Eravamo rimasti con SMP abbandonato sia da me che da Scratte e pronto per nuove avventure.

Questa è iniziata il 2 marzo quando, negli anfratti di uno sperduto socialcoso in cui cazzeggio, ho comunicato:

Ieri sera, tutta sbronza, mi sono fatta un profilo farlocco su un sito di incontri che avevo visto tra i preferiti di SMP. Stamattina alle 9 avevo un’email di SMP che vuole conoscermi. (Adoro avere 15 anni, già.)

No, ma è stato velocissimo, giuro: manco il tempo di diventare Camilla, bionda 52enne molto sportiva, che già avevo una sua timida email in casella:

Ciao, sono un po’ curioso, ho proprio voglia di conoscere una donna simpatica e bella, proviamo a scriverci e a conoscerci.”

E’ esploso l’ammore: io mi ci sono buttata a capofitto mentre la Marzia ululava per casa: “Ma che sceeeemo!! Ma non ci posso credere che sia così scemo!!” e, negli anfratti del web, si ordiva la trama degli sviluppi successivi, in un crescendo di corteggiamento suo, che invitava Camilla a ogni possibile concerto e aperitivo, e lei che gli spiegava: “E’ che, sai, in questi giorni sono a Cagliari da un’amica, una delusione d’amore da dimenticare, un uomo che mi ha fatto tanto soffrire, bla bla. No, non torno ancora. Forse tra tre giorni. Forse tra sette. Ma parlami di te, che uomo sei?” E lui: “Ho avuto due bellissime ma travagliatissime “storie” sentimentali, ne esco da poco un po’ contuso e confuso…” e intanto, mentre circuiva Camilla, cercava di fare pace con me intesa come Lia e pure con Scratte, suppongo, e guardarlo era uno spettacolo. Una folla, eravamo. Tenerissimo.

Camilla, in un tripudio di puntini sospensivi, apostrofi sbagliati ed altri inestetismi sparsi qua e là per depistarlo: “Io rimarrò qui a Cagliari ancora qualche giorno.  Anche per questo mi piacerebbe conoscerti più a fondo prima di incontrarti. Perché avere fretta? Mi spaventa un pò l’idea di tornare a Genova. In fondo sono ormai libera, nessun impegno particolare che mi aspetta, i figli non hanno più bisogno di me, con la mia carissima amica facciamo tante chiacchierate, partite a tennis, qualche gita, sono contenta di essere venuta. La Sardegna è meravigliosa e ci torno sempre con grande piacere. Il tempo non è bellissimo e non riesco a prendere un po’ di sole, ma oggi si stava bene. Però le vacanze non sono eterne e dovrò decidermi a comprare il biglietto del ritorno………. mio malgrado.

E lui, scalpitante: “Come si fa a conoscerci a fondo senza neanche vederci? Vabbe’, come vuoi tu, ma io ti ho avvertito, non ho tanto tempo, e la maggior parte la spreco lavorando… Al tuo buon cuore, ma se vuoi giocare a tennis si puo’ combinare anche qui, e’ un po’ che non gioco ma qualcosa dovrei ancora ricordare. Tu vai in bici? E a sciare?” E lei a temporeggiare, mentre io mi divertivo come alle medie, se non di più.

Sul socialcoso, intanto, i consigli degli spettatori:

“Ok Lia; in spirito costruttivo però volevo dire poi che c’è un che di poco realistico; è la sindrome Ozpetek: non si capisce mai come campi, questa gente. Voglio dire, Camilla tutto bene, ma che fa? E’ abbiente? Come si paga il tennis a Cagliari dove resta a tempo indeterminato? Non sente l’urgenza di tornare a Genova per uno stipendio, una cazzo di consulenza, qualcosa? Sarà mica baby pensionata (il che ne riduce non poco l’appeal)? O, tipo, vende un importante quadro ogni tanto e tira avanti così per tre mesi?

Che era un’idea, poi scartata a favore di una Camilla che viveva della rendita di alcuni suoi appartamenti nella natia Firenze e nella casa di Nervi donatale da un facoltoso ex marito. Oppure:

Mh, sì, un po’ troppo tranquilla questa signora… potresti dire qualcosa sul fatto che poi, sai, ci sono certe esigenze, che una cerca di non pensarci ma poi il mare, il sole sulla pelle, sono pensieri che ti vengono e… ma poi cerchi di ricacciarli però… E poi sai, sono un po’ fragile, forse, certe volte faccio sogni che mi lasciano turbata e penso che magari un uomo così ci sia, da qualche parte… poi non so, forse temo un’altra delusione… ” E ancora: “Camilla traduce, di mestiere. Testi letterari e a volte scolastici. (Lo può fare da Cagliari o da ogni dove)“.

