Se poi, stando in Egitto, avevo voglia di deprimermi e di rientrare dalla Storia alla commedia, c’era Facebook in italiano che, durante l’estate, ha riservato a me e ad altri fortunati uno spaccato dell’italico mondicello islamico degno di essere raccontato.
E’ successo che l’ex direttore di Islamic Relief in Italia, il già citato Paolo Gonzaga, che si trovava a sua volta in Egitto per approfondire gli argomenti di cui tratta nel suo libro “Islam e democrazia – I Fratelli Musulmani in Egitto“, è andato a manifestare sulla sua pagina Facebook la speranza che, in Egitto, lo Stato laico prevalesse sull’idea di Stato islamico che era stata appena mostrata in piazza Tahrir durante il famigerato Venerdì dei Salafiti.
Pochi minuti dopo è apparsa la risposta di una convertita italiana: “Fratello, ti senti bene?”
Io ho letto, ho sospirato e mi sono messa comoda.
E con la replica successiva (“Scusa fratello, ma se un musulmano non accetta la sharia cosa fa? Se non si sottomette a Corano e Sunna può anche fare a meno di dire in giro che è musulmano; il laicismo non ha mai avuto senso nell’Islam, astaghfiru Allah“) si sono aperte le danze.
Da una parte c’era Gonzaga, quindi, che scriveva dall’Egitto e riferiva ciò che vedeva, e dall’altra c’era quel bizzarrissimo fenomeno che sono i convertiti italiani nella loro versione organizzata, per l’occasione rappresentato da una nutrita componente femminile.
All’inizio, lui ha provato a tagliare corto: “Non scrivo queste righe dall’Egitto per discutere: io sono un uomo di sinistra, laico e per lo stato laico, odio gli estremisti e l’Egitto e’ il mio secondo paese. Oggi in Egitto la popolazione musulmana e cristiana lotta contro l’estremismo islamico e per uno stato laico. Io sono con loro! Ne’ militare,ne’ islamico, EGITTO LAICO!”
Si è sentito rispondere che non era musulmano: “Non so quale popolazione musulmana tu veda desiderare uno stato laico. Io so che + dell’80% degli egiziani hanno votato a favore di una costituzione ispirata alla sharjah. Ma sono d’accordo sulla definizione che dai di te stesso: uomo di sinistra, laico e per lo stato laico. Per fortuna non hai aggiunto anche musulmano. Rispetto profondamente il tuo odio per gli estremisti. Io invece odio gli ipocriti. Qualcosa in comune lo abbiamo.”
E’ una risposta che contiene varie chicche: 1) l’ha scritta una che è la Fondatrice e Presidente del “Movimento per la tutela dei diritti dei musulmani“; 2) dà a Gonzaga dell’ipocrita che, in termini islamici, sarebbe uno che finge di essere musulmano, e non è un’accusa leggera; 3) rivela che la nostra integralista islamica parla l’arabo ancora peggio di me, a giudicare da come traslittera la parola “shari’ah” trasformandola in qualcosa che suona tipo “shargia”.
Da quel momento, chi volesse conoscere un po’ più a fondo l’islam italiano può attingere a piene mani alle risposte che si sono susseguite:
Tale signora XXX (cognome italianissimo), romana: “Nooo te sbagli!! paolo gonzaga vivo in egitto da anni e posso dirti che LA POPOLAZIONE EGIZIANA VUOLE LA SHARIA E VUOLE I FRATELLI MUSULMANI SCENDONO AL TAHRIR PERCHE’ LA VOGLIONO NON ESISTE NESSUN MUSULMANO CHE VADA CONTRO LA LEGGE DI DIO SCHERZIAMO!! TU FAI IL GIOCO DEI COPTI CHE SONO UN 2% E CREANO CAOS MA QUI IN EGITTO VOGLIAMO TUTTI LA SHARIA E UN PAESE AL 90 % ISLAMICO E NON CAMBIERA’ MAI SONO MOLTIPLICATE LE DONNE CON NIQAB SE PROVI SOLAMENTE A DIRE QUALCOSA CONTRO I FRATELLI MUSULMANI AMATISSIMI DAGLI EGIZIANI CREDO CHE TE LE SUONANO QUI NON SI SCHERZA CREDIMI QUI MENANO SE TI METTI CONTRO 15 GG FA’ E’ SCESO TUTTO L’EGITTO IN PIAZZA PER CONFERMARE CHE LA VECCHIA COSTITUZIONE NN DEVE ESSERE TOCCATA PERCHE’ CONTIENE LA SHARIA RICORDATELO !! TORNATENE IN ITALIA CHE HA MOLTI PROBLEMI E LASCIA L’EGITTO SARA’ SOLO UN GRAN FALLIMENTO CREDIMI.”
Tale signor XXX (altro cognome italianissimo): “Ti ricordo comunque che Allah ha rivelato Il Sublime Corano e la Nobile Sunna come guida per gli uomini, e non ha delegato a Profeta o legislatore né Marx, né Lenin e neppure Stalin: se li segui quindi all’infuori di Allah e del Rasoul (che la Pace e le benedizioni siano su di lui) stai prendendo una grossa sbandata!!! Attento fratello. Ti conosco e mi sembri un bravo fratello. Per Allah, io ti avverto di questo pericolo.”
La Silvia Olivetti dell’MTDM, intanto, pregava: “E chi disobbedisce ad Allah e al Suo Messaggero e trasgredisce le Sue leggi, sarà introdotto nel Fuoco, dove rimarrà in perpetuo e avrà castigo avvilente (Corano IV. An-Nisâ’, 14).”
