è quello di chiedersi cosa passi per la mente delle persone su cui ci si interroga. E, siccome non credo nell’esistenza dei mostri, io cerco di spiegarmelo. Anche perché mi pare più utile, come approccio, della semplice emissione di un giudizio, peraltro scontato. Questo è il mio tipo di sguardo e non ne ho un altro: se serve a qualcuno, bene, sennò pazienza.
E’ un approccio analogo, mi pare, a quello di studiose che a me sembrano più serie di Fontana.
E poi, infine, il pianto di Fontana, i singhiozzi perché gli ho chiesto come avesse fatto a vedere quella mappa attaccata al muro della sede di una ONG “all’epoca della prima guerra di Gaza” (cit.), quando non risulta che la mappa fosse allora disponibile, almeno in rete.
La spiegazione è che, secondo Fontana, la prima guerra in questione è del 2008. Ah, vabbe’. Io sapevo che era del 2006, invece , e a ‘sto punto mi chiedo come il Nostro definisca quella del 2006: una partita a pallone? Una sfida a scacchi? O se l’è proprio scordata?
Ma vabbe’. Fontana afferma che lui non sapeva di Cole, non sapeva di Goldberg, non sapeva di Sullivan, non sapeva delle polemiche precedenti sulla mappa, non era a conoscenza di The Atlantist e non aveva manco usato Google, come si può logicamente concludere.
Il suo post è stato un caso di solipsismo cartografico.
Vabbe’. Ne prendo atto ma, a questo punto, permettimi di suggerirti una cosa. La prossima volta, prima di partire lancia in resta contro una delle immagini più diffuse sulla rete globale, fa’ una bella cosa: studia.
La mappa che non era bugiarda, il Post e la scopiazzatura di Giovanni Fontana
[…] PS: qui uno strascico di polemica. […]
Non ho letto tutta la polemica, ma mi pare che una sequenza di mappe dovrebbe seguire una logica coerente: o un colore indica una predominanza etnica, o uno specifico e coerente confine politico: non è questo il caso, direi. Aggiungo poi che gran parte di coloro i quali fanno notare che non è mai esistita una nazione palestinese non sta teorizzando – come tu vuoi suggerire – che le persone che vivevano lì erano non-persone, o persone di serie B, sta dicendo proprio solo che non è mai esistita una nazione palestinese, il che è vero e ovviamente non è stato irrilevante nel decidere di farlo proprio lì – e non in Argentina o in Uruguay, lo stato degli ebrei. La storia moderna è una storia di nazioni, non che questo ci dica nulla riguardo a quel che avverrà in futuro. E l’idea che debba prevalere – rispetto al concetto politico-amministrativo di confine – un legame atavico tra un popolo e la sua terra è prima che malvagia sbagliata: è contraddetta dalle migrazioni di massa, dalle guerre, dal sorgere e cadere di imperi e di nazioni, dal variare dei rapporti di forza: tu hai scritto che la storia andrà dove l’ideale dei palestinesi vuole, ovvero nella fine dello stato ebraico, e io ti dico che forse hai ragione tu e nel contempo mi chiedo come mai sposi con tanto fervore questo ideale, con l’inevitabile tributo di sangue che porta con se’, al posto di quello che prevede un negoziato e due stati (che magari si dissolveranno insieme allo stesso concetto di “nazione” verso il quale non provo alcun affetto specifico). Pensare che in Palestina il legame tra il sangue e la terra sia più solido che altrove, e che proprio lì, in quella unica zona del mondo, la storia non possa avere corso è la prima ragione della cronicità del conflitto e della sua non soluzione. (aggiungo anche, ma questo lo sai, che questa convinzione del legame tra sangue e terra esiste anche per molti ebrei, a mio avviso tecnicamente fascisti tanto quanto Hamas)
Se è per questo non era nemmeno mai esistita una nazione ebraica. Si lo so, la Bibbia… anch’io ho nostalgia dell’Impero Romano…
Ah, a proposito: si sa che in guerra la propaganda è un’arma letale e in questa guerra più che mai, comunque la storia dell’avvelenamento aereo, non corredata da fonti sensate, puzza di bufala sciachimista mescolata con la vecchia leggenda dell’ebreo untore e avvelenatore di pozzi lontano un miglio. Propaganda per propaganda, questo è un sito governativo. Se non altro si può risalire a chi la scritta e verificare quello che ha scritto. http://mfa.gov.il/MFA/ForeignPolicy/Issues/Pages/The-Bedouin-in-the-Negev-and-the-Begin-Plan-4-Nov-2013.aspx
nemmeno io ho letto tutto il tuo commento e mi scoccio dal profondo dell’anima di stare qui a battibeccare.