Una trama fitta, insomma, da cui a tratti emergeva una Camilla un po’ schizofrenica che, nella stessa email, era turbata dai sogni e però faceva anche organizzatissime gite qua e là per giustificare il mancato rientro, mentre io mi informavo in rete sugli itinerari per ciclisti nella provincia di Cagliari e sulle previsioni meteo. Ed SMP, beatamente inconsapevole e maschilmente pragmatico, che  rispondeva, qualunque cosa lei gli dicesse: “Sì, ok, ma quando torni a Genova?

E i corto circuiti tra me e Camilla, poi: lui che un giorno invita lei a un concerto e, appreso che sta ancora a Cagliari, prende e invita me, ed io imbufalita che ululo per la casa: “Disgraziato, ha invitato Camilla prima di invitare me, io lo uccido!!” e manco gli rispondo, ché come Lia non gli parlavo e non avevo nessuna intenzione di fare pace.
Lui che scrive a me e poi a Camilla e poi a me e poi a Camilla.
Lui che, alla vigilia di un weekend e senza che né io né Camilla gli domandassimo alcunché, pensa bene di rendere entrambe edotte dei suoi progetti. Solo che a me scrive dicendomi che avrebbe partecipato a una gita in bici in Liguria, mentre a Camilla dice che andrà a sciare con i figli approfittando della poca neve che c’è ancora.
Ne deduciamo entrambe (io e Camilla, cioè io) che è partito felice alla volta di Scratte, ed è che – l’ho già detto? – a me di quest’uomo colpiscono le energie, non sta fermo un secondo. E, ovviamente, io lì che penso che però non vale, e che se se lo riprende Scratte me lo riprendo pure io, scusa, e che, anzi, è il mio eroe e che vado a ripigliarmelo fino a Trento, dove diamine è finito, maledetto?

La verità è che era anche interessante, oltre che divertente. Una sorta di viaggio nel bizzarro rapporto che gli uomini hanno con le bugie, ed è che mi pare davvero che le differenze di genere siano abbastanza spiccate, in questo campo: anche le donne sono capacissime di dire balle ma, a parer mio, tendono a farlo per motivi concreti, pratici. Il fascino della balla maschile sta nella sua gratuità, pensavo: non hai bisogno di dirla, potresti benissimo tacere, nessuno ti sta domandando niente eppure menti comunque. Ero affascinata.

Intanto si andavano infittendo anche i tentativi di SMP di fare pace con me intesa come Lia.
Un giorno, per dire, torno a casa e trovo, appesa alla maniglia della porta, una borsa contenente la couscoussiere che gli avevo chiesto di rendermi.
L’interno della couscoussiere contiene, a sua volta, nel cestello: 1. un mio vecchio vasetto contenente dello zenzero ormai da buttare. 2. Mezzo flacone di balsamo per capelli ricci. 3. Un vecchio nastro scartato da qualche regalo di Natale. 4. Un colorante per abiti da usare in lavatrice. Nella pentola vera e propria, invece: 5. un vaso da fiori con della menta fresca piantata dentro, che non mi appartiene essendo io una nota bestia con le piante e che non riesco a interpretare se non come un invito a farmi un mojito.
Sconcerto sul socialcoso:

“Deve essere un messaggio in codice. Va decifrato.” – S.

“Forse unendo le iniziali di ogni oggetto?” – Lia Haramlik

“Il piccante sapore dello zenzero è ormai svanito tra noi, ogni tentativo di smussare, lisciare, ammorbidire non è servito a nulla… Il nostro rapporto è stato un dono, ma appartiene ormai al passato, come il dolce ricordo di un Natale di molto tempo fa… si è sbiadito, scolorito, stinto.” – S

“Ma. La primavera fa germogliare nuove fresche, verdi speranze. Un profumo solleticante, stimolante, una fioritura di aromi nuovi e frizzanti.” – S

“Mioddio, è un poeta. Io avevo capito: “Idiota di una terzomondista stagionata come le tue spezie, perché non provi a districare la confusione che hai in testa e a dare qualche nuovo colore alla tua esistenza, tu che non hai capito quale dono io fossi per te? Ma fatti un mojito in quel di Cuba e lasciati dimenticare, faccia di alluminio!” Mi stavo già incazzando.” – Lia Haramlik

E poi il crescendo dell’offensiva epistolare di SMP, le mie risposte burbere, lui che mi chiede come regalo di compleanno di lasciarmi invitare a cena e io che penso che potrei anche accettare, ma solo a condizione che me la mandi a casa col fattorino, una cena pagata da lui, e che io me la mangi sola e in pace davanti alla TV, e che sennò vada a cena con Camilla.

Lunghe email sempre più amorose, e io che ne giro una a Scratte dicendole: “Dai, tanto lo so che a te le scrive uguali, uniamo le rispettive email e sbugiardiamolo!“, e lei che è sempre così poco spiritosa, benedetta donna, e invece di accettare entusiasta fa l’ennesima scenata.

E più cerca di spiegarsi con me e di dirmi del suo ammore con toni ardenti, lui, e più mi incavolo io e più, contemporaneamente, Camilla riceve le sue email ed è un casino in cui io devo fare una fatica immane a non confondere le caselle di posta e a non firmarmi Lia quando cinguetto e Camilla quando ruggisco. Ci vuole una concentrazione ferrea, per fare ‘ste cose.