E Gonzaga, sempre più sbigottito: “Cosa vuoi, convincermi della bonta’ della shari’ah? Non saranno certo le tue parole, che denotano una sfasatura tra teoria e fatti notevole, a convincere una persona che in 40 anni di vita non ha mai sopportato clericali di qs tipo. La shari’ah, con l’islam che conosco io, non ha nulla a che vedere; le punizioni corporali, la disuguaglianza tra uomo e donna, la “protezione” delle minoranze e non la loro emancipazione e totale uguaglianza, la morale sessuale che si fa’ legge di Stato, la pena di morte, l’obbedienza al sovrano, la poligamia e oscenita’ simili non sono forse comprese nella shari’ah? Certo che si’, ma sei troppo giovane ed “entusiasta”, forse,per renderti conto di quanto cozzino con i diritti umani universali. […]
Poi non mi parlare dell’Italia come del “paese che ci ospita”, per me e’ casa mia da sempre e se tu percepisci il paese in cui sei nata e cresciuta come un paese che “ti ospita”, significa che hai qualche problema. Le tue e altre minacce velate di amiche tue mi persuadono sempre più che il cosiddetto islam politico, l’unico che chiede la shari’ah, sia una trappola pericolosa addirittura per la salute mentale di chi lo pratica.”
Io, intanto, leggevo, mi guardavo le unghie sospirando: “E io cosa sto dicendo, da anni?” e mi preoccupavo un po’ per Paolo che, invece, si stava incazzando parecchio:
Qui: “I musulmani in Italia giustamente chiedono di non subire leggi che gli impediscano di vivere a modo loro e correttamente si oppongono a ingerenze statali o legali su hijab, luoghi di culto, spazi ecc.”
Qui: “Percio’ bisogna avere l’onesta’, se si chiedono diritti quando si e’ in minoranza, di concederli quando si e’ in maggioranza, senno’ e’ ipocrisia.”
Qui: “O si crede ad una legge religiosa, e allora non fingano ipocritamente di essere belli e buoni quando vanno dalle giunte di sinistra a chiedere diritti. Bisogna avere l’onesta’di non fare MAI un doppio discorso e sostenere una cosa quando parlano tra loro e un’altra, spesso opposta quando invece lo fanno in pubblico! LAICITA’!!”
E ancora: “Per ora sono troppo impegnato ad approfondire, intervistare e riportare testimonianze. I musulmani in Italia rimarranno sempre odiati finche’ non la smetteranno di pensare di essere più furbi: se si pensa che le pene corporali siano accettabili nel XXI secolo, o che i gay siano ammalati o viziosi da curare o che la democrazia sia incompatibile con l’islam perche’ e’ meglio il califfato.”
Tra i profili dei convertiti italiani, intanto, un tam tam di preghiere e invocazioni che non sapevi se ridere o spaventarti davvero: appelli ad Allah affinché castigasse i falsi musulmani (perché, notoriamente, ‘sta gente crede di esserselo comprato, l’Islam, e se non sei musulmano come dicono loro ti cacciano dal club; come se la Binetti scomunicasse Don Gallo, siamo lì), affinché gli facesse cadere le dita prima di metterlo al computer o, come seconda scelta, affinché glielo rompesse, il computer. Ché poi mi sembrano abbastanza blasfeme, ‘ste cose. Davvero ci si aspetta che Allah rompa il computer di Paolo Gonzaga?
La cosa sarebbe comunque finita lì, nell’archivio dei flame estivi coi matti, se il Movimento per la tutela dei diritti dei musulmani non avesse deciso di denunciare le affermazioni di Gonzaga nientemeno che a Islamic Relief.
Islamic Relief che – colpo di scena – prende le distanze da Gonzaga con un comunicato che vale la pena riportare per intero:
In seguito alla polemica scatenata da alcuni post scritti da Paolo Gonzaga sulla pagina ufficiale del Movimento per la tutela dei diritti dei musulmani e ritenuti da molti utenti offensivi e irrispettosi dell’Islam e dei musulmani, riportiamo la replica a noi inviata da Islamic Relief sulla questione. Replica che si è resa necessaria poichè in molti avevano manifestato disagio nel leggere parole così pesanti sul Corano e la legge di Allah provenienti da una persona conosciuta come storico collaboratore di Islamic Relief. Su nostra segnalazione (ma anche su segnalazione di molti utenti della pagina nonchè sostenitori di Islamic Relief), Islamic Relief ha dunque così replicato alle numerose richieste di chiarimenti in merito:
“Carissimi tutti,
mi è stata segnalata questa discussione nella quale si citava il nome di Islamic Relief. Tengo a precisare che il Sig. Paolo Gonzaga non lavora più con Islamic Relief e tutte le opinioni espresse da lui sia in questa sede che in altre sono sue opinioni personali. Islamic Relief è un associazione umanitaria che lavora per la tutela della dignità delle persone garantendo ai più bisognosi il loro fabbisogno necessario per una vita dignitosa nel pieno rispetto delle regole islamiche.
Prego quindi tutti di non prendere le parole delle persone che lavoravano, come in questo caso, o che lavorano ancora a Islamic Relief come opinioni della stessa associazione salvo che siano firmate a nome della stessa.
Così come chiedo a tutti di segnalare eventuali casi simili in cui viene citato il nome di Islamic Relief all’email: info@islamic-relief.it
A nome di Islamic Relief Italia, Yassine Baradai
(Communications Manager)”
***********Il direttivo del Movimento per la tutela dei diritti dei musulmani ringrazia di cuore Islamic Relief per la gradita precisazione e per la presa di distanza rispetto alle esternazioni di Paolo Gonzaga. Ci dispiace sinceramente che il nome di una così nobile iniziativa sia stato associato ad affermazioni tanto sconvenienti. Conosciamo bene l’impegno quotidiano profuso da Islamic Relief nel cercare di portare sollievo alle persone in difficoltà, impegno portato avanti con onestà, amore, sacrificio e soprattutto rispetto nei confronti dell’Islam e del sacro Corano. Che Allah swt vi benedica e ricompensi con il meglio per i vostri sforzi. Ameen.
Silvia Layla Olivetti, presidente del Movimento per la tutela dei diritti dei musulmani
“Sono molto felice della precisazione dell associazione umanitaria e mi compiaccio del fatto che le affermazione del signore di ieri siano imputabili solo a quest ultimo… purtroppo Odio e Ignoranza sono il male del secolo.”