Sui pesticidi israeliani, documentati. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12825880
Guarda che il tuo sillogismo era che a testimonianza dell’esattezza della tua cartina c’era una pulizia etnica fatta dagli ebrei ai danni dei beduini. Se pensi che una ricerca dell’università di ber sheeva sul picco di malattie polmonari dovute ad avvelenamenti nei mesi caldi da idrocarburi di bimbi beduini ed ebrei sia la prova di una avvenuta pulizia etnica dà un occhiata ad una analoga ricerca giordana.
http://www.nel.edu/26-2005_6_pdf/NEL260605A31_Shotar.pdf
Capisco che questo tuo stile disinvolto abbia i suoi estimatori, ma che contribuisca ad aumentare il livello consapevolezza collettiva su quello che accade in medio oriente ho più di un dubbio.
so che è brutto… ma volevo confessarlo: quando ho visto il titolo di codesto post, ho aggiunto i salatini alla lista della spesa!
il fatto di esssere arrabbiata per la situazione in Palestina sembra giustificare o far passare in secondo piano che titolare un post ad-personam nel tentativo di smerdarla(in modo assai arrogante) non sia un atto di una bassezza tremenda.
E poi devo dire che avendo del tempo libero mi sono andato a rileggere un po tutte le vostre ultime discussioni, e credo che non ne esci bene.
Ti scrivo questo commento perché credo che per esprimersi bene soprattutto in una causa importante come quella palestinese, non basta purtroppo avere ragione.
ciao
ahahaha, cominciamo con gli “anonimi”. Mi chiedevo quanto tempo ci sarebbe voluto.
Sono stata fin troppo gentile: il danno fatto con quella storia della mappa meritava questo e altro.
Se volete andare avanti, va benone. E’ un periodo che ho poco da fare, possiamo proseguire nell’analisi di Fontana e delle discussioni con lui.
Lasciali perdere. Tanto quando avranno cancellato l’ intero popolo palestinese dal pianeta Terra, loro (i nazi-sionisti-israeliani) e i loro complici (USA, Europa…), faranno un Gran Pianto. Un dubbio: pianto di gioia o pianto del coccodrillo?
?
anonimo? ti riferisci al mio commento? hai pure la mail…
non mi sembrava divertente, ma se questo e’ il tuo humor… :)
comunque hai evitato il mio commento, io ho letto il tuo articolo e quello prima e quello prima ecc…
ho commentato in modo vago rispetto a questo articolo perché mi sembra che si inserisca nel più ampio piano di una discussione molto larga in termini di tempo e parole profuse.
Comunque il punto rimane. Visto che nel tuo blog è possibile commentare se ti va contro-commentami.
p.s.
continuo a non capire:
1- risata
2- “cominciamo con gli anonimi”; e’ riferito a me
3- mi dai del voi? manco mi nonno co su’ nonno ;)
aspetta, forse ci sono arrivato:
il nome! e’ questo al quale ti riferivi quando hai scritto “anonimi” (continuo a non capire il prurale, io sono uno, non trino).
se vuoi potrei scriverti in privato il mio nome, ma non ne vedo la necessita’, visto che mi sembra di aver rispettato tutte le regole di behavior del blog.
O anticoAmico(non qui) che dici che potresti darmi il nome in privato e la cui email non mi dice niente: se sei un antico amico si suppone che in qualche modo ti conosca, ma che stavolta tu sia intervenuto senza dirmi chi sei.
