Sono intorno a noi, in mezzo a noi,
in molti casi siamo noi.

Il PEPProgressista su tutto tranne che sulla Palestina – è spesso del PD ma non solo. In realtà lo hanno inaugurato i Radicali, in Italia, se non ricordo male. Mi vengono in mente discussioni demenziali, già anni fa e mentre noi si invadeva l’Iraq,  con persone che ritenevano, e ancora ritengono, che fosse più nobile mobilitarsi per, chessò, la libertà sessuale degli arabi piuttosto che per la loro libertà di rimanere vivi che a me pareva, come dire, propedeutica.

Poi c’è stata Sinistra per Israele, nata nel 2005, che qui ricordiamo per la mirabolante e persino divertente vicenda partita dal giro di Massimo Chierici – Mmax – del teniamo d’occhio l’Haramlik e andiamo a volantinare sotto la sua scuola denunciandola come antisemita, seguita da scuse dei loro avvocati e strascichi vari, ma che in realtà mica è una sciocchezzuola: tra i suoi padri nobili figurano tizi come Piero Fassino, Giuliano Amato e il nostro buon Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

E infine ci sono stati, in ordine sparso,  il lavaggio del cervello mediatico generale, sempre più pressante, e la stanchezza morale e etica data dall’impotenza, e poi molta ignoranza, l’antiarabismo profondo di tanti bravi antirazzisti immaginari, la confusione creata ad arte da entrambe le parti – palestinesi e israeliani – tra lotta territoriale e per i diritti e lotta religiosa, che ha spinto tanti laici militanti di sinistra verso Israele considerata, scioccamente, uno Stato laico. E il conformismo modaiolo, infine: quella cosa per cui importiamo dagli USA la festa di Halloween, c’è chi fa il tacchino per il Ringraziamento a Macerata e, dimentichi di quando avevamo una politica estera degna di questo nome, ci riempiamo il biberon delle parole d’ordine USA anche, soprattutto, specialmente a sinistra. C’è chi si sente figo nella sudditanza culturale, che vuoi che ti dica.

Il risultato è ‘sto Frankenstein che si considera di sinistra e che pare simpatico, ché gli piacciono i film e i libri che piacciono a noi, gli fa schifo Berlusconi tanto quanto a noi, sghignazza quando sente nominare Magdi Allam, mangia volentieri etnico, toglie il saluto a chi parla male dei neri, magari viaggia pure ma, oh, sulla Palestina si trasforma e diventa una specie di mostro, illogico e irrazionale, manipolato più che manipolabile, cieco e sordo di fronte alle realtà più evidenti come alle immagini più spaventose, pronto a piangere davanti a una scarpina di bimbo ebreo di sessanta anni fa e completamente insensibile di fronte alla testa fracassata di un bambino palestinese di oggi. E che non legge. Ignaro di tutta la nuova storiografia israeliana, incapace di provare una curiosità per il mondo arabo che vada oltre qualche film a tema femminile o alla ricetta dei falafel, determinato a ignorare, rimuovere, cancellare, negare qualsiasi fatto che possa mettere in discussione la sua certezza di essere giusto, intelligente, dalla parte dei buoni.

Io ‘sto fenomeno lo incontro spesso anche nella vita reale ma il suo vero regno è internet. Ultimamente ne ho fatto una collezione, su qualche social network, e posso azzardarne una sistematizzazione.

Al piano più basso c’è la sinistra Frivola (spesso donna, ahimé) il cui motto è: “Il conflitto israelo-palestinese ci ha rotto i coglioni, parliamo di scarpe, di gattini, di serie tv, a volte pure di politica ma per dire, chessò, che speriamo che il PD vinca le elezioni e che quanto sono inguardabili gli altri – Forza Italia, i grillini, quelli delle scie chimiche – e poi ancora cagnolini, scarpe, ricette dei muffin, pop made in USA e qualche causa sociale di nicchia, non troppo sputtanata ché sarebbe da popolino ma comunque di quelle che non scontentano nessuno e non creano nemici“. E’ una sinistra del cazzeggio rivendicato, cresciuta a pane e entertainment e si divide tra i sensibilissimi, che strillano che loro hanno troppo cuore per pensare a ‘ste cosacce e non li devi turbare (le femmine), e gli ipercinici del chemmenefotteammé – passiamo ad altro (i maschi). Parlare di Palestina è, ai loro occhi, un po’ come ruttare a tavola.