“Hamdulillah giustizia fatta hamdulillah”
“Signor Gonzaga il fatto che moltissime persone non abbiano letto i suoi scritti non è grave quanto il fatto di non leggere e soprattutto accettare la legge di Allah. Non siamo idioti, sa?”
“Sì, è vero, ognuno è libero di pensarla cm vuole ma infangare il nome dell’Islam prendendo dal corano solo Cio che si vuole e tralasciando il resto No. Il corano o lo prendi tutto o lasciato tutto.
Queste ‘tattiche’ vengono usate solo per attaccare l’islam ed allontanare i musulmani dalla loro fede. Però ce da dire che in queste trappole ci cascano solo i musulmani deboli e ignoranti privi di basi solide e forte fede nel cuore. Si riempiono la bocca di parole e concetti sull’islam che sì fanno parte dell’islam, ma che vengono usati senza vera sapienza.”
“Che ALLAH Il Misericordioso Benedica la Vera Ummah!! La Illumini della Sua Immensa Luce e la Guidi sulla Retta Via fino alla nostra Meta Anelata ,Il Janna!!! E infonda lISLAM nei cuori di chi non comprende!!!”
“Ameen”
E così via.
Gonzaga risponde per un po’, cercando di fare capire che non è un nemico dell’islam ma uno che si è preso pure qualche molotov, in nome dell’aiuto ai musulmani.
La risposta del Movimento per la tutela dei diritti dei Musulmani è lapidaria:
“Chiediamo al Signor Gonzaga, come a tutti gli altri utenti di questa pagina, di rispettare la netiquette e di non spammare pubblicando link non autorizzati. Grazie per la comprensione. P.s. signor Gonzaga, Le chiediamo inoltre di non farsi scudo di incresciosi avvenimenti del passato per giustificare il presente o per guadagnare credito presso il pubblico. Tra l’altro non ha alcun senso richiamare alla memoria un passato che nulla più ha a che fare con il suo presente. Da ciò che abbiamo compreso, lei non lavora più per Islamic Relief. Buona serata”
Gonzaga, incredulo, li manda a quel paese.
Che dire? Niente che su questo blog non sia già stato detto e ripetuto fino alla nausea, negli ultimi anni: che i musulmani normali, l’islam dell’immensa maggioranza dei nostri immigrati e dei popoli del Medio Oriente non è questo, per fortuna.
E che la nostra sinistra deve – davvero – fare attenzione a chi si sceglie come interlocutore.
Deve pur esserci una terza via tra i sionisti e questi assatanati, dico io, nel dibattito italiano, e sarebbe nostra responsabilità cercarla e valorizzarla.
Altrimenti si cade in trappole come quella in cui è caduta la vicesindaco di Milano che, più papista del Papa, si è presentata velata a un incontro con la comunità islamica di via Padova, manco fosse andata a Al Azhar. Mandando un messaggio che è fondamentalmente goffo e che contribuisce ad isolare, nel nostro bigottissimo panorama islamico, le musulmane (generalmente arabe, loro sì) che vogliono continuare a considerarsi tali anche senza indossare l’hijab.
L’Haramlik, intanto, fa sua una considerazione di Paolo e si attiene a quella:
“Il popolo egiziano é un popolo troppo gioioso per cadere nelle mani dei tristi salafiti e per accettare leggi che pretendano di controllare le sfere private e pubbliche della vita.”
(Inshallah, ma davvero.)
Però che bellini, quando cambiano religione e si danno i nomi a capocchia! Io ho sempre voluto chiamarmi Evdokija. Potrei battezzarmi cristiana ortodossa, così poi mi firmo Pierina Evdokija Broccoli!
voi siete strani. Io volevo chiamarmi Lia di Haramlik e mi so’ limitata a aprire un blog.
Sì, il mondo dei convertiti è allucinante. Condivido pure le virgole. Farebbero meglio ad andare in massa dallo psicologo/psichiatra, invece di appellarsi al Corano. Questa sì che è blasfemia.
Questo è il perfetto esempio di come si possa fare “di tutta l’erba un fascio”. L’assurda pretesa di dare un giudizio così generale e definitivo sui “convertiti italiani”, a partire da una pietosa discussione su un social network – discussione che, oltre tutto, non ha obiettivamente né capo né coda – si giudica da sé. Allo stesso modo, parla da sé l’idea che si possa realisticamente relegare l’essere (sanamente) “musulmano” alla condizione di “immigrato” o “mediorientale”.
Non sarà fuori luogo osservare come tra i musulmani italiani si annoverino, oltre a migliaia di cittadini “comuni” che vivono serenamente la propria fede religiosa, alcuni intellettuali e docenti universitari di altissimo spessore culturale – i quali, proprio in virtù di tale spessore, sono sapientemente in grado di riconoscere ed argomentare la dignità e la profondità spirituale della Shari’ah, senza perciò buttarla chiassosamente in rissa, tra integralismo-sì/integralismo-no, fantasiose proposte di applicazione letterale nell’Italia contemporanea o minacciose manifestazioni di “barbuti”.
Il fatto che il dibattito “percepito” sia di così basso livello e che, ancora una volta, solo chi fa “rumore” venga considerato un “soggetto di studio” valido non giustifica in alcun modo generalizzazioni a tal punto ingenerose e completamente infondate, al di là del proprio personalissimo “campione d’indagine”.
Le conseguenze non si limitano ad un quadro completamente fuorviante di una situazione assai più complessa di quel che si vorrebbe tratteggiare, bensì s’estendono alla promozione di un clima di pregiudizievole ostilità nei confronti di coloro che hanno liberamente aderito ad una tradizione spirituale ultramillenaria, e che si sforzano in pazienza ed umiltà per lavorare ad una sua migliore comprensione ed accoglienza, al di là di schemi antropologici e pregiudizi etnocentrici.
Sarebbe perciò consigliabile, quantomeno, una maggiore prudenza di giudizio.