Che non è la stessa cosa che chiamarsi Broccoli.
Fa più anonimo. Ma poi, chissenefotte.
Anonimi? Guarda che tra chiamarsi “lia” e chiamarsi “broccoli” non c’è nessuna, ma proprio nessuna differenza. Se non vuoi prenderti la briga di argomentare, chiudi il blog ai commenti e lascia passare solo chi ti piace: sei a casa tua.
no, ma commenta pure, ma una gli argomenti e gli interlocutori se li sceglie. Fare un po’ di debunking sulla povera cartina presa di mira dai falsi “superpartes” è una cosa che vale la pena fare.
Stare a discutere con Linus su cose a portata di Google, secondo me, no.
Tutto qua.
Ho esitato a intervenire perche’ non voglio che sembri che stia prendendo una parte in questa faida informatica, ma sono un po’ come Roger Rabbit in questa scena:
https://www.youtube.com/watch?v=YdLICWrb0tI
e quindi non resisto.
Il comune sentire sembra dia ragione lui.
A parte i giornali, vedo che Wikipedia, alla voce “Gaza war”, da’ una disambiguazione con tre opzioni. Ovvero le guerre del 2008-09, del 2012 e quella di queste ultime settimane.
Mi sono chiesto se non sia solo il comune sentire occidentale. Ma devo dire che anche parlando con palestinesi della questione, mi e’ sembrato che l’Operazione Piombo Fuso fosse percepita come “la prima guerra di Gaza”.
Anche questo mio cyber-amico, israeliano, sembra fare una grossa distinzione tra l’Operazione Piombo Fuso e il resto.
Concordo che e’ illogico considerare l’Operazione Colonne di Cenere (2012) come la “seconda guerra” e ignorare l’Operazione Piogge Estive che ebbe un numero di morti comparabile.
Pero’ sia Piombo Fuso che adesso Solida Falesia sembrano su un piano qualitativamente peggiore, quindi e’ abbastanza giustificato fare una distinzione almeno tra queste due e le altre.
Fine dell’intervento, torno a rintanarmi nella mia cyber-nicchia.
Ops, avevo dimenticato il link qui:
http://thelefternwall.com/2014/08/07/on-empathy-death-context-39-recommended-readings-about-israels-latest-attack-on-gaza/
Ora, Wikipedia. Comunque: http://it.wikipedia.org/wiki/Conflitto_Israele-Striscia_di_Gaza
Needless to say, mi riferivo alla wikipedia in inglese:
https://en.wikipedia.org/wiki/Gaza_war
Concordo sulla mancanza di autorevolezza di wikipedia, ma alcune wikipedie sono meno autorevoli di altre. Ad esempio quelle nelle lingue inutili e provinciali, come l’italiano ;)
Just for fun, te lo segnalo visto che qui si parlava di quali delle “operazioni” di Gaza sono guerre e quali no:
http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4558023,00.html
Riassunto: questa di adesso non e’ mai stata dichiarata come guerra.
Riassunto un po’ piu’ lungo: quando c’e’ da cacare i denari alle categorie di persone (israeliane) che hanno subito danni dalla guerra, non e’ una guerra. I discorsi in gran pompa alla nazione a quanto pare possono usare la parola “guerra” ma va capito che e’ solo una metafora.