E alla fine sono tali e tante, le sue profferte amorose rivolte a me come Lia, che decido che è giunto il momento di dargli una lezione come si deve e che lo spedirò a Linate a prendere Camilla, ecco, salvo poi prenderlo a pernacchie come Lia quando sarà lì, davanti agli arrivi nazionali, con 150 km già fatti a vuoto e altri 150 da farne al ritorno tra i miei sberleffi.

E’ un piano splendido, e quindi Camilla gli scrive: “Ho pensato che potremmo fare così: io posso arrivare venerdì a Milano Linate col volo Alitalia che atterra alle 15 e 35. Ci vediamo lì se mi passi a prendere e così andiamo a Genova insieme e tu ti fermi a cena a casa mia, a Nervi. Sono un’ottima cuoca e arriverò carica di Cannonau e leccornie. Che ne dici? Hai ragione, ormai mi sembra di conoscerti un po’ e mi sembri una bella persona…”

Lui rimane un po’ interdetto, avanza dubbi sull’andare a Linate. Ha problemi di lavoro per la data proposta. Contrattacco di Camilla, pieno di puntini sospensivi ammiccanti: “Come sei caro, davvero….!!!! Trasmetti allegria, lo sai………?? Ti confesso che ho paura di tornare a Genova. Tu non sai come stavo male quando sono venuta in Sardegna, ero come una malata che andava in convalescenza. Ora sono guarita……………. ma all’idea di tornare in quella casa da sola mi tremano le gambe, non so spiegarlo e non mi decido a rientrare……………….. Guarda, mi piacerebbe tanto rientrare con un amico e avere subito una cena da preparare. Davvero non c’è un momento in cui puoi passare a prendermi a Linate per fare il viaggio insieme? Se c’è dimmelo e faccio il biglietto per combinare. Facciamo questa pazzia, se vuoi. Un bacione

E, gelida e calcolatrice, rifletto sul socialcoso: “Dai, adulazione e bisogno combinati in dieci righe di esca. Se resiste è bravo davvero. A fronte di un suo due di picche a Camilla, potrei tornarci assieme, sempre che mi porti la lavastoviglie a casa in spalla. Ci giochiamo tutto sulla sua prossima mossa.” Attendo.

E finalmente, dopo un’email a me che recita: “Te lo ridico gridando forte, io ti amo tantissimo e ti ho amato come nessuna altra donna in vita mia.“, ecco l’email che Camilla aspettava: “Potrei venirti a prendere il sabato, non so se ti viene bene, facciamola questa pazzia, ma insieme, se no torniamo ognuno per conto proprio e adesso mi spiacerebbe molto In trepida attesa, chissa’ mai cosa succedera’… un abbraccio forte”

E avanti così, per tutta la vigilia della sua partenza per Linate:

SMP a me: “Continuo a non capire, e ti amo sempre, questo tuo ribattere colpo su colpo, questo tuo voler dimostrare quanto sono meschino e bugiardo forse scarica te da avermi voluto bene, piu sono brutto io, piu’ tu sei assolta, piu’ tu sei bella e onesta. Un po’ troppo semplice, c’e’ dell’altro, non mi freghi.

SMP a Camilla: “OK, allora vengo a prenderti, vado un po’ in bici domattina e poi parto, ci vediamo alle 15,35 a Linate, non vedo l’ora; tu dovresti aver visto la mia foto, ho i capelli bianchi, gli occhiali, un giubbetto di pelle scura, camicia azzurra, pantaloni di velluto chiari, a domani, ciao.

SMP a me: “Ma scusa, invece di continuare a dirci cose terribili via mail, non possiamo vederci, chiarire, dirci tutto e finalmente sapere come fare tra di noi?

E infine, in un glorioso copia-incolla:

SMP a Camilla: “Io ora esco dall’ufficio, vado un po’ a correre al Porto Antico, non posso piu’ vedere le tue mail neanche domani, se vuoi mandami un messaggio poi ti rispondo o ti chiamo, ciao.”

SMP a me: “Io ora esco dall’ufficio, vado un po’ a correre al Porto Antico, non posso piu’ vedere le tue mail neanche domani, se vuoi mandami un messaggio poi ti rispondo o ti chiamo, ciao.”

Sono uscita, sono andata alla Tre a comprarmi una SIM ricaricabile da 10 euro per dotare Camilla di un numero di telefono e, dopo essermi accertata che attorno a Cagliari c’è un posto chiamato Chia dove la Tre non prende e Camilla non era richiamabile, gli ho confermato che sarei arrivata a Linate il giorno dopo, volo Meridiana, ore 15,35.

Indosserò una giacca rosso fuoco“, gli ho detto. Ci siamo scambiati la buonanotte.
Sono andata a dormire un po’ emozionata, adoro gli appuntamenti al buio.

(Continua)