Guarda, ti giro una risposta che io stessa ho dato in un altro social network: “Be’, anche Paolo Gonzaga è un convertito, a dirla tutta. C’è di meglio. Questi sono i convertiti organizzati, ovvero quelli che si propongono come interlocutori alla società civile.”
Ed entrambi sappiamo che parliamo di gente che, all’esterno, fa discorsi di integrazione e ragionevolezza e poi, all’interno, passa dalla ‘barbutaggine’ più retriva al delirio vero e proprio, con tanto di jinn che ‘ti fanno pipì nell’orecchio’ e via dicendo.
Poi, certo, ci sono quelli di cui parli. Che però tendono ad essere completamente defilati, quando si tratta di prendere posizione o anche, semplicemente, di riflettere su certe contraddizioni.
Ed è un peccato: alla fine, se certa gente ha più visibilità, qualche responsabilità ce l’avete anche voi.
Bah! Penso che questi siano gli inconvenienti dell’intercultura in salsa imperialistica. Io non lo so se nell’impero ottomano c’era o no la sharia, so che però praticavano (fino all’inizio del XVIII secolo) molto piu’ che i cristiani europei (e gli americani) la tolleranza. I fanatismi religiosi (nell’induismo e islam)sono nati quando lo sradicamento operato dalle colonizzazioni occidentali ha posto loro un problema di identità e di difesa delle tradizioni minacciate.
Per cui questo fanatismo (con ‘ste citazioni del corano che sembrano piu’ testimoni-di-geova-style che da musulmani) è esso stesso una produzione dell’occidente. L’assolutismo tipico dei cristiani in materia di verità non credo sia la stessa dei muslim, addirittura un grande filosofo del mondo islamico come Averroè dichiara la ragione superiore alla fede e degna di tributo da parte di questa (al contrario di Tommaso d’aquino, quella della “ancilla theologiae” riferita alla ragione) e nessuno laggiu’ l’ha bruciato-carcerato-torturato per qqueste cose, anche se poi gli islamici ne condanneranno le tesi (non lui). E parliamo del 1100 circa. In Italia G. Bruno verrà bruciato nel 1600. Non so fino a che punto possiamo, noi occidentali, dar lezioni di laicità all’Islam. Poi i “converiti” ripeto, mantengono lo stile bigotto dei cristiani…anche le “scritture” sono differenti. salut
volevo dire “anche SE le sacre scritture sono differenti”
Cara Cloro avresti perfettamente ragione se non fosse che, purtroppo oggi, se Averroè rinascesse, riceverebbe un trattamento forse peggiore di quello che gli fu riservato in vita, visto che la visione wahhabita e peggio ancora a mio avviso, salafita, (per il significato che si dà oggi alla parola “salafiyya”).
Caro Abdennur, tu sai quanto ti rispetti a apprezzi la tua tranquillità e riflessività oltre a tante altre virtù, ma non é un discorso banale “tra integralismo-sì/integralismo-no, fantasiose proposte di applicazione letterale nell’Italia contemporanea o minacciose manifestazioni di “barbuti”.”
Cominciamo con i salafiti egiziani, ma consideriamo pure che i salafiti nostrani seguono in gran parte quelli egiziani. Iniziamo a ricordare che l’islam si è fermato e questa é la vera origine di una crisi culturale, identitaria ecc. presso i popoli islamici. Dopo aver delegittimato Averroè, e il filone razionalista islamico, il mondo islamico poi ha perso nuovamente la grande occasione della “salafiyya” vera, quella della “Nahda”, della Rinascita del XIX secolo, quella di Mohammad Abdou, giudice, Mufti di Al Azhar nel 1888 e guida spirituale di generazioni di musulmani e tutt’oggi punto di riferimento (per me lo rimane oggi più che mai) che, e posso mandarti la sua lettera originale all’interno della sua opera principale “Al Rasa’il”, afferma ad esempio che l'”Hijab”, il foulard semplice NON è obbligatorio ma anzi é una semplice tradizione e dove afferma che detesta il “Niqab” che pure vede come una semplice ma ancor più odiosa tradizione (si rifiutava di celebrare i processi alle “munaqqabat” finché non si scoprissero il viso: “la fede non si misura con la stoffa” diceva . Se oggi ci si osa dire una cosa simile all’interno della comunità islamica si viene bollati come minimo come “innovatori” se non “takfirati”.
Bene, torniamo ai neo-salafiti di oggi, che nulla c’entrano con Muhammad Abdou e la sua illuminazione mentale, quei gruppi che in Egitto almeno, o sono formati da ex-terroristi della jamaat islamiyya che hanno appena fatto il loro partito all’interno del fronte salafita, gente che faceva gli assalti ai treni e ha terrorizzato l’Egitto in una lunga guerra civile a bassa intensità, ma con punte drammatiche (bombe in Midan Tahrir, sparatorie sempre in Tahrir, turisti (ed egiziani) uccisi a decine, vittime di ogni nazionalità, terrorismo culminato con la strage di Luxor (altri episodi seguirono negli anni 2000 imputati a gruppi jihadisti ma non ci ho mai creduto ed infatti l’ex Ministro degli Interni egiziano é sotto processo anche per questo. Le bombe di stato sono una specialità italiana perciò sin dall’inizio io compresi facilmente, come pure Lia, che c’era qcs. di storto e di “deviato”.