Anche per Abbas ci sono state tre guerre a Gaza:
President Mahmoud Abbas on Tuesday announced a long-term ceasefire agreement between Israel and Palestinian factions in the Gaza Strip. In a short televised address, Abbas said the agreement would go into effect at 7 p.m. “We confirm complete appreciation to the Egyptian efforts which started long ago seeking to satisfy all sides. Qatar also played a role in that. We also would like to mention that (US Secretary of State John) Kerry was also in touch with us for the same purpose and so we thank all those who played roles,” Abbas said. “We discussed several necessary things with Hamas leaders in Qatar in order to enable the national consensus government to do its job,” he continued.” “During these 50 days or more, we exerted every effort to provide our people with the supplies they needed. Some supplies were from us and others from our friends. But still this isn’t enough. … People in Gaza need a lot more. Quick support is needed to try and heal the wound which was inflicted on Gaza. “The question is now ‘What’s next?’ Gaza suffered three wars and are we expecting another one? We will consult friends and the international community, and we can’t continue with ‘cloudy negotiations,'” he said. (Maan News Agency)
A questo punto, sarebbe logico pensare: La Palestina com’era prima di Mosè? E chi c’era in Palestina prima di Mosè? Sicuramente prima di Mosè non c’erano israeliani, ma solo Palestinesi. Per 2000 anni, dopo i Romani, in Palestina c’erano solo Palestinesi di religione Islamica, Cristiana ed Ebrea che vivevano in pace tra loro. Poi tra la prima e seconda Guerra Mondiale, sotto gli Inglesi, questa terra è stata invasa da “turisti”, provenienti da tutto il mondo, che pretendevano dei diritti su quella terra che da 200/300 generazioni prima avevano del tutto abbandonato. Possono fare testo le pretese di qualcuno che da 2000 anni non c’è più stato? Allora rivendico anch’ io la mia “sovranità su quelle terre”, a maggior ragione, perché “discendente da famiglia romana ed italica”, e le rivendico nel nome dell’ Impero Romano!!!! Ma per cortesia… La cartina è validissima e da fastidio solo a chi odia la storia. Quel qualcuno se ne faccia una ragione, come dicono a Roma. Resta il fatto grave che stiamo assistendo all’olocausto del popolo Palestinese, nell’indifferenza complice delle super potenze, e qui si parla sulla validità di una cartina..
rieccomi.
ora mi sono letto bene il tuo post.
Che gusto c’e’ a tentare di sput…are una persona?
A mio parere sarebbe stato piu’ incisivo dare una lettura della cartina e poi citare altre persone che ne hanno dato un’interpretezione diversa. A chi legge giudicare, non a chi scrive!
diciamo che e’ qui il punto del mio commento(al quale non sei interessata, mi pare di capire. alla faccia dello spirito critico).
Personalemente ho un parere ancora incerto sulla cartina attribuita a Fontana, anche se il discorso che fa e’ corretto.
anticoAmico(non qui)
p.s.
dovresti essere contenta che ci sono nuove persone nel tuo blog, no?
dunque la mia mail e’: pigoblog@gmail.com
la mia mail non ti cice niente? parli con le mail? :) e queste ti rispondono? :-PPPP
sai tutte le mail di quelli che scrivono sul tuo blog??? sono cosi’ pochi? non mi sembra.
acido per acida: datte ‘na carmata, dai certe risposte che sembra che cammini sempre su’ ‘i cocci de vetro a piedi nudi.
p.p.s.
Il mio nick e la mail sono quelli che uso nei blog, l’aggiunta (non qui) sta ad indicare che non ero/sono un tuo vecchio amico, ma questi sono dettagli; ognuno si sceglie il cazzo di nick che vuole, giusto? o me ne vuoi suggerire uno piu’ appropiato? :)
Sarà pure vera, insomma, quella quadruplice carta, ma non è vera. Cioè, è una present absentee. In pratica, è più probabile che un cammello capisca come funziona l’unità e trinità della cruna dell’ago che questa frase abbia senso.
che commenti del cavolo sti antichi amici… ma chi sei? Un navigatore dei blog… forse ho capito…
Un Amico che ricordo bene è Giulio Romano che riconosco nella sua coerenza e ne condivido il pensiero.
Lia, questa è casa tua e se decidi di non rispondere o rispondere sono fatti tuoi… e se sbatti fuori chi si comporta da arrogante… ne hai il diritto.
Ho messo su un sociel network la cartina perché mi pare interessante e poi volevo chiedere a Lia cosa ne pensa dell’intervento del Deputato-cittadino del M5S che ha parlato di autodifesa dai droni con un bel kamikaze in metropolitana.