Un po’ più sopra c’è l‘Equidistante. Razionale, mai emotivo giacché le bombe so’ lontane, è quello del bisogna capire, analizzare, le cose sono difficili, i torti e le ragioni sono ormai troppo complessi e, per favore, vediamo di “non fare il tifo”. Curiosamente, proprio questa categoria che fa dell’analisi pacata la sua parola d’ordine si distingue per abbeverarsi sempre, solo e soltanto alle fonti israeliane e/o filoisraeliane. Io credo che sia perché forse si vestono meglio, gli israeliani. Trasmettono una sensazione di salotto che non sempre le fonti arabe riescono a sostenere, almeno ai primi posti su Google. L’Equidistante si trova bene con loro perché trova la pacatezza che cerca, senza sangue, morti, emergenze, palazzi che ti cadono in testa. Un whisky, una poltrona, forse un po’ di penombra. Si può pensare.

Ancora più sopra c’è l‘Invecchiato. Un tempo si identificava con i palestinesi. Leggeva, si informava, forse è anche stato da qualche parte in Medio Oriente. Elaborava le informazioni con un certo spirito critico e discuteva, persino. Magari anche con amici cari, senza timore. Poi il lavoro lo ha assorbito, forse si è sposato o separato, ha avuto dei bambini e non ha più avuto il tempo di leggere e di seguire le cose. Ma, quando gli capitavano notizie sotto agli occhi, prestava comunque attenzione. Gli capitavano guardando la TV o leggendo Repubblica, però. E quindi ha assimiliato, confusamente, che ci sono questi di Hamas che hanno gli scudi umani e odiano i loro bambini e li fanno uccidere apposta, e come vuoi parlare con un fanatico religioso, so’ subumani, somiglieranno a Bin Laden, hanno lo Statuto per distruggere Israele e va bene tutto ma bisogna fermarli, ché comunque la democrazia è importante e gli scudi umani non si fa, proprio no. Quello che gli è successo, in realtà, è che sono diventati ignoranti come spesso succede in età adulta, quando il tempo per la curiosità intellettuale non c’è più e il cervello non rimane immobile, ahimé: se non lo alleni regredisce. Ma non lo ammetteranno mai, ovviamente. Sono i casi più disperati, per evidenti motivi di autopreservazione dell’Io. Un giorno l’Invecchiato (o forse dovremmo chiamarlo l’Analfabeta di ritorno, ma è che suona antipatico) ti dirà che sei una fanatica – anche se dici le stesse cose che dicevi quando eravate amici – e ti toglierà il saluto. E’ quello che più ha bisogno di percepirti come immorale e cattiva, quindi stacci attenta.

Tre o quattro gradini più sopra ma, in qualche modo, legato alla figura precedente, c’è l’Innamorato del Proprio Passato. Spesso è un prof, ma di liceo. Lui la Storia l’ha imparata come la grande epopea del popolo israeliano contro milioooooni di arabi, e poi quella volta che i palestinesi hanno rifiutato il Piano di partitizione e quindi, per forza, hanno sbagliato loro, lui l’ha studiata così perché, un tempo, tutti la studiavano così. I libri di testo su cui si sono formati, intanto, sono praticamente destinati al macero, oscurati dal lavoro degli storici che formano la cosiddetta Nuova storiografia israeliana, ma tu hai idea di cosa vuol dire rivedere tutta una formazione, sconfessare ore di lezioni agli studenti, rimettersi a studiare e cambiare il pattern tante volte sperimentato e che ormai ripeti a occhi chiusi con tutti che ti dicono “Bravo!”? Per questo specificavo che sono colleghi di liceo, in genere: all’università è più difficile fossilizzarsi, ti pagano per continuare a studiare. Al liceo no. Al liceo, credo che ti paghino per piacere ai ragazzi. E se fino a ora ti è andata bene così, perché cambiare?

E poi, infine, c’è la categoria che più mi è estranea, che meno capisco. Quella di chi le sa, le cose, ma ha scelto freddamente, consapevolmente, di appoggiare una narrativa degli eventi falsa e manipolatrice. Renzi che parla di un “soldato rapito”, invece che catturato, senza provare nemmeno la vergogna che a destra, almeno, proverebbero in nome di un’idea virile degli eserciti. Nella sinistra di cui parlo, invece, il soldato israeliano non è virile, non è coraggioso, non si assume la responsabilità del suo ruolo. E’ un ragazzo “come noi”, un giovanotto il cui posto naturale è in spiaggia, che domani potrebbe fare il Mammo. Un tipo dolce, senza una responsabilità al mondo. E’ chiaro che un soldato così lo puoi solo “rapire”, mentre sta a casa tua per distruggertela. Lo status di prigioniero di guerra è per gli uomini.

E tu, vediamo, sei un PEP? Prova a fare il test e poi mi dici.

I_dont_know_how_to_answer_that1