Poi sempre in campo salafita, abbiamo la dimostrazione della loro tolleranza e accettazione della democrazia da uno dei massimi esponenti religiosi del campo salafita egiziano, ma oserei dire mondiale, che nel video che posto commenta la vittoria del “SI” nel Referendum che chiedeva se il popolo accettava i “cambiamenti alla Costituzione” redatti da una Commissione apposita. Poiché non si cambiò la Costituzione integralmente ma si mantenne quella vecchia emendata, ma che aveva già presente l’articolo (1 o 2 non ricordo) che dice che “l’Islam é la principale fonte di legislazione” , il campo islamista, dalla Fratellanza ai salafiti esultò come se fosse stato un referendum sulla shari’ah, cosa che non era. (molti votarono sì per accelerare il processo democratico, temendo una troppo lunga reggenza dei militari) il nostro grande sheykh non trovò di meglio che definire la presunta vittoria referendaria chiamandola della “ghazwat al sanadiq”. Con “Ghazwat” é definita una vittoria dei primi musulmani, per dire vittoria non si usa “ghazwat”, mai, si usa “nasr”, “intisar”, e l’uso del termine “ghazwat” richiama immediatamente ad una dimensione religiosa, mentre al “sanadiq” sono le urne elettorali. Quindi una visione “islamica” di un referendum. Il video con i sottotitoli in inglese é questo, osservare mimica, tono della voce e parole: “http://www.youtube.com/watch?v=H6k71yWk4g4
Ecco che si comprende come per i salafiti, che poi lo dicono pure tranquillamente nelle interviste e ovunque pubblicamente, la democrazia non é un valore in sè, ma uno strumento per implementare un emirato islamico in Egitto, o comunque uno Stato islamico, con tanto di Califfo e Principe dei Credenti. Un’idea che é fallita più volte, e che oltre ad essere oltraggiosa dei diritti umani e delle libertà private dei cittadini (vedere le obiezioni dei paesi dell’OCI, che raggruppa i paesi musulmani, oltre che peggio ancora, le dichiarazioni e i responsi giuridici accettati da molti musulmani anche in Europa, rispetto alle dichiarazioni -e ai concetti stessi- dei diritti universali dell’uomo, le obiezioni sull’effettiva parità tra i sessi, sull’apostasia, sui diritti delle minoranze, sull’effettiva parità degli esseri umani senza distinzione di razza, religione, genere… ) é oltretutto inapplicabile come dimostrano sia l’esperienza fallimentare del Sudan, che in campo shiita l’obbrobrio iraniano, sia ancora in campo sunnita l’Arabia Saudita o l’Afghanistan dei Talebani. Queste sono le esperienze storiche moderne di applicazioni della shari’ah, numerosissimi intellettuali musulmani e non, a partire da Abdllahi an-Naim, grande giurisperita islamico e esperto di diritto internazionale chiamano ad una riforma della shari’ah, a partire dalla storicizzazione dei contenuti del Corano medinese, perché la shari’ah possa non essere più in contrasto con i diritti umani, ma questo porterebbe ad una rilettura talmente radicale del Corano e della Sunna che le comunità islamiche nel mondo non sono ancora pronte ad accettare e sempre meno lo saranno finché predominerà l’ala “letteralista, quella dello “zahir” (significato esteriore ed evidente) senza “batin” (significato più profondo, oltre le semplici parole o il semplice concetto espresso).
Per non prolungarmi troppo, altrimenti potrei scrivere fino a domattina, voglio ricordare anche allo stimato Abdennur e a tutti i lettori, che io non ho mai vagheggiato improbabili leggi islamiche in Italia, per carità. Ho solo sottolineato come ci sia della gente che vive ormai quasi come “professionista dell’islam”, e ho accusato di doppiezza certe associazioni islamiche (oddio, il gruppo che mi attaccava così pesantemente, di attivo deve avere solo le attività di difesa da cause penali e civili che ricevono e di cui sono imputati, vista l’aggressività condita di minacce dei componenti) che a parole negli “incontri ufficiali” fanno i “progressisti” e si rivolgono a sinistra quando conviene, ma che al momento in cui la sinistra egiziana si scontra contro i Fratelli Musulmani o i gruppi salafiti, si scaglia contro chi, musulmano, si pone a fianco dei gruppi di sinistra (che tra l’altro ti posso assicurare, in un paese religioso come l’Egitto, non sono certo atei, ma anzi almeno tra i giovani che ho conosciuto io, sono praticanti).
Siccome essere di sinistra vuol dire essere anche internazionalisti, volere giustizia sociale, libertà, uguaglianza e un’alternativa al neoliberismo capitalista ovunque, unendo i popoli contro la finanza, la rendita, la speculazione, e sognare un mondo senza confini che viva cooperando, rispettando l’ambiente, e distribuendo equamente la ricchezza, trovo stucchevole questa doppiezza. Mi fa un pò specie vedere chi ha inneggiato alla shari’ah o a gruppi che vogliono implementarla ed ha attaccato chiunque osi criticarla come nemico di Allah e dell’Islam, cercare poi la collaborazione di organizzazioni e partiti di sinistra.
Wa salaam.
Le corti islamiche e tutti i gruppi islamici integralisti sono forti in virtu’ della politica doppia dell’asse USsraeliano. E’ ovvio che l’elemento fanatico dell’islam è costruito per portare contraddizione nei paesi musulmani, per facilitare i conflitti sociali e ideali. E’ uno dei tanti elementi di destabilizzazione con cui le forze imperialistiche occidentali inquinano il mondo islamico, sottraendovi l’autodeterminazione. Non è un caso che i talebani siano stati nutriti e finanziati dagli USA e che oggi, in Libia, i mercenari appartengano a questi gruppi. Stretto tra islamofobia e fanatismo il mondo islamico fatica ad autodeterminarsi, a creare una propria dimensione di progettualità politica e perde cosi molte occasioni. Han fatto la guerra a Saddam, il cui partito baath propugnava un islam laico. Stessa cosa han fatto con gheddafi. L’arabia saudita invece, culla del piu’ becero maschilismo islamico, con restrizioni che manco nel medio evo, è passato sotto silenzio. Gli sceicchi di quel paese, se da un lato impongono morigeratezze da clausura e segregazione delle donne, nelle loro ville lussuose non si fanno mancare alcool, prosciutto e prostitute. E’ un chiaro conflitto di classe, dove l’integralismo è volta per volta obiettivo o punto di forza di chi il mondo islamico lo vuole diviso e perdente, prono alle esigenze delle oligarchie occidentali. La malattia si toglie se si toglie la sua causa…non so esattamente cosa implichi oggi uno stato teocratico con la sharia come legge (cosa che per esempio non avviene in Iran, nonostante ce lo spaccino cosi, l’iran è uno stato laico, dove le leggi, pur primitive, sono sovrane) ma sono sicura che la questione è legata alle infiltrazioni politiche e propagandistiche degli occidentali nel mondo islamico. Anche questa stessa polemica con islamic relief e con i “convertiti” risponde alle esigenze dell’imperialismo guerrafondaio. Si tratta di uno schema imposto, di una logica forzata che ha portato la cutura musulmana a perdersi in queste diatribe piuttosto che ad affrontare lo spaventoso attacco che tutti i giorni in tutto l’occidente si perpetra contro i musulmani, demonizzandoli. Che è sottocultura di guerra e in quanto tale “studiata” perchè i gonzi se la bevano. E che c’è di meglio dell’applicazione dello stile dei testimoni di geova al credo islamico in Italia (per esempio) per isolare l’Islam ancora di piu’? E quindi si ottiene l’obiettivo di dividere e neutralizzare l’unica forza culturale oggi che avrebbe lo spessore per far fuori il sionismo. Non mi meraviglio che i “convertiti” italiani siano tra i primi a cascarci. Sempre italiani siamo. Cmq sentite che dice il grandissimo Dieudonnè (che nn so se sia islamico, ma di certo fa piu’ lui politicamente da solo che cento gruppuscoli islamici italiani presi a polemizzare e litigare per quelle che oggi, almeno da noi, sono questioni di lana caprina) http://www.youtube.com/watch?v=i99pTZ6GDek&feature=related Per quel che riguarda l’egitto, credo in una cosa che si chiama “autodeterminazione dei popoli”. Se i f.lli musulmani dovessero vincere le elezioni e imponessero la sharia, oggi, spetterà agli egiziani dargli gli opportuni calci in culo, ovvero adeguarsi.
Per esempio, sull’aggressione in Libia, personalmente sto con Gheddafi e con il popolo libico, che nella sua stragrande maggioranza è tuttora gheddafiano e sta pagando per questo. I “distinguo” che a sinistra sono diventati così potenti da sciogliere nell’acido tutto il pacifismo italiano sono un’altro aspetto del contrasto islam buono-islam cattivo. E si discute sul nulla anche in presenza del piu’ grande sfregio al diritto internazionale (valore occidentale e laicissimo) cui stiamo assistendo in questi tristi giorni. E allora?
Il merito del mio commento è completamente incentrato sull’assurda pretesa di dare un giudizio di questo genere sul “convertito italiano all’Islam” come figura antropologica a sé stante. Diciamo chiaramente: certe espressioni dell’Islam italiano – organizzato o meno che sia – hanno “visibilità” perchè questo fa comodo a qualcuno (politici in primis), o perchè chi la dà loro non ha in mano l’argomento di cui vorrebbe parlare. Se conosco la fisica nucleare, lascio da parte la chiassosa interrogazione di quarta liceo, per bussare educatamente alla porta dei Premi Nobel.
Ora, per diverse ragioni, in Italia di “Premi Nobel” per l’Islam non ce ne sono, o quasi. Chi si impegna ad avere un approccio serio e rigoroso a questa materia – che è una “scienza” a tutti gli effetti, ed assai più complessa di altre più conosciute -oltre ad essere una ristretta minoranza, non ha evidentemente tempo né interesse per invaghirsi di schermaglie dialettiche che restano completamente in superficie, da tutti i punti di vista. Tra dieci o vent’anni, non resterà il chiacchiericcio di FB, né questa o quella discussione parlamentare su una legge discriminatoria, ma la competenza filologica, l’approfondimento metatestuale, il pedissequo lavoro di traduzione e di messa a disposizione di testi più profondi e complessi di quanto gli uomini di questo tempo siano abituati a prendere in considerazione (quando ne prendono in considerazione). Resterà la cultura, nel suo senso più antico ed autentico, che non si coltiva certo con parole affastellate senza arte né parte – né da una parte, né dall’altra.
E’ una questione di scelte, naturalmente criticabili. C’è chi dà priorità alla formazione, seppure poi si veda attribuita la responsabilità per coloro che, proprio al contrario, di formazione non ne cercano neppure, oltre che non averne alcuna. C’è poi chi vuole raccontare un mondo che ha conosciuto solo superficialmente, ed evidentemente dalla parte sbagliata; una scelta legittima ed un diritto acclarato, ma a cui è naturale contrapporre l’evidenza dei fatti, per cui questo racconto è destinato ad essere drammaticamente monco e parziale, sebbene la maggior parte dei lettori non abbiano alcuno strumento per rendersene conto.
Nel merito della questione, carissimo Paolo, il fondamentale punto di discrimine è l’idea di un “Islam senza Shari’ah”, che secondo me – come secondo la quasi totalità dei sapienti – non è ammissibile. Poi, come ci siamo spiegati in altre circostanze, la realtà della Shari’ah non implica immediatamente e letteralisticamente una sua applicazione contingente, qui ed ora. Ciò non vuol dire neanche un “programma politico” che la promuova “sotto sotto” e “gradualmente” – essendo questo il caso di diversi movimenti cui fai spesso riferimento, e che sono a tutti gli effetti espressioni “perverse” di quella stessa modernità materialista cui pretenderebbero contrapporsi.
I dati shara’itici si impongono innanzi tutto come indicazioni spirituali, ayat Allah, ben prima e ben oltre che come semplici “leggi” che vengono “dall’alto” – senza perciò che questo delegittimi la loro applicazione pratica, a determinate condizioni. Ricordiamoci inoltre che la comprensione di qualsiasi aspetto della Shari’ah è possibile soltanto alla luce di una sua comprensione complessiva e, per così dire, universale. Così, non è possibile nemmeno affrontare un singolo argomento (l’hijab, ad esempio) citando un certo sapiente – che resta umano, e può sbagliare, e tanto più dinanzi a dati tradizionali acclarati e ad un consenso sapienziale universale – e dando la questione per “risolta” o “definitivamente riformabile”. Qui comunque il discorso si fa assai più lungo, e mi auguro di poterlo riprendere altrove.
Mi limito ad osservare che il dibattito sulla Shari’ah, la polemica politica egiziana e la “natura” dei “convertiti italiani” sono tre questioni sostanzialmente differenti, e che solo occasionalmente e superficialmente possono intrecciarsi tra loro.
Da te, caro Paolo, leggo con profitto ed interesse informazioni utili – benché dichiaramente ed orgogliosamente “partigiane” – sul secondo tema. Credo comunque che ognuno dei tre meriterebbe maggiore prudenza ed approfondimento di quanto qualsiasi telematica “scelta di campo” possa frettolosamente lasciare intendere.
Io penso che in realtà vada scisso anche l’argomento “convertiti italiani” (e non solo italiani) che, nella mia lettura, sono un mondo organizzato, politicamente orientato e socialmente attivo. E che ha visibilità per questo, non (o non solo) perché faccia comodo ad alcuni o per ignoranza di altri.
E, del resto, se in campo cattolico un Formigoni ha più visibilità di qualsiasi fine teologo, non è per complotti o ignoranza altrui, ma perché agire nel mondo, nella società, dà visibilità e anche, in seconda battuta, potere.
Tu rivendichi orgogliosamente una scelta spirituale fatta di studi e non di chiacchiericcio o polemica. Ne ho il massimo rispetto, ma dovresti sapere che certi percorsi spirituali sono accessibili a una minoranza di persone. Il grosso dell’umanità – l’ho scritto più volte – affronta un compito già arduo se, come obiettivo, si pone quello di essere una persona perbene.
Succede, invece, che si aderisca a una religione come a un partito, a una setta, a un clan che regala senso di appartenenza ma risparmia la fatica di crescere individualmente finanche in senso laico, figuriamoci religioso.
E se già dà fastidio vederlo in campo cattolico, un certo associazionismo bigotto che, sbilanciato com’è sul piano della forma, produce dissimulazione e ipocrisia, vederlo in campo islamico conduce spesso e volentieri addirittura al grottesco.
Si finisce quindi a contemplare un mondo zeppo di superstizioni, un Corano che, come dice qualcuno, viene ridotto a una sorta di Manuale delle Giovani Marmotte fatto di aneddoti e regolette, una sconfinata capacità di odio verso i dissidenti e il trionfo della dissimulazione non appena ci si rivolge all’esterno.
Io credo che tu ti illuda pensando che “Tra dieci o vent’anni, non resterà il chiacchiericcio di FB, né questa o quella discussione parlamentare su una legge discriminatoria, ma la competenza filologica, l’approfondimento metatestuale, il pedissequo lavoro di traduzione e di messa a disposizione di testi più profondi e complessi di quanto gli uomini di questo tempo siano abituati a prendere in considerazione“.
Tra dieci o vent’anni resterà ciò che c’è oggi: una ristretta cerchia di teologi, di intellettuali, di cultori delle scienze, e una massa sempre più bestiale che si stordirà come potrà: chi con i consumi, chi con la religione o l’ideologia ridotta a oppiaceo. E resteranno le leggi, gli assetti sociali, i “dibattiti parlamentari” che produrranno leggi più o meno discriminatorie a secondo del grado di lucidità della maggioranza che vota.
E la lucidità, per quanto mi riguarda, è fatta di spirito critico, di etica e di senso della cittadinanza. Obiettivi ambiziosissimi che non prevedono le scorciatoie che, ahimé, la religione malamente intesa regala a piene mani.
Chiedere uno Stato laico vuol dire chiedere un impegno sociale teso a quello.
Nel merito di questo post, quel che mi preme ribadire – e che d’altra parte mi sembri confermare a tua volta, tra le righe – è che non è assolutamente possibile fare “di tutta l’erba un fascio”, seppur questo possa risultare più facile per esperienze personali o nell’ambito dell’analisi di un determinato spaccato di società. D’altronde, se dovessi prendere in considerazione Formigoni o gli episodi di pedofilia sacerdotale, passando sotto silenzio Don Milani, Bruno Forte e Carlo Maria Martini, potrei dire obiettivamente “che razza di personaggi sono, ‘sti cattolici italiani!”?
Poi, dipende dai punti di vista. Dici che m’illudo – e questo mi spiace, detto da un’insegnante, benchè forse sia una “categoria” che più di altre ha motivi di disillusione. Io credo che a chiacchiere si sostituiranno altre chiacchiere, a leggi altre leggi, a cattiveria altra cattiveria; e questa è la storia del mondo, da quando Iddio l’ha creato. Tuttavia ci sarà un testo in più, un riferimento in più, una personalità in più, per quando relativamente “nascosti” e “mimetizzati” – il che, d’altra parte, è ciò che permette loro di operare efficacemente, relativamente al riparo dal caos che giustamente descrivi, e che tuttavia è come la spuma tempestosa sulla superficie di un mare in cui i pesci grossi nuotano in tranquillità, più a fondo.
D’altra parte, io per primo riconosco le gravi mancanze che connotano ampie parti della Comunità islamica in Italia. Non sarà forse un caso, che io sia partito per cercare altrove quel che qui si trova difficilmente e con penuria, seppur si trovi a ben cercare. Tuttavia, non perdo di vista le perle preziose disseminate sotterraneamente – più abbondanti di quel che si pensi – e le innumerevoli espressioni di positiva “normalità” che silenziosamente la Comunità esprime un po’ dovunque, tanto tra le persone immigrate da altri Paesi quanto tra coloro che sono nati e cresciuti in Italia, figli di stranieri o “conversi” italiani da generazioni.
Il mio invito è ad una maggiore prudenza, per far sì che ad una conferenza, od un incontro, od una conversazione informale, io – e molti altri insieme a me – possa vedere un po’ meno stupore nei miei interlocutori, quando spiego loro che – seppur “convertito all’Islam” – non picchio mia moglie, non insulto i preti e non odio il mio Paese d’origine. L’idea che i “convertiti” siano dei “matti” è più diffusa di quanto si pensi, così come i motivi della sua infondatezza sono assai più vasti ed articolati di quanto un articolo del genere non possa lasciare intendere.
Con ciò comunque ti ringrazio, per la tua sincerità, che non garantisce sempre della giustezza di quel che si dice, ma resta qualcosa di vieppiù raro, purtroppo – sebbene, come recita un proverbio giapponese – “i fiori non smetteranno mai di fiorire”.
Tuo lettore dai tempi del liceo, mi auguro avremo occasione per conoscerci personalmente, un giorno vicino o lontano, se Dio vuole. Un saluto di Pace!
Detto che il blog da cui proviene il link non mi piace affatto, ho ritrovato questo testo pubblicato l’anno scorso da due convertite italiane su un blog che definire grottesco è poca cosa. Io voglio sperare che solo sul web ci siano convertiti così psycho, perché trovo veramente avvilente che un essere umano arrivi a pensare questo: “Io credo nella lapidazione. Sì, quella lapidazione che ti lacera le membra sotto una coltre di polvere e di pietre”. Cioè, ma di tante cose solari, positive, rincuoranti che l’Islam ha, perché uno deve credere proprio nella lapidazione? Uno può arrivare ad accettarla (tanto più che, da convertiti, si fa un “patto” quasi sempre in età adulta: abbraccio la Legge di Dio, sono consapevole delle conseguenze che subirei -almeno idealmente- in caso di peccato), ma CREDERCI, scriverlo su un blog, piazzarci accanto la foto di una mano che scaglia una pietra… Boh, a me viene da rabbrividire.
Ecco il testo (l’originale è andato perduto perché Splinder ne ha imposto la cancellazione):
http://www.italianainmarocco.com/t3564-i-convertiti-italiani-e-la-lapidazione
Sinceramente non escludo che tra i musulmani vi siano fanatici come in ogni altra religione (all’anticlericale montesi hanno espresso che sarebbe bene che tornasse l’inquisizione e che venisse bruciato). Ma per come sono messe giu quelle tesi mi sa tanto di sito “specchietto per le allodole” fatto da sionisti per alimentare l’islamofobìa. Lo stile mi par quello (essì…sono complottista)
Sì, per quello ho detto che il sito non mi piace, perché è chiaramente islamofobo! Però il post che ho riportato è assolutamente vero, anch’io leggevo quel blog prima che venisse chiuso. L’ho preso da lì solo perché è l’unico sito dove sono riuscita a rintracciarlo…
Ah, non avevo capito, ho appena riletto… Non so, dietro a un nick potrebbe celarsi chiunque, ma io credo (basandomi su vari elementi deducibili da questi blog) che in questo caso non vi siano complotti. Ce ne sono molti in rete, ci sarà pure qualche fake, ma io penso che la maggior parte siano reali: ne leggo alcuni da anni, e da vari elementi (foto, racconti di vita ecc.), penso che sia gente che davvero crede a quello che scrive. D’altra parte, in generale, si può dire che un certo fervore sia tipico del convertito: è un po’ come quando uno smette di fumare e inizia a pretendere che nessuno intorno a lui fumi più…
Mah, al di là dei problemi reali, quando leggo certe cose mi viene il latte alle ginocchia. ‘Sto vezzo di inserire a caso le frasettine arabe nel discorso va davvero oltre al limite del ridicolo. Mica stiam scrivendo un poema, le formule lasciamole stare. O se proprio proprio dobbiamo mettercele, stavamo parlando in italiano fino a un attimo fa, continuiamo così?
Quanto al voler essere più realisti del re, è fenomeno purtoppo ben comune anche al di fuori dei convertiti italiani all’islam. Niente di nuovo sotto al sole.
Oibò, leggo Abdel Nur – l’idea di un Islam senza Shari’ah non è ammissibile – e d’improvviso realizzo che lo scontro di civiltà è una prospettiva reale, anzi, finchè prevale il ‘pensiero sapienziale’ – intrinsecamente reazionario -, ineluttabile.
Caro Onyric non è mia intenzione andare off topic rispetto al post in discussione, ed ai rilievi specifici che mi sono permesso di muovergli in precedenza. Mi limito ad osservare che non è stata la Shari’ah né i suoi difensori ad invadere militarmente, economicamente, politicamente e culturalmente i Paesi ed i popoli non musulmani; né è stata la Shari’ah a determinare milioni di morti in due conflitti mondiali scoppiati nell’arco di un secolo breve, così come non è la Shari’ah a minacciare attualmente le possibilità di sussistenza del genere umano e dell’ambiente in cui esso vive.
Al di là di una discussione – storica e filosofica, per non dire spirituale – nel merito di un argomento certamente assai meno conosciuto di quanto si sia soliti – ed indotti a – presumere, mi sembra sufficiente riportare lo sguardo ad un’analisi obiettiva della storia recente, per comprendere facilmente come il famigerato “scontro di civiltà” – almeno così com’è comunemente inteso – sia più uno slogan tra i più fortunati, assai più che la priorità reale del dibattito politico e civile dell’età contemporanea.
Con ciò, mi auguro che il merito dei miei interventi sia stato in qualche modo colto, a dispetto delle suggestioni negative ad essi successivi. Rinnovo così i miei saluti, avendo abusato fin troppo di questo spazio.
Oh, per carità: ancora lo “scontro di civiltà”, fuori tempo massimo, fuori dalla Storia, soprattutto fuori dalla mia voglia di discuterne.
Piuttosto, Abdel Nur: io non credo che, tutto sommato, la pensiamo così diversamente. Più che altro, decidiamo di mettere a fuoco cose diverse, credo.
Chissà che un giorno non se ne possa davvero parlare a voce.
Un caro saluto e torna quando vuoi.
La saluta Salame-Lek